Ormai, erano passati tre anni dall'ultima volta che l'aveva vista, quando il sole di fine giugno iniziava a luminare più forte al centro di un cielo limpido e azzurro. Si ricordava alla perfezione quel giorno e nascondeva le emozioni di quell'attimo in un angolo del suo cuore, all'interno del quale nessuno sarebbe entrato a strappargli il momento in cui vide i suoi occhi marroni e i suoi capelli castani. Fabio sapeva che sarebbe stata l'ultima volta, anzi a dire il vero non ne era sicuro, e sperava che un giorno, in un futuro non molto remoto, l'avrebbe rivista. Ma il tempo passava e l'unica cosa che poteva fare era quella di sognarla tale e quale al giorno dell'incontro, se così poteva essere definito, quando i suoi amici lo costrinsero a fare un giro in bici nel paese in cui abitava lei. Non era certo di incontrarla, eppure lo sperava con tutto se stesso. Quando poi, dirigendosi verso casa di un amico, la vide in macchina con sua madre, il cuore gli mancò di un battito e gli si impallidì il viso. Poi, quell'organo incontrollabile prese a batterli velocemente e una fitta allo stomaco non fece altro che peggiorare la situazione. Lo guardò anche lei, forse sorpresa della sua presenza. Quando la macchina svoltò l'angolo, Fabio chiuse gli occhi per un secondo, come per imprimersi nella mente quei lineamenti dolci e quegli occhi a mandorla con ciglia lunghissime che aveva sognato un'infinità di volte e che aveva timore di dimenticare. Aveva 14 anni e lei 13. Non la conosceva bene, ma nel suo sguardo percepiva la presenza del dolore e della paura di essere delusa. Lui conosceva bene questi due stati d'animo ma era diventato così bravo a fingere che nessuno più si accorgeva di niente. Aveva solo 14 anni ma sapeva bene queste cose: si può superare una difficoltà ma presto ne apparirà una nuova da affrontare.
Quegli occhi da cerbiatto gli rimasero nella mente e ogni volta che si sentiva un po' giù di morale, la pensava e materializzava la sua immagine in un punto della sua camera, come per proteggersi da tutto. Infatti, lei era diventata un po' il suo "angelo", l'aveva seguito nel corso di quei tre anni e lui non provò neanche a dimenticarla: gli faceva bene osservarla ogni tanto, in un momento denso di pensieri e emozioni. Era bellissima, pensava. Ma dietro a tutta quella bellezza si nascondeva un'altra cosa ancora più importante: la disponibilità e in più l'umiltà di una ragazza forte e sensibile. L'aveva capito quando, durante il terzo viaggio di istruzione a Firenze fatto con la stessa classe della ragazza, aveva avuto l'occasione di parlarle. Le insegnanti, dopo aver visitato la scuola, decisero di far vedere a tutti gli alunni dei cavalli all'interno di una stalla vicina all'edificio scolastico. Poi, tutti tornarono dentro la scuola, precisamente nel parco che questa ospitava, mentre lori due rimasero nella stalla, senza rendersene conto. Probabilmente neanche i professori si accorsero della loro assenza. Lei guardava Stella, una meravigliosa cavalla, mentre lui osservava un piccolo puledrino, estasiato dalla dolcezza di quell'animale. Quando si accorsero di essere rimasti soli, si guardarono in silenzio e tornarono a posare gli occhi sui loro animali, per quanto la mente andava direttamente sulla situazione.
-Siamo rimasti soli- disse lei, senza distogliere lo sguardo da Stella. Lui abbassò il capo, poi lo girò nella sua direzione:- Hai ragione-
Anche lei si voltò e lui si accorse per la prima volta di quanto erano belli quegli occhi a mandorla. Rimasero a fissarsi per troppo tempo, infatti dopo, imbarazzati, girarono la testa. Lei prese ad accarezzare Stella che stava ferma e ogni tanto chiudeva gli occhi contenta di quelle carezze. Lui, invece, non tornò a guardare quel puledrino perché lei, in quel momento gli sembrava la creatura più dolce.
-Anche a te piacciono i cavalli?- gli chiese. Lui pensò alla morte del suo Arturo che aveva visto nascere e crescere nella campagna in cui lavorava il padre e che gli mancava più di quando non si aspettasse. Tralasciò quel ricordo che gli procurava tanta nostalgia e rispose semplicemente:- Si, molto -
Si toccò i capelli neri che gli cadevano sparsi su un lato del viso, un gesto che eseguiva ogni volta che si sentiva in difficoltà. Poi si avvicinò anche lui a Stella e le lisciò la cresta nocciola.
-Ne hai mai avuto uno?- gli chiese dopo. Lui non rispose subito, non sapeva che dirle:- Si... Si chiamava Arturo ed è morto un mese fa- disse poi sinceramente con occhi lucidi.
-Oh, mi dispiace. Non credevo... - iniziò a dire, ma lui non la fece continuare:- Non è niente, tranquilla-
Abbassò la testa poi la rialzò con occhi più luminosi:-Tu devi essere Fabio, vero?-
-Si e tu Ambra?- le chiese.
-Si sono io-
Non aveva un filo di trucco, forse un po' di mascara sulle ciglia lunghissime e gli sembrava troppo bella.
-Tu invece hai qualche cavallo?- le chiese Fabio.
-No- disse sorridendo -i miei genitori non possono occuparsi di un cavallo-
-Ah, ok-
-Comunque mi piacerebbe, amo tutti gli animali e da grande vorrei fare il veterinario. Tu?-
-Ancora non so- le rispose lui con occhi stupiti: a nessuno interessava ciò che avrebbe voluto fare da grande. Era stato bocciato in terza media, per quello stava ripetendo l'anno e l'indifferenza dei suoi genitori lo aveva reso un ragazzino egoista, per quanto in fondo al cuore provasse un immenso dolore.
-Dopo i miei professori sei l'unica che me lo ha chiesto- ammise.
-Oh- disse lei, leggermente pensierosa.
-Che c'è ?- le chiese...
-Niente... Solo mi dispiace per ciò che hai detto-
A quelle parole Fabio rimase perplesso perché nessuno gli aveva mai detto una cosa simile:- Ehi, non è niente, stai tranquilla- la consolò. Si sentiva a disagio: per la prima volta aveva timore di dire qualcosa che avrebbe potuto ferire l'interlocutore e lui non ci era abituato. Avrebbe solamente voluto conoscerla un po' meglio. Per la prima volta.
-Non ti conosco, ma sappi che io ci sono. Vorrei farlo capire a tutte le persone a cui voglio bene ma sai, certe cose nessuno le capisce- mentre parlava, lui osservava i suoi occhi: sembravano tristi.
-Certo- riuscì a dire solamente. Poi arrivarono due professoresse:- Ah siete ancora qui! Ci avete fatto spaventare!- disse una delle due. I ragazzi si misero a ridere e tornarono silenziosamente dagli altri compagni.
Fabio pensava spesso a lei e si chiedeva il perché. Dopo così tanto tempo il ricordo si affievolisce, le immagini sbiadiscono, i sentimenti provati non si ricordano più. Eppure lui non l'aveva dimenticata. Sperava di incontrarla, bramava per rivedere quel viso bellissimo e per riprovare quelle emozioni: il cuore a mille, le mani sudate, le fitte allo stomaco. Era venuto a sapere che lei si era iscritta al Classico, mentre lui, alla fine aveva deciso di frequentare l'Agraria. Non aveva ambizioni precise, ma ogni tanto fantasticava sul futuro. Così, se lei, in un possibile incontro, gli avesse chiesto cosa voleva fare da grande, lui avrebbe avuto la risposta pronta. La sua quotidianità, comunque, non era cambiata: era rimasto il solito ragazzo, sopraffatto dal dolore di un padre che non faceva altro che ubriacarsi; possedeva tanti finti amici e troppe ragazze ai suoi piedi che cambiava ogni settimana, nella speranza di poterne incontrare una simile ad Ambra. Quella era la sua maschera che indossava al di fuori del suo vero mondo. La sua vita prendeva forma quando rientrava a casa e vedeva il padre ubriaco e la madre spaventata e addolorata.
La su vera vita era proprio lì, e in camera, dove soffocava le lacrime nel cuore, tirando a pugni il muro e dove poteva sognare quella ragazza che probabilmente non avrebbe più rivisto...

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Senza Di Te
ЧиклитCi sono storie che lasciano il segno, cose che lasciano il segno... Persone impossibili da dimenticare che rimangono, per qualche motivo, in un angolo del tuo cuore, in cui nessuno può entrare, se non sei tu a volerlo. Fabio, 17 anni, vive questa s...