Limone

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Sussurro parole scollegate tra loro a voce bassa, come se fossero una preghiera. Chiudo gli occhi e decido di ripercorrere, come ultima cosa, la mia vita.
Mia nonna, da quel che posso ricordare, preparava sempre delle ottime torte, e qualche volta mamma si univa a lei e rideva. Sembrava una bimba spensierata, e io un po' ne ero gelosa, perché non riuscivo a farla così contenta. Solo con la nonna si animava.
Papà invece non partecipava a cose come la preparazione delle torte, che reputava sciocche e infantili, e perdeva tempo dietro ad un computer.

E io? Io guardavo mio fratello più grande che non sorrideva mai, e provavo a mascherare il mio disagio giocando con delle bambole troppo perfette e troppo sorridenti; chiedendomi cosa non andasse bene.

Quando compii 8 anni, mio padre si staccò per qualche tempo dal suo computer, e sembrò dedicare più tempo a noi, portandomi pure fuori a giocare con qualche bambina della mia scuola.
Durante una giornata piovigginosa, mia madre scoprì che lui la tradiva da qualche anno. Ricordo che ci furono molte liti, quasi ogni sera, dove mia madre lo aggrediva con la poca forza che aveva e mio padre aggrottava quella fronte spaziosa che reputavo troppo grande.
Forse l'aveva tradita perché non gli piacevano le torte della mamma, ed aveva incontrato una donna che le sapeva fare meglio. Provai a parlarne a mio fratello, dopo aver scoperto sotto il suo letto delle strane pastiglie che avevano un gusto simile al limone.
A quell'età non avevo idea cosa significasse "tradire"; me lo spiegò appunto mio fratello.
Da quella sera stessa non rividi più mio padre.
La situazione era difficile per mia madre, ma non capivo perché piangesse tanto; voglio dire, io ero contenta che se ne fosse andato: da quando avevo capito che non meritava mamma avevo iniziato a trattarlo con diffidenza. Un lato negativo che non mi piacque affatto fu che in casa non vennero più sfornate torte al limone, e mia madre si dedicò completamente al lavoro. Mio fratello invece, due mesi dopo, decise che il mondo non era adatto ad una persona tanto sensibile come lui, e si suicidò.
Colta alla sprovvista, mia madre iniziò a bere da bottiglie che mi sembravano troppo nere e velenose.
Dei tre anni seguenti ricordo solo le pillole di mamma che mi parevano le stesse di mio fratello; il fetore del bagno e il sorriso troppo felice della coppia che mi prese in affido.
Mia madre venne in seguito ricoverata; morì poi con i tratti duri del viso del tutto addolciti e con il bracciale giallo limone che le avevo regalato per il suo compleanno.
Io, nel frattempo, a sedici anni, lasciai la scuola, ed entrai in una grave depressione.
Ricordo ancora il senso di sporco, di dolore e rabbia, e il profumo di quella dannata torta al limone.

Tentai il suicidio, e ora sono qui, nella cucina luminosa dei miei 'nuovi genitori', dopo aver bevuto un thè al limone.
Chiudo gli occhi, sentendo il corpo pesante e la testa per un attimo vuota. Decido di prendere qualcosa per calmarmi e mi dirigo verso camera mia, pronta ad accogliere il sonno che arriva pigramente, riscaldandomi il petto. Sorrido e sussurro: "Arrivo mamma".

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