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Il cavaliere aprì gli occhi. Non vedeva più come prima. Il suo cuore batteva all'impazzata, iniziò a temere che potesse scoppiare da un momento all'altro. Voleva fuggire... ma da chi? Da cosa? Dal suo corpo che sembrava non rispondergli più? Come avrebbe potuto? Pensò al suo cavallo, per tornare a casa e chiedere aiuto. Subito gli arrivò dritto nelle narici, forte e pungente come non mai, l'odore del suo purosangue. Provò ad alzarsi sulle gambe, ma gli fu impossibile. Gridò tutta la sua disperazione e il suo destriero, che aveva sopportato anche fin troppi eventi strani, stavolta scappò via terrorizzato. Il cavaliere si sentì perduto.

«Stai calmo» gli suggerì Malisa.

«Non mi guardare! Devo essere diventato un mostro!» disse lui piangendo e schiacciandosi a terra. Se avesse potuto, si sarebbe sotterrato.

«Non sei un mostro» lo accarezzo, «Sei un lupo, l'esemplare più bello della tua specie. Sei più grande del normale e hai ancora gli occhi azzurri.»

Le carezze fecero effetto, si tranquillizzò, anche se di certo questa sua nuova condizione non gli faceva affatto piacere.

«C'è una grotta, lì potremmo rifugiarci per un po'. Devi prendere dimestichezza con il tuo nuovo corpo. Riesci a camminare?»

«Credo di sì» disse iniziando a coordinare il movimento delle quattro zampe.

Non poteva fidarsi di altri che della sua amata, la seguì. 

Durante il tragitto, si accorse di poter sentire la realtà in un modo diverso . Non aveva mai percepito contemporaneamente così tante presenze nel bosco. Lo scoiattolo sull'albero. Il leprotto nella buca. Fringuelli, gufi, falchi. Un cerbiatto. Era ben distante, eppure ne sentì l'odore come se fosse sotto il suo naso. Senti crescere una fame incontrollabile, tanto da immaginare già tra i suoi denti quella tenera preda. L'avrebbe mangiata lì, subito, a morsi. Un altro rumore rubò la sua attenzione. Era un serpente che strisciava tra le foglie. Con un balzo si portò innanzi in difesa di Malisa. Il serpente alzò la testa, ma non cercava guai, proseguì tranquillo per la sua strada.

«Bravo! Stai imparando!» lo premiò con un'altra carezza. «Non essere triste, ci sarà una soluzione o forse potresti scoprire di essere molto più felice così...»

«Come un animale selvaggio? Io che ero destinato a essere un re? Cosa valgo adesso?!»

«Davvero? Mi stai dicendo che sei l'erede al trono di Shiverland?! Quel simpatico borgo in cima alla montagna, con quel bel castello...»

«Sì, sono il principe Raoul»

«Adesso capisco. Se fossi stato povero, avresti apprezzato di più la tua nuova condizione. In fondo, non avresti avuto niente di più e niente di meno rispetto a prima, con il grande vantaggio che nessuno ti avrebbe più costretto a pagare inutili e pesanti tasse! Ti sembra poco essere libero da tante stupide regole e dalle convenzioni degli esseri umani?!»


Malisa e il lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora