3. Nous étions formidables.

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Domenica e lunedì Ale non si fa sentire. Michele cerca di non farsi prendere dall'ansia, ma gli è difficile reprimere l'impulso di controllare il cellulare ogni due minuti. Non sa neanche se accennare a Veronica della possibilità che un altro ragazzo usi la " sua" sala per un pomeriggio perché non è ancora del tutto convinto che succederà, ha paura che Ale ci ripensi e allo stesso tempo non vuole scrivergli per primo per non essere troppo insistente.


Martedì comincia ad essere decisamente nervoso. Durante la giornata si ritrova sempre più spesso ad aprire la chat di whatsapp con Ale per mandargli qualcosa, anche un semplice "ciao", giusto per vedere se si ricorda di lui, ma alla fine lascia sempre perdere, temendo di mettersi solo in ridicolo.

Poco dopo cena, finalmente, gli arriva un messaggio di Ale che pone fine ai suoi tormenti: "Ciao, scusa se ti scrivo solo ora, ho avuto un inizio di settimana molto impegnato. Stanotte non lavoro, quindi spero di recuperare le energie sufficienti per ballare con te domani. Dov'è la tua scuola?"

Il cuore di Michele fa una piccola capriola quando legge "ballare con te". Cerca di mettere a tacere il lato di sé che lo sta facendo sentire come una ragazzina con una cotta, e si affretta a mandargli l'indirizzo. Si danno appuntamento alle sette e un quarto.


Alle sette e dieci del giorno seguente Michele è davanti alla scuola ad aspettarlo. Ale arriva cinque minuti dopo, puntualissimo, e Michele si impone di fare un respiro profondo.

"Ehi." fa Ale non appena gli è abbastanza vicino.

"Ehi." Gli fa eco Michele. "Spero tu sia preparato per una sessione di training intenso." Cerca di scherzare, mentre entrano nell'edificio. Ale annuisce e basta, sembra teso quasi quanto lui.

Quando entrano in sala prove e si tolgono le giacche, Michele è sollevato nel vedere che anche Ale è già in tenuta sportiva. Così non dovranno cambiarsi nello stesso spogliatoio: sarebbe stato imbarazzante, viste le circostanze del loro primo incontro.

All'inizio nessuno dei due dice una parola, poi Michele si decide e gli chiede se c'è qualche coreografia che sta preparando e gli piacerebbe fargli vedere. Ale è un po' più rilassato quando risponde: "Si, è un pezzo su cui sto lavorando da un po' con il mio insegnante, ci ho messo parecchio per questioni di soldi e gestione del tempo, ma ora sono abbastanza soddisfatto di come mi viene."

Gli porge il suo telefono, la schermata già aperta sul lettore musicale. Michele lo collega allo stereo e aspetta che il ragazzo si posizioni al centro della stanza prima di premere play.

Le note di Psycho dei Muse si diffondono nell'aria, e ogni traccia di tensione svanisce dal corpo di Ale nell'attimo in cui inizia a muoversi. Michele non può fare altro che osservarlo, stupefatto. Non ha mai visto nessuno ballare così, metterci una tale passione da immedesimarsi completamente nel pezzo, comunicare così tanto con la danza e con il solo sguardo. Non riesce a staccargli gli occhi di dosso, e se lo trovava attraente prima, ora la sua bellezza gli sembra fuori da questo mondo. Ale, quando balla, è un'opera d'arte.

"Perché non provi a entrare in una scuola per professionisti ?" È tutto quello che gli viene in mente da dire quando la musica finisce e Ale si ferma di nuovo al centro della stanza.

L'espressione di Ale si indurisce, ma Michele coglie ugualmente la tristezza nei suoi occhi.

"I miei genitori fanno tutt'e due i bidelli. Diciamo che puoi immaginare in che situazione economica ci troviamo. Ci sono mesi in cui devo sospendere le lezioni perché i soldi che guadagno li dò a loro. Ovviamente non sanno da dove vengono, altrimenti non li accetterebbero mai."

Michele vorrebbe confortarlo in qualche modo. D'improvviso gli viene un'idea.

"Tra circa tre settimane faccio un'audizione per entrare in un istituto molto prestigioso, e non ti nascondo che i prezzi sono esorbitanti, ma ogni anno mettono in palio dieci borse di studio. Potrebbe essere la tua occasione." Gli dice, entusiasta.

Ale scuote la testa, rassegnato. "Non potrei mai prepararmi in così poco tempo. Non sarò mai all'altezza."

"Ma cosa dici?" Esclama Michele, incredulo. "Sei il ballerino più bravo che abbia mai visto, ti basterebbe davvero poco tempo per perfezionarti. E con un pezzo così potente come quello che ho appena visto nessuno oserà dirti di no."

"Tu credi?" Michele non capisce come faccia a non rendersi conto di quanto è straordinario. "Certo." Risponde semplicemente.

Non osa aggiungere altro: ha paura che finirebbe per dichiarargli amore eterno, talmente è scosso dalla performance a cui ha appena assistito.

"Ci penserò. Quanto tempo ho per fare domanda?" Chiede Ale.

"Fino a una settimana prima." Risponde Michele. Poi gli spiega per filo e per segno le modalità d'esame, e quando finisce è abbastanza sicuro di averlo convinto.

Intanto si è fatto tardi, ed è ora di tornare a casa per entrambi.

"Mi dispiace molto non averti visto ballare." Fa Ale proprio mentre stanno per separarsi. "Prossimo mercoledì alla stessa ora? Forse possiamo aiutarci a vicenda nella preparazione."

Michele non potrebbe essere più contento, e spera che Ale non si accorga dei battiti accelerati del suo cuore quando accetta la sua proposta.


Il mercoledì successivo fanno un po' di stretching prima di iniziare, e nel frattempo scherzano tra di loro. Ale gli racconta di aver discusso a lungo la possibilità di tentare di ottenere la borsa di studio con Giuliano, il maestro che lo segue da quando ha mosso i primi passi nella danza. Anche lui è d'accordo con Michele, basterà un allenamento un po' più costante perché si prepari in modo adeguato all'audizione.

Poi aggiunge: "Questo significa che dovrò darmi da fare e procurarmi più clienti al locale."

Michele sa che non ha nessun diritto di sentirsi infastidito da quella frase, eppure è così. Vorrebbe che Ale trovasse un altro modo di pagarsi le lezioni, vorrebbe offrirsi di prestargli dei soldi, ma sa benissimo che il suo verrebbe interpretato come un gesto di compassione e quindi evita di dare voce ai suoi pensieri.

Ale però deve aver notato il cambiamento nella sua espressione.

"Non mi giudicare per il mestiere che faccio. Non è il massimo, lo so, ma non ho bisogno che gli altri mi facciano sentire inadeguato." Dice, guardandolo negli occhi.

Michele si sente mortificato, quella era l'ultima cosa che voleva che pensasse. "Non credo affatto che il tuo lavoro ti renda un cattivo ragazzo, anzi, penso che tu sia una delle persone migliori che conosca." Gli dice, sperando che Ale colga la sincerità delle sue parole.

Quest'ultimo per tutta risposta chiude la distanza che li separa e lo bacia.

Michele emette un suono di sorpresa, poi reagisce con entusiasmo. Ale gli posa una mano sul viso prima di approfondire il bacio, e non appena le loro lingue si incontrano, a Michele si ferma il respiro. Gli circonda la vita con le braccia, e pensa che vorrebbe restare per sempre in quella posizione.

Quando si staccano, Ale sembra quasi più stupito di lui dal suo stesso gesto.

"Nessuno mi aveva mai apprezzato pur conoscendo tutti e due i lati della mia vita." Dice.

"E io invece ti trovo interessante in ogni tua sfaccettatura." Ribatte Michele, prendendogli la mano destra. Ale sorride e lo bacia di nuovo, interrompendo però il contatto quasi subito.

"Devi smetterla di dire frasi del genere, o finirò per non riuscire a staccarti le mani di dosso, mentre dovremmo concentrarci." Mormora, appoggiando la sua fronte contro quella di Michele.

"Per me sarebbe tutt'altro che un problema, ma facciamo pure le persone serie, come vuoi tu."

La risposta ottiene una risata da parte di Ale, mentre ricominciano la serie di esercizi di riscaldamento.

Quel pomeriggio entrambi ballano con un'energia nuova.

NOTE: Come al solito vi ringrazio per aver letto la mia storia e vi prometto che posterò un nuovo capitolo domani (:

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