R O S E

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- A cosa, esattamente, mi serve ballare? - il ragazzo non si stava 'esplicitamente' ribellando alla sua etichetta, ma voleva solo fare qualcosa di diverso.
La monotonia lo aveva rappresentato su un piano negativo.

Il ballo, le maniere gentili e l'essere composto, non erano cose che lo caratterizzavano. Lui, non era di certo tutto ciò che gli altri volevano far mostrare, oh no.
La sua personalità era molto più profonda e si sradicava in più parti, parti che nessuno aveva mai conosciuto.
Forse era quella la cosa che lo rendeva vuoto e quindi sottomesso alla volontà di chi, palesemente, era molto più inferiore a lui.

Dipper Pines, primo erede della casata più importante di Gravity Falls.
Non aveva scelto lui quel nome, quel potere e quella vita già programmata.
Lui voleva essere diverso, diverso da tutto quello che gli era stato imposto di essere.
Voleva provare l'adrenalina nel pensare "e se cambiassi questi piani?" ma la cosa non gli era stata mai concessa.

Ritornato nella grande sala da ballo, il rumore delle suola lucidate e poco rimarcate sul terreno, amplificava maggiormente l'eco che si andava a creare.
I suoi passi erano goffi e guidati dalla sensazione di vuoto che nascondeva dietro una faccia neutrale.

- Devi mostrare al regno di come possiedi tutto.
Sia moralmente che fisicamente.
Devi essere PERFETTO.

Forza principe, U N O - D U E - T R E -

Si impose di trattenere ogni tipo di lamento, di pensare che quella storia già scritta aveva un qualche tipo di potere positivo.
Peccato che, tra tutte le cose, la sua visuale delle cose riuscisse a prendere solo la negatività:

Era il primo erede maschio, e gli aspettavano i lavori più difficili.
Vedere sua sorella sbizzarrirsi fuori dalla gabbia dove lui era tenuto, lo solleva ma allo stesso tempo, oscurava il suo volto.

[[ Per quanto pensi di riuscire a trattenerti? ]]

La pausa era stata finalmente annunciata, e lui poté cacciare un sospiro di chi, sul punto di cedere, si era tenuto con troppa pressione a qualcosa che avrebbe fatto meglio a lasciare; infondo si sapeva che, alle volte, lasciare la presa era la soluzione migliore.

Tirò il ciuffo castano all'indietro, alzandosi appena le maniche nere del lungo smoking.
L'insegnante di ballo gli rifilò un'occhiata torva, lasciandogli una lieve anteprima della ramanzina che stava per ricevere.

"Sono così stanco..." pensò, lasciandosi andare ad una posizione lievemente scomposta, chiedendo supporto ai gomiti che andavano a sostenere il peso del corpo tramite l'appoggiarsi al marmo rivestito.
Gli occhi spenti del ragazzo, catturavano immagini in bianco e nero.
Erano come in un film dove i colori erano persi, dato che l'autore aveva perso il potere per dare ai telespettatori l'emozione del vivere.
Fu forse in quel momento che davanti ai suoi occhi, vide sfrecciare come un'ombra.
Sbigottito, non poté fare a meno che rimanere a bocca aperta, contemplando il vuoto che aveva davanti.
Aveva visto qualcosa, lo sapeva.
Si morse appena il labbro, girando il viso nella direzione in cui quell'ombra era impegnata a sfrecciare.
Approfittando della fortunata distrazione dell'insegnante, saltò abilmente da quel davanzale iniziando a correre, quasi stesse scappando.

Nella sua mente tutto era confuso, forse la prima emozione si faceva sentire: così annoiato poteva essere finito nell'immagine cose.
Nonostante ciò non c'era segno di pentimento per aver "marinato" le lezioni e quindi correre verso un qualcosa che probabilmente era l'inganno della sua stessa mente.

Finì nel giardino di rose rosse, gelosamente curato dalle cameriere della sorella gemella Mabel.
Non esitò a correre per tutto il percorso, segnato dal profumo di quei fiori, fino a finire in un punto dove..in maniera inquietante, le rose erano morte.
Era sicuro che quello che vedeva, era solamente uno sbaglio fin troppo grande ma nulla di anormale.

- Non ti irrita il naso lo stesso odore in un posto così immenso?
C'era bisogno di qualcosa che fosse diverso.

Non lo pensate anche voi, nostro principe? -

Una voce inquietante quanto divertita, lo aveva fatto balzare, facendolo cadere tra i cespugli di rose.
Lo smoking nero andò a scendergli dalla spalla destra e le spine finirono per conficcarsi nella pelle ben curata del ragazzino.

Gemette per il dolore.
Cercò di alzarsi, ma nel momento dove iniziò a drizzare la schiena, quel ragazzo che ora riusciva a vedere bene, lo bloccò seduto in quella posizione scomoda.

-...Lasciami o chiamo le guardie! -

La voce era allarmata, di chi stava soffrendo e ciò sembrò far esultare internamente lo sconosciuto.
I suoi occhi, come il suo aspetto, spaventavano il povero Dipper.

- Oh principe, permettetemi di salvarla da questa monotonia che tanto la spaventa.~ -

Furono le parole che bastarono per bloccarlo.
Gli occhi castano scuri andarono a specchiarsi in quelli del demone, che ghignava vittorioso.

Perchè quella volta, lui conosceva il retrogusto della vittoria a venire.

- - - -

[[ Ciao belli.
Ho finito il primo capitolo.
Ho tante belle cose in mente per questa storia, quindi beh.
Spero che vi piaccia. ♡ ]]

O H, P R I N C EDove le storie prendono vita. Scoprilo ora