Il Mystical Soul CoIlege é una delle scuole più particolari del mondo: gli studenti,oltre a studiare la matematica, la letteratura e la storia, si istruiscono nell'arte della Magia e nella lotta contro gli Incubi,creature mostruose e invisibili ai n...
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Il soffitto della sua camera. Fu questa la prima cosa che vide, dopo quella lunga nottata di sonno. O, per meglio dire, di incubi.
Si alzò seduto sullo scomodo letto dalla coperta rattoppata. Aveva il viso umido di lacrime. Si asciugò con la manica del pigiama. Dannazione, aveva pianto un'altra volta! Non doveva assolutamente farsi vedere da nessuno. Quel pensiero lo fece ridacchiare amaramente: dove si è mai visto un demone che piange?
Infatti, lui era questo. Un demone: un essere immondo dimenticato da Dio e temuto dagli umani e da qualsiasi creatura che tenga all'integrità della sua anima. Per questo veniva sempre abbandonato da tutti.
Il ragazzo-demone si chiamava Polaris, o almeno era così che tutti lo chiamavano. Fece un sonoro sbadiglio e si vestì svogliatamente. Nel mentre, si guardò allo specchio. Le ali da pipistrello sulla schiena e le orecchie a punta gli davano un aspetto semplicemente ridicolo, per non parlare della coda, che molti bambini dell'orfanotrofio ritenevano "adorabile". Almeno aveva le zanne. Quelle sì che facevano paura! Bastava che mostrasse quei canini da lupo e tutti i rompiscatole nel raggio di mille miglia sparivano! A volte avrebbe voluto non averle. Forse avrebbe avuto più chance di avere qualche amico.
L'urlo di un uomo fece sobbalzare il ragazzo. -È pronta la colazione!-
Polaris sbuffò. Era Marshall, il custode dell'orfanotrofio. Il giovane demone rinunciò a pettinarsi i ribelli capelli color bronzo e scese le scale fino al piano terra dove c'era l'enorme sala da pranzo dell'orfanotrofio, che ricordava vagamente un' arena per la battaglia con il cibo,visto che volavano pezzi di toast ovunque. Il ragazzo si sedette al solito posto, cioè quello in fondo alla sala dove non andava mai nessuno. Era lì che lo obbligavano a sedere "per non traumatizzare le persone normali", così gli avevano detto.
Cominciò a sgranocchiare la sua colazione (Incubi Liofilizzati in bustina, che per i demoni sarebbero un po' come le patatine), sperando che nessuno venisse a dargli fastidio. Il brusio della mensa gli faceva ronzare la testa.
Nonostante quella si prospettava ad essere una giornata "normale" come tante altre, Polaris aveva uno strano presentimento: sin da quando si era svegliato una vocina gli diceva che la sua vita sarebbe cambiata di lì a poco tempo. Improvvisamente arrivarono nella sala da pranzo Eddie e la sua gang. Ah, quelle erano le persone che Polaris detestava di più! Se la prendevano con tutti, specialmente con i bambini più piccoli, che, contrariamente a loro, avevano più possibilità di essere adottati. Un tempo torturavano anche lui, ma questo prima che gli spuntassero le zanne.
Ora avevano spinto per terra una bambina molto piccola, avrà avuto poco più di tre anni. E la stavano insultando per la sua pelle scura. Okay, si disse il ragazzo-demone, questo è razzismo. Mise da parte il suo menefreghismo e si alzò.
-Bene, bene, bene...- disse sorridendo in modo suadente -Date di nuovo fastidio a una bimbetta?-. I due gorilloni che seguivano fedelmente Eddie tremarono alla sua vista: i loro muscoli non potevano niente contro la magia demoniaca. Eddie sembrava nervoso, ma non si scompose più di tanto dato che conosceva Polaris come le sue tasche. - Andiamo Polaris...ci stavamo solo divertendo un po'...- farfugliò il bulletto.
-Tormentare qualcuno è divertente secondo voi? Sembrate usciti da un telefilm idiota!- ribattè Polaris.
-Senti chi parla!- esclamò Eddie, illuminandosi all'istante - Ti ho sentito, ieri notte, mentre piangevi come se fossi in una telenovela! 'Sono vostro figlio! Come potete odiarmi?'-
Polaris strinse i pugni, le lacrime di rabbia che cercavano di uscire per rigargli il volto. Dopo quella che parve un'eternità, il demone disse :- Non scherzare con il fuoco, Eddie...-. Nel farlo aveva afferrato il polso di Eddie con la mano: stava per usare il Tocco di Fuoco, l'incantesimo che incendia qualsiasi cosa. Non passò neanche un secondo dopo quel gesto, che la piccola banda si dileguò, lasciando Polaris solo con la bambina. Lei non aveva mai smesso di guardarlo mentre la stava difendendo. -Ehm...Ti ringrazio...- balbettò timidamente. -Figurati!- rispose Polaris, sorpreso da quell'esitante tentativo di amicizia -Tu sei Sophie vero? Ho sentito che sei nuova di qui.-
-Sì...Ma quindi tu sei Polaris? Credevo che fossi spaventoso!- disse Sophie -Posso chiamarti se quei tre mi picchiano di nuovo?-
- Certo!- rise lui cercando di non mostrrare i canini per non spaventarla - Chiamami e io sarò lì!-
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Il tramonto tingeva le mura delle case di un tenue color rosato. Polaris lo ammirava seduto sul tetto di un palazzo. Era appena Settembre, ma da quelle parti il sole tramontava presto. Polaris aveva volato per tutta la città. Era una cosa che gli piaceva. Volare: dimenticarsi per un attimo di essere una creatura oscura e sentirsi...a casa. Il ragazzo guardò il suo orologio da polso. Cavolo, era quasi l'ora del coprifuoco! Spiegò le ali e si diresse verso l'orfanotrofio. Stava per entrare nella sua camera dalla finestra, quando a un tratto sentì dei rumori provenire dal cortile. Era di nuovo Eddie, accompagnato da Zombie Uno e Zombie Due, che stavano picchiando Sophie.
Polaris agì senza pensare: planò versò di loro e si parò davanti a Sophie per proteggerla. Ma Eddie e i suoi compari non scapparono come codardi come erano soliti a fare. Eddie rise in faccia a Polaris, con fare arrogante. - Ormai non ci spaventi più!- urlò il bullo - Ci siamo armati contro quelli come te!-. Detto questo i due gorilloni tirarono fuori...delle pistole ad acqua. Polaris non fece nemmeno in tempo a ridere di loro che questi lo spruzzarono. Quella non era acqua normale. Appena venne in contatto con la pelle di Polaris, cominciò a ustionargli la pelle.
- Vedi cosa abbiamo rubato dalla chiesa? Acqua santa!- ghignò Eddie.
Acqua santa? Era finita! L'acqua santa è letale per i demoni: è l'unica cosa in grado di bruciare la loro pelle. Ormai l'ustione si era propagata su tutto il braccio sinistro di Polaris, che ormai si era accasciato a terra e ululava dal dolore. Non era una buona cosa. Quando Polaris non riusciva a controllare le proprie emozioni e sensazioni, specie la rabbia o il dolore, lui...prendeva fuoco. Letteralmente. Lui non si faceva male, ma quelli che lo circondavano sì. Riuscì a dire a Sophie di scappare via per mettersi in salvo. La bambina ubbidì, con le lacrime agli occhi.
Finalmente Polaris lasciò andare. Il suo corpo fu pervaso dalle fiamme. I tre bulletti corsero via. Quanto avrebbe voluto canzonarli.
Non c'era speranza per lui.
Buffo, pensò, credevo che sarei morto in modo più eroico. Cominciava già a vedere la luce...poi vide qualcos'altro. Immagini confuse gli passarono davanti agli occhi. Aveva sentito che, nel momento della propria morte, le persone rivedono la loro vita come in un film, però quella non sembrava la sua vita. Vide una bambina che correva su un campo e sentì la voce di una ragazza. Era una voce talmente melodiosa che si dimenticò di essere gravemente ferito.
Cadde a terra con un tonfo. Con quella poca forza che gli era rimasta, sollevò la testa. Vide delle persone. Alcune di loro sembravano terrorizzate. A parte una ragazza (minuta, ma dal seno piccolo) che piangeva, ma non sembrava triste.