Vendetta

79 7 0
                                    


Il signor Malcolm mi invitò ad entrare cercando di sembrare meno sorpreso degli altri: "Vieni Faith, stai tranquilla con un po' di tempo ti adeguerai al nostro stile di vita.
È comprensibile che una come te abbia delle difficoltà."
Mi fece sedere vicino a lui e la riunione iniziò.
Del discorso di introduzione non ricordo quasi nulla perché quella mezz'ora la passai a rimuginare sull'accaduto, a cercare di capire chi era quella stronza che mi aveva fatto quel brutto scherzo e a tentare di calmare i miei bollenti spiriti. Ero sul punto di volerla strozzare davanti a tutti e senza pietà.
Sicuramente fu un discorso molto simile a quelli tenuti nel mio Centro: tante parole e poca sostanza.
Ma la parte più interessante dell'incontro stava per arrivare perché ognuno di noi avrebbe dovuto presentarsi al resto del gruppo e finalmente io avrei potuto vedere in faccia quella cretina. Il mio io gridava vendetta e vendetta ci sarebbe stata. Chi avrebbe avuto la meglio, un militare addestrato o una viziata figlia di mamma?
Eravamo in nove inclusa me, quattro maschi e cinque femmine. Oltre ai vincitori delle quattro gare disputate in quell'occasione c'erano anche i ragazzi già parte del gruppo e me, quella di troppo.
I primi a presentarsi furono i ragazzi: Miles, Craig,Joseph e Peter; poi sarebbe stata la volte delle ragazze: Helena, Sheeva, Judy, me e Madeline.
Notai che tra le ragazze c'era l'energumeno, precisamente quella enorme bestia di donna che avevo visto aggirarsi nello spogliatoio il giorno della gara. Il solo pensare che quella potesse essere Judy mi suggeriva di rinunciare ai miei cattivi propositi.
Miles fu il primo a parlare. Non era affatto teso, anzi al contrario parlare in pubblico sembrava il suo campo di battaglia.
"Io sono Miles. Adoro nuotare e sono fiero di far parte di questo gruppo.
Sono consapevole della pressione psicologica e fisica a cui saremo sottoposti. D'altra parte i risultati si ottengono con i sacrifici. Ma sarebbe anche bello poter instaurare con voi un bel rapporto"
Alle parole 'bel rapporto' diresse lo sguardo verso di me, e con lui anche tutti gli altri costringendomi ad abbassare gli occhi a terra per l'ennesimo imbarazzo. Ora il numero delle persone da strozzare era salito a due.
Poi fu la volta di Craig. Nonostante la sua battutina al cellulare sembrava simpatico:
"Io sono Craig. Non so esattamente perché ho accettato di venire qui. Ho gareggiato, ho vinto e voglio vedere cosa mi riserva il futuro. Poi volevo aggiungere che anche io sono disponibile a un bel rapporto anche di breve durata "
E, accompagnato dalla risatina amichevole degli altri, pure lui concluse fissandomi, sorridendo e facendomi un'occhiolino di confidenza. Mi sforzai di sorridere anch'io.

Joseph non mi piaceva affatto: di poche parole e molto taglienti.
"Sono Joseph. Io sono qui per continuare a vincere. Non mi calpestate i piedi e vi tratterò bene."
Infine esordì Peter:
"Mi chiamo Peter e sono il fratello maggiore di Judy. Sono in questo gruppo dallo scorso anno e se continuo a stare qui è perché mi piace. Dò il mio augurio di benvenuto alle nuove leve"

Judy aveva un fratello. Non mi importava nulla, ero solo impaziente di sentire il discorso delle ragazze nella speranza che ce ne fosse almeno una che mi piacesse e nella speranza che l'energumeno non fosse Judy.

"Sono Helena e ho diciotto anni. Mia madre non era molto d'accordo a mandarmi qui ma non potevo perdermi questa occasione."
Poi la fortuna volle che l'energumeno si chiamava Sheeva.
"Mi chiamo Sheeva e vi avverto che non ho nessuna intenzione di legare con voi. Questo non significa che non dò il mio contributo a questa squadra. Significa soltanto che al di là del nuoto mi faccio i fatti miei"
Finalmente arrivò il turno di Judy:
"Ciao ragazzi. Io mi chiamo Judy e come mio fratello sto qui già da un anno assieme a Joseph e Madeline.
Sono felice che il gruppo si sia allargato e spero di andare d'accordo con tutti anche con chi, senza arte ne parte, si è infilato di straforo."
Ovviamente la frecciatina era indirizzata a me ed era stata veramente perfida mentendo sulle sue vere intenzioni nei miei confronti. Non riuscii a resistere al desiderio animale di tapparle quella maledetta bocca. Così mi avvicinai a lei con la scusa di dovermi presentare e dal momento che era proprio vicina al bordo della piscina, la guardai dritta negli occhi e la spintonai nell'acqua.
Ci fu una risata generale e mi accorsi che il fratello Peter stava per saltarmi addosso.
"Attenta" gridò Miles
"Scappa" gridò Madeline, la ragazza che non si era ancora presentata.
Non avevo scampo, l'unica via d'uscita era gettarmi anch'io in acqua e lo feci con tutti i tacchi e la borsetta che ancora tenevo in mano.
Mi accorsi che Peter si era tuffato anche lui e sentii la sua mano toccarmi il piede. Il cuore cominciò a battere velocemente e usai tutte le mie forze per fuggire più lontano possibile. Mi sentivo scivolare nell'acqua e raggiunsi la parte opposta della piscina senza mai voltarmi. Tirai le braccia fuori dall'acqua per tirarmi su e mi accorsi che erano dannatamente bianche e lisce. Ero mutata. D'istinto prima di uscire mi soffiai il naso, facendo uscire il solito muco blu sperando di avere ancora del tempo per fuggire da Peter. Alla fine mi aggrappai al muretto per uscire dall'acqua e solo allora mi voltai per capire dove fosse lui.
Peter era a metà piscina, fermo e muto. Judy era seduta a bordo piscina muta anche lei. Tutti erano lì che mi fissavano anche loro zitti. Temevo che avessero visto il mio cambiamento e non mi rimaneva che scomparire dalla loro vista prima possibile. Lasciai la sala scalza e con l'abito ridotto a uno straccio gocciolante.

Non appena fui lontana dai loro sguardi, smisi di trattenermi e le lacrime vennero giù a fiume. I miei singhiozzi riecheggiavano lungo i corridoi stretti e solitari della nave. Ero disperata a tal punto da credere che la colpa di tutto quello che succedeva era solo e soltanto mia. Invece di sentirmi libera mi sentivo intrappolata in un mondo che non era il mio è che non lo sarebbe stato mai. May non poteva più aiutarmi. Era tutto così complicato.

ADAPTIVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora