I'm schizophrenic, maybe.

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Tre figure dai contorni non definiti mi spingono prepotentemente sul lettino mentre due mani mi tengono fermi i piedi e le gambe. Sono frastornato, la luce bianca e asettica mi penetra negli occhi e mi annebbia la vista. Due fasce ruvide mi lacerano leggermente le braccia e mi stringono sempre di più, mentre una voce grave fa irruzione nella stanza e parla in modo affettato verso le altre figure che ancora non sono riuscito a focalizzare. Percepisco un dolore lancinante nel braccio destro e, lentamente, comincio a comprendere le parole che intorno a me vorticano furiosamente. L'accaduto sfugge alla mia consapevolezza, vengo trascinato in un abisso senza fine e la vista mi si appanna lentamente, fino a non poter più distinguere ciò che mi circonda. Capisco che il liquido iniettato poco fa nel mio braccio sta facendo effetto e lentamente mi assopisco.


Una carezza calda e leggera mi sfiora la guancia, facendomi risvegliare da quello stato di intorpidimento che il farmaco precedentemente iniettato mi ha causato. Sbatto le palpebre più volte con l'auspicio di poter riconoscere la figura che amorevolmente mi sta toccando il viso, anche se riconoscerei quel dolce tocco tra tanti altri. Finalmente riesco a mettere a fuoco il volto di mia madre scavato dalle rughe e dal dolore. Il dolore di avere un figlio intrappolato nella sua stessa malattia mentale. Intrappolato in una realtà non strutturata, inusuale, grossolana, stereotipata e fluida. Mi muovo irrequieto tra le lenzuola bianche e riesco, finalmente, a muovere la gamba per farla fuoriuscire dalla biancheria immacolata che ricopre il letto. La stendo trasversalmente e, anche se la posizione non è delle migliori, rimango a fissare mia madre aspettando che mi dica qualcosa, qualunque cosa. Ho bisogno che mi rassicuri e che mi dica che tutto andrà bene.

<<Come ti senti amore?>>. Mi guarda fisso negli occhi ed, infastidito, mi volto dalla parte opposta mantenendo sempre la gamba fuori dalle lenzuola.

<<Come ti sentiresti se ti legassero violentemente ad un fottuto letto e ti iniettassero dritto in vena qualcosa per farti stare buono?>>

<<Oh Brian, mi dispiace>>. I singhiozzi di mia madre si fanno sempre più forti e acuti, così decido di voltarmi verso di lei per asciugarle le lacrime. Mi dondolo in avanti e indietro seguendo il ritmo di una vecchia canzone country che mi rimbomba nella testa e nelle orecchie.

<<La senti anche tu? Mi piace.>>

Mia madre spalanca gli occhi preoccupata e noto una forte indecisione che la spinge a sorridermi imbarazzata, prima di rispondermi.

<<No Brian, non sento nulla. Di cosa parli?>>

Lascia stare Brian, lei non può capirlo... In questo mondo solo tu hai capacità straordinarie.

<<Oh, nulla. Voglio una sigaretta>>. Mia madre si raddrizza sulla sedia e acconsente a cambiare discorso. Lei pensa che queste cose sfuggano alla mia attenzione, ma sono abbastanza sveglio e intelligente da capire che mi sta prendendo in giro.

<<Figliolo, sai benissimo che qui non si può fumare.>>

Continua a fissarmi negli occhi in un modo che mi dà tremendamente fastidio. Sento la rabbia montarmi in corpo e una voglia di colpirla mi assale.
Sta arrivando, la sento. La stanza comincia vorticosamente a muoversi, mia madre viene risucchiata in una voragine buia e tetra mentre grida disperata e invoca il mio aiuto. Alcune figure bianche e spettrali fluttuano danzanti intorno a me e subito mi dimentico della mia genitrice inghiottita dal male. Un sorriso sadico spunta sulle mie labbra e un senso di eccitazione misto a terrore mi invadono l'anima e il corpo. La solita e familiare melodia country riempie come il mare in tempesta lo spazio intorno a me, mentre danzo con un movimento ripetitivo spostando il mio corpo prima avanti e poi indietro. Finalmente riesco a librarmi in aria per fluttuare danzante assieme alle figure bianche, quando all'improvviso vengo strattonato e calamitato verso il letto sotto di me. Allungo le braccia per afferrare gli spiriti e rimanere con loro a divertirmi, ma una presa ben più salda mi tiene fermo. Tutto attorno a me scompare, i contorni diventano sempre più blandi e la figura di mia madre si materializza al mio fianco. Sono nella stanza bianca e asettica in cui mi hanno imprigionato già tre volte, con i muri bianchi e lindi, le tende slavate che nascondono a malapena la finestra sbarrata. Se volessi suicidarmi, non potrei farlo defenestrandomi, ma potrei farlo in altri modi. Sorrido, compiacendomi di questi pensieri mentre passo mentalmente in rassegna svariati modi per togliermi la vita.

Psychotic vortex|| #MonthShot #AsylumforMadMuffinsWhere stories live. Discover now