Capitolo 1

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Rebecca tirò un calcio scocciato alla gamba di legno della scrivania, facendola oscillare pericolosamente. Le candele tondeggianti che vi erano state posizionate sopra sbatacchiarono contro i sostegni di vetro in cui erano poste, facendoli tintinnare.

Tutto era cominciato con una semplice battuta, una di quelle che tante volte causano lo scoppio di fragorose risate quando si è tra amici; quelle che portano gli altri a fare domande del tipo "ma come fai a trovare sempre le parole giuste al momento giusto?" e a cui in genere si risponde con un'alzata di spalle e un "mah, istinto". Beh, se davvero era stato l'istinto a guidarla, ci avrebbe volentieri scambiato due chiacchiere. E anche un paio di cazzotti in faccia. Perché in quell'occasione la frase che aveva ironicamente enunciato al fine di troncare una discussione era stata, per qualche arcano motivo che nemmeno Adam Kadmon avrebbe saputo rivelare, presa alla lettera.

E così adesso si trovavano lì, lei e due amici, nella sua camera da letto, immersi nella penombra delle tapparelle semi abbassate, con la porta serrata, tesi per ciò che sarebbe potuto accadere loro se qualcuno (tipo sua madre) fosse entrato e avesse scoperto quello che stavano combinando. Sì, perché tra poco avrebbero chiuso completamente l'accesso alla luce dalle finestre, avrebbero acceso le candele e si sarebbero dedicati ad una attività proibita, anche se senza dubbio eccitante...

Insomma, stavano per cominciare una seduta spiritica.

Le motivazioni di quella scelta assurda risalivano ad un'epoca remota, per la precisione ad un paio di mesi prima. Tutto era partito in classe, durante l'intervallo, da una inizialmente semplice discussione tra adolescenti di terza liceo, nata sulla base di presunte cotte (al maschile o al femminile, considerando ogni ipotesi) e proseguita finché si era caduti inesorabilmente in uno pseudo dibattito tendente al filosofico sull'esistenza o meno dell'Amore (sì, quel sentimento/personaggio/divinità greca/quello-che-è con la a maiuscola). La maggior parte a quel punto si era dileguata, vuoi perché non voleva esporsi troppo, vuoi perché aveva altre priorità assolute (come un panino alla cotoletta o una versione di latino da copiare... cioè, una versione di latino da scrivere ispirandosi ad una gentilmente offerta dalla bontà di qualche compagno o, più probabilmente, compagna).

In poco tempo, nel "gruppo di riflessione" rimanevano solo tre persone, di cui una era schierata da una parte, una dall'altra e una nella "zona grigia" (da bravo opportunista che dà ragione ora ad uno, ora all'altro, per la filosofia del così-siamo-tutti-felici). Una cosa da nulla, quindi: il dibattito poteva formalmente considerarsi concluso...

E invece no.

Perché le due persone in questione, quelle degli schieramenti diametralmente opposti (che, neanche a farlo apposta, erano un ragazzo e una ragazza) erano talmente convinte delle loro posizioni in merito ad Amore, che non si riusciva a trovare un compromesso che soddisfacesse entrambi.

Il ragazzo, infatti, credeva ciecamente nell'esistenza di quello strano personaggio che tanti identificano con un cuoricino rosso/rosa o con un angioletto che scaglia frecce a random per colpire chi più gli aggrada, portandolo al fatale scambio degli anelli [detto così sembra un incrocio tra Frodo Baggins e Legolas, Ndr].

D'altra parte, la ragazza negava fermamente che tutto questo potesse anche solo essere concepibile.

Ora, il fatto che un rude maschio nel pieno dell'adolescenza sostenga l'esistenza di un amore perfetto (del genere e-vissero-tutti-felici-e-contenti-the-end) e una femmina, che per natura dovrebbe essere più romantica e sentimentale, contesti tutto ciò dovrebbe già di per sé apparire paradossale.

Ma il vero paradosso, che nemmeno Zenone di Elea* avrebbe potuto concepire, era che la discussione si era protratta, con tanto di argomenti, confutazioni, prove ricavate da fonti letterarie, cinematografiche e musicali, esperienze di vita terrena, ultraterrena, extraterrestre... e così via, per giorni e giorni.

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