1. Tu étais formidable.

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Michele si guarda intorno a lungo, cercando di decidere cosa fare. Gli ci è voluto parecchio coraggio per varcare la soglia di quel locale, e ora sta già iniziando a pentirsene. Quando aveva confidato a Dario, il suo amico bisessuale, di essersi reso conto da poco della propria omosessualità e che gli sarebbe piaciuto fare qualche esperienza con un uomo, non si aspettava di certo che gli consigliasse un locale gay a luci rosse della periferia di Roma i cui ballerini lavoravano anche come gigolò. Né che gli proponesse di andarci insieme la sera successiva, assicurandogli che conosceva bene il proprietario ("Ovviamente è un giro di clienti più che esclusivo, non sono in molti ad essere a conoscenza di quest'altra attività del locale, ma se vieni con me nessuno ti farà storie, non preoccuparti").

E adesso che si è lasciato coinvolgere in questa idea assolutamente folle, è bastato un attimo di distrazione per fargli perdere di vista Dario tra la gente. Ha già provato a chiamarlo al cellulare diverse volte, ma la ricezione, ovviamente, lì dentro è pessima. Incerto sul da farsi, Michele decide di cercare un posto un po' più tranquillo per sedersi, sperando che prima o poi il suo amico si accorga della sua assenza e lo venga a cercare.

È così che si ritrova in quella che ha tutta l'aria di essere un'area riservata del locale, in cui al momento non c'è nessuno né a sorvegliare l'entrata, né a occupare i divanetti. Ha appena fatto un passo per accomodarsi su uno di quelli, quando un uomo piuttosto alto vestito di nero da capo a piedi fa la sua comparsa da una porta poco distante, che Michele non aveva assolutamente notato.

"Se stai cercando il bagno, è dalla porta opposta del club." È la prima cosa che gli dice quando lo vede.

Michele non sa come giustificare la sua presenza lì. All'improvviso ha capito quello che deve esserci dall'altra parte di quella porta. "Mi scusi, in realtà io sarei qui per..." non sa come continuare la frase. Come funzionano queste cose? Forse è meglio se torna a cercare Dario.

L'uomo inarca un sopracciglio. "Ragazzo, non so cosa tu abbia sentito riguardo a questa zona del locale, ma se pensi che lasciamo passare il primo che capita..."

"Sono qui con Dario." È l'unica cosa che gli viene in mente da dire.

L'espressione dell'uomo cambia. "De Benedetti?" Michele annuisce. "Potevi dirlo subito! In questo caso, vieni pure con me. Sono sicuro che tra i nostri ragazzi ne troveremo uno che fa al caso tuo." Sentirlo parlare così lo mette a disagio, ma Michele si impone di seguirlo. Ormai è qui, non ha senso tornare indietro.

La stanza al di là della porta sembra quasi la hall di un albergo in piccolo. C'è un bancone, e sul muro dietro di esso sono appese diverse chiavi numerate. Michele si ferma a osservarle, chiedendosi per l'ennesima volta cosa ci fa lì. L'uomo gli posa una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, si presenta come Rudy, e gli dice di aspettarlo un momento, prima di percorrere un lungo corridoio alla loro destra ed entrare in una delle ultime stanze che vi si affacciano.

Dopo pochi minuti riappare, accompagnato da un ragazzo dall'aspetto piuttosto ordinario: capelli castani, fisico asciutto, occhi scuri e appena un accenno di barba sul mento. Indossa dei jeans e una felpa nera, ed è giovane, avrà giusto qualche anno in più di Michele. La cosa lo fa sentire ancora più a disagio, e non sa perché. Rudy glielo presenta come Alessio – "Puoi chiamarmi Ale", aggiunge il ragazzo con un mezzo sorriso - , poi li lascia soli per tornare al suo posto fuori dal privèe.

Tra i due ragazzi cala un silenzio di tomba. Dopo qualche attimo, Michele si decide a romperlo.

"Quindi... di dove sei?" chiede.

Ale sbuffa una mezza risata. "Non sei un frequentatore abituale di questi posti, eh?"

Michele scuote la testa e arrossisce. Ale riprende la parola: "Qui è tutto molto semplice. Ognuno di noi gestisce i propri clienti – si accorda sui prezzi, può porre i limiti che vuole – e ogni mese cede una percentuale di quello che guadagna al proprietario di questo locale, che in cambio ci fornisce la location e soprattutto protezione. Non sai mai cosa ti potrebbe capitare fuori, per strada." Si interrompe un momento e lo guarda, per vedere se ha capito. Michele annuisce, ancora in imbarazzo. "Quindi adesso ho bisogno di sapere cosa vuoi, e poi discutiamo i soldi."

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