III

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Il mattino successivo, Julia si accorse immediatamente dell'imbarazzo fra i due ragazzi. Non avrebbe mai detto a nessuno dei due di averli visti dalla finestra, proprio sotto quell'albero portatore di meravigliosi ricordi, scambiarsi strane carezze e poi quel bacio. Ci aveva sperato, se doveva essere sincera con se stessa. Chris era un bravo ragazzo, a modo suo, ma non era la persona che desiderava vedere accanto a Louis. Suo nipote meritava molto di meglio e fino a quel momento, Harry si era dimostrato il ragazzo più gentile e bello del mondo. Era certa che non ci fossero più tali bellezze rare, soprattutto dentro.
E non si intromise comunque, preferendo mettersi davanti, di fianco a Louis, per evitargli ulteriore imbarazzo. Era sicura che entro quella sera tutto sarebbe passato - le modalità per finirla erano diverse e Julia sperava sempre che finissero per riprendere ciò che avevano lasciato in sospeso.
"Bene, in questa zona ci sono solo due Tom, il primo è facilmente raggiungibile" fece Harry, controllando i nomi degli uomini sulla sua lista, per metà cancellata, e la cartina che teneva ben salda fra le mani. Si erano ritrovati fuori Londra, e anche se viveva lì da tutta una vita era meglio fare le cose per bene, affidandosi alle cartine geografiche piuttosto che al suo senso d'orientamento.
Louis annuì, guardandolo di sfuggita, per poi eseguire gli ordini ed ingranare la marcia. Era teso, quella notte non era riuscito a chiudere occhio. Il pensiero di ciò che aveva fatto ancora lo tormentava, i sensi di colpa si erano fatti così intensi da farlo sudare. Non aveva mai fatto un torto a Chris, non l'aveva mai nemmeno fatto a se stesso. Era stato ingiusto, meschino, era stato un enorme sbaglio che entrambi avrebbero presto dimenticato. Si era lasciato stringere una mano e poi baciare, come se non fosse fidanzato, come se avessero una relazione profonda da tempo e guardarsi negli occhi in quel modo fosse facile come respirare. Era consapevole del fatto che Harry fosse un bel ragazzo, piuttosto attraente, e che fosse anche piuttosto sensibile e gentile; non avrebbe mai saputo resistere a tanta meraviglia, ma rimaneva pur sempre un ragazzo pronto a mettere su famiglia con il proprio fidanzato storico, che lo aspettava impazientemente a Savannah. Non gli aveva detto nulla di Harry, intimorito della reazione, piuttosto ne aveva parlato come un vecchio uomo che li aiutava, e si sentiva un bugiardo, uno sporco traditore. Peccato che sul momento non avesse sentito altro se non benessere, se non la sensazione di aver fatto la cosa giusta. Harry pareva essere il portatore delle cose belle e giuste.
Il riccio, al contrario, aveva dormito bene. Si era addormentato a notte fonda con un sorrisetto accennato sulle labbra e quando si era svegliato aveva avvertito solo uno strano senso di nausea. Nausea che aveva continuato a torturarlo per molto, fino a che quella mattina stessa non scorse l'imbarazzo e la vergogna nello sguardo di Louis, recependo il messaggio. Era giusto tagliarla lì, ancor prima di iniziarla, ancor prima di creare imbarazzanti situazioni; era meglio non parlarne.
Il silenzio si era protratto per un po', forse troppo, ma nessuno pareva intenzionato a romperlo. La Signora Julia aveva provato a smorzare un po' quell'aria pesante parlando di cose ormai passate, accendendo la musica e canticchiando alla ricerca della voce di Harry, che ormai l'accompagnava come se lo facesse da sempre.
Harry, solo dopo aver tamburellato la matita sulle labbra si rese conto dell'attenzione che la signora Julia desiderava. Si tirò meglio a sedere sul sedile e, infilando la testa fra i due sedili, cominciò a canticchiare qualcosa che parlava di un amore alla Romeo e Giulietta.
"Sono stata a Verona, sapete?" spezzò il silenzio poi, Julia. "Mi sarebbe piaciuto andare con Tom, ma è stato bellissimo comunque. Ero giovane ma la ricordo bene quella città, il muro e il balcone di Giulietta! E' stato romantico" sorrise voltandosi a guardare i due ragazzi, che parvero interessarsi molto alla sua storia, piuttosto che alla loro situazione.
Louis aveva sentito la voce di Harry troppo vicina, e si era agitato leggermente, ma aveva continuato a tenere lo sguardo sulla strada senza mollare un attimo, preoccupandosi solo delle parole che la nonna gli stava raccontando.
"Mi piacerebbe visitarla" disse invece il riccio, con un largo sorrise sulla bocca. Ovviamente l'Italia era una delle tante mete prefissate che desiderava tanto visitare ed i vari racconti di Julia non l'aiutavano di certo a mettere da parte quel desiderio latente. "Ti piacerebbe, ne sono sicura" gli fece l'occhiolino e si ritrovò quasi sbalzata in avanti, come anche Harry, alla frenata brusca fatta da Louis. Avrebbero volentieri imprecato ma guardarono semplicemente Louis e sospirarono all'unisono. "Scusatemi, ero sovrappensiero e non mi sono accorto di aver mancato l'uscita" mormorò sbattendo le sopracciglia.
Louis non avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere a sé stesso di aver per un attimo immaginato Harry affascinato dalla statua di Giulietta, dal balcone e dal muro su cui avrebbe di sicuro lasciato un'incisione. Non avrebbe mai ammesso a nessuno quel pensiero, perché semplicemente non era facile da fare, perché non avrebbe dovuto in primis, era sbagliato sotto ogni punto di vista.
"Comunque siamo arrivati, è proprio da queste parti" fece manovra velocemente, stando attento a non ingorgare la strada e si rimise sulla giusta carreggiata. "Sarà una di quelle casette dai tetti rossi" indicò Harry spontaneamente, sporgendosi verso il suo seggiolino, in avanti, fino a farlo voltare. Si ritrovarono vicini, così tanto da potersi quasi sfiorare, ed entrambi sentirono l'imbarazzo e l'aria venire meno. Harry sbatté le ciglia un attimo e si tirò dietro nuovamente, come se quel ghiaccio nel suo sguardo l'avesse congelato e freddato sul posto. Louis sarebbe stato capace di domare un fuoco con tutto quel ghiaccio negli occhi, con quelle iridi così chiare e cristalline. Il blu più mozzafiato che avesse mai visto.
"E' qui, numero ventisette giusto?" Julia si schiarì la voce per farli tornare sulla terraferma e vide solo Harry annuire e Louis sibilare un sì. Imboccò un sentiero sterrato ed il silenzio riprese ad aleggiare nell'abitacolo. Harry si guardò attorno scorgendo una deliziosa villetta, con tanto di scale a chiocciola esterne, che conducevano al piano superiore, con una piccola porticina in legno bianca. Somigliava leggermente alla sua nuova casetta, ed un sorriso spontaneo gli riaffiorò sulle labbra, dimenticando l'incidente che lui stesso aveva causato qualche minuto prima.
Dei bambini scorrazzanti si fecero spazio nella loro visuale e Louis tirò il freno poco dietro il cancello d'ingresso, invitando sua nonna ed Harry a scendere e proseguire a piedi. Il primo ad avvicinarsi fu proprio il riccio, che si abbassò sulle ginocchia attirando l'attenzione di una bella bambina bionda. "Potresti dirmi se è qui un certo Tom Austin?" le domandò gentile, mostrandole le fossette che aveva a fargli da contorno a quella già matura bellezza. La bambina lo guardò diffidente, ma si accorse della figura sorridente di Julia alle sue spalle e fece una smorfia, indicandogli un uomo seduto sotto la veranda. Tutti aguzzarono la vista, ma da quella distanza e quella angolazione non era possibile verificare.
"Potresti chiamarlo, per favore?" chiese ancora Harry, col desiderio di avvicinarsi e scompigliarle i capelli giocosamente. Gli piacevano i bambini, soprattutto di quella età, sapevano essere pestiferi ma anche delle vere e proprie dolcezze. Diventava scemo quando ne vedeva uno molto piccolo, i suoi occhi si illuminavano così tanto da brillare anche in mezzo al buio.
La bambina fece un mezzo sorriso e corse a chiamare l'uomo che si alzò placido, guardando con aria curiosa i nuovi tre ospiti.
"Salve, posso esservi d'aiuto?" fece, schiarendosi la voce. Julia lo fissò mordendosi le labbra, aveva gli occhi azzurri e pochi capelli grigi sulla testa ma era più che certa che non fosse lui il suo Tom. L'avrebbe riconosciuto, ne era sicura. "E' lei Tom Austin?" domandò Harry con gentilezza, cosa che aveva già conquistato la bella bambina bionda di prima ed il signore davanti ai suoi occhi, che gli fece un sorriso carico d'affetto, come se quello davanti a lui fosse un nipote mai conosciuto. "Sì, sono io. Voi chi siete?" nel porgergli quella domanda, pigiò pigramente il pulsante del telecomando che portava sempre in tasca e permise ai tre di accomodarsi.
Louis sentì sua nonna afferrarlo per mano e scuotergli lentamente la testa, quasi in un gesto impercettibile, ed il ragazzo sospirò, sorridendo comunque al gentile invito dell'uomo. Harry varcò il cancello, sorridendo a Julia alle sue spalle, evitando di fissare troppo Louis e sentirsi poi in imbarazzo.
"Ci dispiace averla disturbata, loro sono Julia Martin e Louis Tomlinson, io sono Harry Styles" si presentò porgendo una mano all'uomo che la strinse con piacere. Il riccio, in quel momento, si accorse della bambina bionda accanto a quello che apparentamento era suo nonno e si abbassò istintivamente sulle ginocchia, tendendole una mano. "Ciao, hai un nome principessa?" le chiese, lei annuì con sicurezza, facendo un passo avanti, spinta dall'uomo a presentarsi. "Mi chiamo Aurora" rispose, accettando la sua grande mano. Harry sorrise e le fece un sacco di complimenti per il bel nome che aveva, e per il vestitino adorabile. La bambina parve apprezzare tanto da volerselo trascinare a giocare, presentandolo alle sue sorelle come il suo principe.
"Adesso mi avete trovato, dunque. Volevate dirmi qualcosa? Signora, prego" con un gesto galante, tese la mano a Julia e lei si lasciò trascinare con un sorrise rabbonito fin dentro casa, scortata dai due ragazzi alle sue spalle. "E' una storia molto lunga" sospirò la donna, salendo pochi gradini fin dentro casa. Si accomodarono tutti sul divano e la bella Aurora aiutò suo nonno a preparare del tè, che la piccola si premurò di servire per primo ad Harry. "Hai fatto colpo" sussurrò Louis a bassa voce, all'orecchio di Harry, senza rendersene conto. Il riccio trattenne il fiato e si voltò a guardarlo negli occhi, quella era di sicuro la prima frase che gli dedicava quella mattina che non fosse acida, sgarbata o annoiata. Sorrise alla fine, riportando lo sguardo su Aurora, che porse loro anche un piattino pieno di biscotti, riservando quello più grande e buono ad Harry.
"Amo le storie lunghe ed ho tutto il tempo del mondo" mormorò alla fine Tom, sedendosi di fronte ai suoi tre ospiti.

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