One

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-coffee-

La sveglia iniziò ad emettere quel suono fastidiosissimo e io capì che era ora di alzarsi.
Aprì lentamente il mio occhio destro, ma i raggi prepotenti che filtravano dalla finestra me lo fecero richiudere velocemente.
Mentre mi striracchiavo sbadigliai credo quattro volte.
Finalmente aprii entrambi gli occhi e guardandomi in torno constatai che dovevo rimettere a posto camera mia.
C'erano vestiti ovunque e tutti i miei pennelli insieme ai colori erano sparsi per terra.
M

i alzai e dopo aver barcollato leggermente raggiunsi il bagno.
Sciacquai la mia faccia con abbondante acqua ghiacciata per svegliarmi definitivamente.
Avevo degli aloni violacei sotto entrambi gli occhi, essi erano passati da un verde acceso a un giallo squallido.
Persino i miei capelli erano spenti, sembravano quasi grigiastri.
Optai per un lieve strato di blush e qualche passata di mascara.
Non era una tipa da trucco e sinceramente quell'aspetto un po' spento e quasi macabro non mi dispiaceva.
Una volta vestita raccolsi la mia sacca e uscì velocemente da casa.
Il viaggio in autobus sulle note di all my own stunts degli arctic monkeys era stato veloce, forse anche troppo.
Era un giorno qualsiasi della settimana per quei ragazzi che camminavano stanchi verso l'ingresso, ma per me non lo era.
Quello era il giorno che mi avrebbe cambiato la vita.
Erano ormai due mesi che aspettavo quella risposta.
Passavo le ore a disegnare su qualunche foglietto o straccio di carta che mi passasse davanti e a leggere libri di storie per me molto lontane dalla fantasia.
Non dico che gli altri mi ignorassero, ma era come se vivessi in una bolla di vetro e le loro voci, anche senza gli auricolari, sembravano distanti.
Le mie professoresse sembravano dei domatori di leoni indomabili davanti a tutte quelle teste di cazzo dei miei compagni.
Ma d'altronde cosa potevo aspettarmi da dei liceali "artisti" e da delle signore anziane che probabilmente avevano studiato con i dinosauri.
Continuavo a guardare l'orologio tamburellando con le dita sul banco, aspettavo quell'ora.
Quell'ora che sembrava non arrivare mai.
Ma dopo un'attesa estenuante arrivò.
Tremavo mentre digitavo il nome del sito della scuola sul mio telefono.
Trovai la lista e l' aprì.
Lessi riga per riga.
Nome per nome.
Lettera per lettera.
E alla fine.
Carolyn Brown: admitted

Non ci potevo credere.
Il mio sogno si era realizzato.
Ero stata ammessa al University College di Cork in Irlanda.
Nulla sarebbe stato come prima.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 13, 2016 ⏰

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