PROLOGO

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Il palco era completamente illuminato da centinaia di fari e migliaia di luci blu, la musica si espandeva con violenza verso la marea ondeggiante di persone, pronte ad ascoltare e a cantare le note che ben presto lui avrebbe fatto vibrare dalle sue possenti corde vocali. Era con le spalle rivolte al pubblico. Si piegò platealmente in avanti per afferrare il microfono rosso e una volta afferrato, si girò di scatto, con una giravolta, abbastanza ridicola ma alquanto sensuale per qualche ragazza del pubblico che svenne immediatamente. Raccolse tutto il fiato necessario, spinto dalla potenza della sua band e dal pirotecnico gioco di luci blu, incominciò a cantare.

Ma ciò che uscì dalle sue labbra fu un suono sgraziato e alquanto stizzito, come se fosse stato gridato da una donna molto anziana. Quel suono gli ricordava molto la voce di sua madre. In quel momento si ricordò di non essere mai stato un grande cantante, preferiva più che altro ascoltare dell'ottima musica sul suo piccolo mp3 rovinato. Eppure quella voce sembrava sua madre. Non riusciva proprio a realizzare la situazione e rimase immobile al centro del palco, mentre guardava quello strano verso uscirgli dalla bocca.

SPLASH! Si alzò di scatto e terrorizzato vide sua madre con un secchio blu in mano.

<Ma cosa diavolo è successo?> gridò con la faccia e il petto totalmente inzuppati.

< OH! È da prima che sto cercando di svegliarti!> rispose la madre in maniera molto convincente.

< E ti sembra una motivazione valida per svegliarmi in questo modo barbaro? E poi dove cazzo hai trovato quel secchio?>

< è il secchio della spazzatura> disse la madre mentre andava ad aprire le tende per far entrare abbastanza luce da illuminare la sua cameretta. Sembrava la camera di un normalissimo diciassettenne, peccato che Lui avesse 30 anni e fosse un laureato fuoricorso ancora disoccupato.

Sua madre prese un po' di vestiti buttati qua e là e mentre si dirigeva verso la porta, con un'impronta di falsa dolcezza nella voce esclamò: < Dai sbrigati! Vatti a fare una doccia! Alle 10 hai quel colloquio di lavoro>

<Tranquilla la doccia me l'hai già fatta tu !> sibilò il Ragazzo con un'amara dose d' ironia.

Si alzò pesantemente dal letto, stiracchiandosi più e più volte, baciò sulla testa Jack, il suo peluche giallognolo preferito e si decise ad affrontare la sua giornata con serenità e gioia.

Almeno è quello che disse a sua madre dopo essersi vestito e lavato di tutta fretta. Mise un grigissimo e consumatissimo completo, compratogli da lei anni prima in qualche negozio di roba usata, e come ciliegina sulla torta un bel papillon rosso che faceva sicuramente a cazzotti con la sua camicia gialla.

<Dannazione!> borbottò tra sé e sé, sbattendo la porta con falsa sicurezza. A Lui non piaceva mentire così a sua madre. Avrebbe preferito dirle la verità: LUI ERA UN DISAGIATO. Gli piaceva definirsi così, perché capiva che la sua condizione era squallida e disagevole, ma non gli interessava.

Amava essere quel che era: ASSOLUTAMENTE NIENTE.

Fu costretto a prendere un treno e tre autobus, per raggiungere il luogo del colloquio, un grattacielo enorme, ma davvero enorme, che aveva sul punto più in alto un enorme logo, composto da un cerchio giallo e una P rossa al centro. Gli ricordava tanto l'insegna della sua pizzeria preferita: PIZZALAND.

Così osservò, per niente intimorito, il grattacielo e sicuro di non aver alcuna chance di essere assunto, decise che quell'azienda per lui si sarebbe chiamata così: PIZZALAND.

                     LUI.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora