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Spostò delicatamente il braccio del bel cavaliere, cercando di non svegliarlo, poi si alzò, prese i suoi vestiti e si allontanò.

Dopo un buon cammino, raggiunse una casa nel bosco. Una vecchia struttura di legno con troppi buchi nel tetto. Dal camino usciva del fumo, c'era qualcuno ad attenderla.

Esitò, temendo che potessero leggerle in faccia le emozioni per ciò che era successo poco prima. Cercò di annullare ogni sentimento, risistemò al meglio il suo abito e i capelli, e aprì la porta.

«Eccomi, care zie!»

Le tre mostrarono un grande entusiasmo al suo arrivo. Come se la loro bella nipote potesse tirar fuori magicamente una torta o qualche altra succulente pietanza.

«Allora, Malisa?» le chiese zia Vora.

«Purtroppo care zie, non ho niente da offrirvi.»

«Non è possibile!» esclamò zia Tora.

«Non hai mai fallito!» insistette zia Zora.

«Dovrete accontentarvi, e mangiare con me un po' di queste erbe...»

«Che schifo!!!» dissero le tre in coro sottolineando il loro disgusto con mille smorfie.

«Potrebbero farvi molto bene alla pelle! Ogni tanto, variare l'alimentazione...»

«Noi abbiamo bisogno di cibo più sostanzioso!»

«Sì, ma io credo di non sentirmi molto bene, non fatemi tornare nel bosco...»

A un tratto, le quattro udirono il rumore degli zoccoli di un cavallo.

Le tre zie guardarono con sospetto Malisa. Lei alzò le spalle fingendo di non saperne nulla.

Chiunque fosse, bussò alla porta per tre volte, poi notò che era aperta e con voce calda e gentile disse: «È permesso? Entro...»

«No!» gridò decisa Malisa, prima che qualcuno la costringesse a tacere.

Quella risposta, insospettì il giovane. Preparò la mano sull'elsa della spada e spalancò con forza la porta.

Bam! Beccò in pieno la zia Tora che si era appostata dietro la porta con una mazza. Il colpo fu talmente forte che Tora macchiò di sangue la parete, mentre scivolava a terra priva di sensi.

Subito il cavaliere notò zia Vora che teneva la sua mano rugosa e verdognola sulla bella bocca della sua amata.

Prese un pugnale e lo tirò dritto in fronte a Vora.

Malisa vide crollare anche l'altra zia accanto a sé. Sconcertata e tremante, con gli occhi sgranati guardò il cavaliere e gli disse: «Avresti potuto prendermi!»

«Ma non l'ho fatto!»

«Ma avresti potuto!»

«Non è successo niente, amore!» avanzò di un paio di passi per consolarla e si accorse di Tora. Indeciso se fosse viva o meno, pensò che la cosa migliore da fare fosse darle il corpo di grazia.

Zia Zora, che era rimasta impietrita, sorpresa dalla velocità con cui il cavaliere aveva ucciso le sue sorelle, afferrò un'ascia e si scagliò contro il giovane.

Lui le tagliò il braccio armato. Il sangue schizzò ovunque. Zora crollò a terra dal dolore.

Il cavaliere prese per mano Malisa, deciso a portarla il più lontano possibile da quell'orrendo posto.

Distesa sul pavimento, zia Zora vide le sue sorelle morte e nei loro volti spenti la sua stessa tragica fine. Si convinse che Malisa le aveva tradite, aveva escogitato il loro massacro in combutta con il cavaliere. Non poteva permettere che restassero impuniti.

Si trascinò vicino alla porta, si tirò su e con l'unico braccio che le era rimasto compì il suo sortilegio.

«Se piede qua metterete, polvere all'istante diverrete! Perché quanto cenere valete!»

La casa si ricoprì di una magica e lucente rete che emetteva inquietanti scintille di fuoco. Così, d'ora in avanti, sarebbe apparsa solo agli occhi dei due giovani, perché per loro era quel maleficio. I due, però, non sembrarono preoccupati più di tanto per questa maledizione. Perché mai avrebbero dovuto tornare in una baracca con tre orripilanti cadaveri? 

Zora, inferocita nei confronti della nipote, gridò: «Ci hai viste morire e non hai fatto niente! Tutti devono sapere! Voglio vedere se ti amerà ancora quel povero sciocco quando capirà chi sei... che tu sia il chiaro riflesso della tua anima!» Dal dito della strega partì un fascio luminoso, come un fulmine forte e violento verso Malisa.

Il cavaliere, forse perché allenato a difendere il prossimo, forse perché davvero innamorato, senza pensarci due volte le fece scudo con il suo corpo. Il sortilegio che doveva colpire Malisa, colpì il cavaliere.

Malisa lo guardò ridursi, contorcersi dal dolore emettendo dei gemiti strazianti.

Alzò lo sguardo e vide che anche la sua terza zia, Zora, era morta, con un sorrisetto compiaciuto sulla faccia.


Malisa e il lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora