2. Lucas

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Alexa - 6 anni

4 Gennaio

"Lo conoscevo sempre di più, era diventato un punto esclamativo, non più un punto di domanda."

Il mio compagno di banco è diventato il mio migliore amico.
Parliamo e ci divertiamo tanto insieme, gli voglio tanto bene.
Si chiama Lucas, è un bambino carino e a volte un po' strano.
Questi mesi sono stati belli, anche se a volte è pesante alzarsi presto per andare a scuola.
I miei compagni non mi parlano, dicono:

"Se vuoi parlare con Lucas non puoi stare con noi."

Quando me l'hanno detto io me ne sono andata, ho preferito stare solo con lui che abbandonarlo a se stesso per stare con delle persone del genere.

L'ho raccontato a mamma, subito dopo scuola e lei mi ha detto:

-"sei stata brava, la gente così non bisogna ascoltarla, urlare con loro non avrebbe senso perché, se le persone non vogliono, non ascoltano. Non sentiranno mai le tue parole, neanche se le urli con un megafono perché pensano che tu sbagli, credono di avere ragione solo loro."
Quelle parole non le avevo capite bene, però avevo annuito e l'avevo abbracciata subito dopo.

A Lucas non ho mai chiesto cos'abbia fatto per farsi "odiare" da tutta quella gente perché penso che quando sarà pronto me lo dirà. Penso che lui non se lo meriti perché è simpaticissimo.

Ora è iniziata una nuova giornata, sto entrando in classe e lui mi sta aspettando

"Ciao" disse

"Ehy, da quanto sei arrivato?"

"Da non molto, sai, volevo dirti una cosa."

"Dimmi."

"Un giorno ti racconterò tutto, sai, lo so che vorresti tanto sapere i miei problemi, ma io ho paura di perderti.
Lo so che sembra strano visto che ci conosciamo da poco, ma è così.
Tu sei l'unica che mi ha accettato non sapendo i miei lati cattivi."

Finita la scuola andai a giocare da lui, aveva una villetta non molto lontana da casa mia.
Sua madre non c'era mai, Lucas diceva sempre che lavorava e quindi tornava sempre alla sera tardi.
Il padre si vedeva poche volte, infatti, c'era una signora molto gentile che lo accudiva.
Ogni volta che andavo lì mi preparava un pezzo di torta o dei pasticcini, diceva che io avevo aiutato il suo ometto, lei lo trattava quasi come fosse suo figlio.

Oggi la signora Adriana aveva deciso di parlarmi, forse voleva ringraziarmi o rimproverarmi per qualcosa.

Mentre Lucas stava salendo per prendere qualcosa la signora mi fermò e mi disse:

-"intanto che Lucas è su a prendere i giochi volevo dirti che sei quasi un angelo. Sai, prima non parlava mai, non dopo quello che è successo, nessuno voleva stare con lui, tutti gli stavano lontano quasi avesse una malattia. So che sei ancora una bambina, ma credo che tu possa capirmi, sono tanto felice per come l'hai cambiato. Lui per me è tutto quello che ho, è l'unica persona che mi è rimasta, lo curo ormai da tanto tempo e in tutti questi anni non l'ho mai visto così sereno e felice con se stesso. Ne ha passate tante e noi credevamo non ce la potesse fare più, quindi ti prego non abbandonarlo." Nei suoi occhi c'era solo tanta felicità, era quasi commossa.

Ora Lucas è tornato, siamo nel suo giardino a giocare.

Lucas è pieno di sogni, dice sempre di voler diventare un qualcuno, non vuole essere una persona uguale alle altre.
A volte parla come un'adulto, come se sapesse già tutto della vita.
A me piace molto questo aspetto di lui, a volte ci sdraiamo a guardare le nuvole, ama osservare.
A me sembra così strano avere una persona che tiene a me così tanto e vorrei che durasse per sempre.

-"verrai con me al mare quest'estate? Mi aiuterai a costruire i castelli? Guarderai con me il mare agitato?" Chiesi sussurrando, quasi volendo nascondere quello che avevo appena detto.

Lui mi fissò, mi guardò come se fossi un'alieno e io mi pentii di averglielo chiesto.
Ma poi mi sorrise:
"Si, verrò, anche se siamo piccoli, anche se è strano detto da noi, magari giocheremo fino a morire dalle risate."

-"noi siamo grandi anche se piccoli. Facciamo una promessa?"

-"si"

-"qualunque cosa succeda, noi resteremo uniti, ci aiuteremo e continueremo insieme." Dissi

-"promesso" rispose

E così ci stringemmo la mano e i nostri mignolini fecero un gesto di amicizia per sempre, come se fosse un gesto naturale.
Come fanno i bambini quando litigano, che si staccano l'amicizia e il giorno dopo scherzano insieme.
La nostra era una grande promessa e io speravo che tutto rimanesse così per sempre, perché lui aveva salvato anche me.

Non pensavo più così tanto a papà, mi mancava, ma lo capivo.
Lucas riesce a farmi dimenticare tutte le volte che lui non arriva e la mamma ci rimane male. Lui è speciale e anche se siamo solo io e lui io non mi stancherò mai.
Penso che noi uniti possiamo essere qualcosa di strano, un qualcosa di speciale. Siamo il puntino nero e il puntino bianco su un foglio tutto disegnato di un'altro colore.

E ora siamo qui, con le mani intrecciate come fanno i piccoli, ma alla fine noi cosa siamo? Possiamo fare anche discorsi seri, quasi d'adulti, ma alla fine noi siamo soli bambini che cercano la propria identità salvandoci a vicenda.

"Guardiamo le nuvole e scordiamoci di tutto il male che abbiamo sulla nostra pelle, dimentichiamoci velocemente del passato."

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