Capitolo 6

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Mentre camminavo con due borse della spesa pesanti in mano, vidi, tra la gente sul marciapiede, la sagoma di una persona che conoscevo bene.
Era Juuzou che, a qualche metro da me, stava andando nella mia stessa direzione.
Lo raggiunsi di corsa, per non rischiare di perderlo tra la marea di gente che occupava il percorso per pedoni.
Gli misi le mani davanti agli occhi, lasciando le due borse a terra.
«Ciao Aiko.» Disse, riconoscendo immediatamente le mie mani.
«Re-»
«Juuzou.» Mi interruppe prima che riuscissi a finire la frase. Gli dava fastidio che lo chiamassero ancora "Rei", ma a me veniva naturale chiamarlo col suo vero nome. Per me lui sarà sempre Rei.
«Sì, scusa.» Sorrisi «Dove stai andando?» Ripresi le borse da terra.
«Non lo so.» Rispose «Non so nemmeno dove sono.» Aggiunse, osservando intorno, con una mano messa come per guardare lontano e l'altra dietro la schiena.
«Cioè ti sei perso.»
«No!» Agitò le mani come un bambino. «Ma sarebbe fantastico se mi indicassi un posto dove il cibo è decente... e che costi poco.»
Feci un sospiro «Quanto hai?»
Frugò nelle tasche della sua salopette, da cui uscì una piccola monetina che cadde a terra provocando un fastidioso tintinnio.
La raccolse da terra e me la mostrò con entusiasmo «5 Yen!»
Mi coprii una parte del volto con il palmo della mano, non potevo credere che riuscisse ad essere così idiota.
«Sì, e ora vai in un tempio e chiedi agli dei di farti trovare 1000 Yen per strada.» Gli feci segno di seguirmi «Vieni.»
«Dove andiamo?»
«A casa mia, ho abbastanza cibo anche per te.»
«Cucini tu?»
«Si, ti piacerebbe. Ho preso i noodles precotti.»
«Non mi piacciono.»
«Okay, ciao.» Feci per allontanarmi, ma sapevo che mi avrebbe fermata: non aveva altra scelta.
«No, no, no, aspetta. Stavo scherzando. Adoro i noodles!»
Sorrisi. Mi aspettavo già questa sua reazione.

Dopo qualche minuto, prese una delle due borse che avevo in mano, vedendo che per me erano pesanti.
Questo gesto non avrei mai potuto aspettarmelo, non era da lui, e mi ha sorpresa, in senso buono, ovviamente.
Mi girai verso di lui e gli sorrisi per ringraziarlo. Lui fece lo stesso, in risposta al mio.
Erano quelli i momenti in cui più desideravo stringermi tra le sue braccia, ma non era possibile.

Casa mia era nella Ventesima Circoscrizione, quindi, dalla Prima Circoscrizione, per raggiungerla preferivo usare il treno.
La Ventesima, al momento, era il posto più sicuro, dato che presentava il numero più basso di omicidi riconducibili ai ghoul, anche se tutti erano convinti che ci fosse un'organizzazione segreta di ghoul che stabiliva le regole, come spiegava il libro del Professor Ogura.

La fermata distava solo tre isolati dal condominio in cui abitavo.
Difronte ad esso viveva Seidou con sua madre, la Signora Takizawa, che in quel momento stava portando fuori l'immondizia.
«Buonasera Signora Takizawa.» La conoscevo fin da bambina e mi sembrava maleducato non salutarla.
«Ciao Aiko-Chan. Ah, vedo che sei in compagnia.» Riferendosi a Juuzou con l'ultima frase.
«Sì, è un mio ex compagno di classe che è venuto a cena.»
«Allora buon appetito.» Entrò nel vialetto di casa sua.
«Grazie, anche a lei.» Le disse, prima che sparisse dietro la porta di casa sua. Poi presi le chiavi dalla tasca per aprire il cancello del condominio.

«Chi era?» Mi chiese Juuzou una volta entrati.
«La madre di Seidou Takizawa.» Risposi mentre mi avvicinavo all'ascensore per salire al 4º piano, dove avevo l'appartamento: il numero 12.
Schiacciai il pulsante. Non ci volle molto prima di vedere le porte scorrevoli d'acciaio aprirsi davanti a noi. Probabilmente l'ascensore proveniva da appena due piani più in alto.
Entrammo e premetti i tasto numero 4. Ci fu uno scossone prima di iniziare a salire.

Quando entrammo nel mio appartamento, feci gli onori di casa. Non era grandissimo, aneva solo 5 stanze: il soggiorno con accanto un piccolo angolo per la cucina, due camere da letto e il bagno.
Lo feci accomodare in soggiorno, dove c'era un piccolo tavolo basso con due cuscini gialli su cui sedersi.
Dopo essere andata in cucina a riempire la ciotola dei noodles con l'acqua bollente, mi sedetti davanti a lui.

«Vivi da sola?» Mi chiese mentre mangiavamo. Anche se ci conoscevamo da più di un anno, non ho mai voluto parlare della mia vita privata, per non essere maleducata. Insomma, lui era stato rapito ed allevato da un ghoul. Non volevo sbattergli in faccia la fortuna che ho avuto io ad essere stata adottata da Arima.
«No, vivo con l'Investigatore Arima.» Risposi, sicura del fatto che lo conoscesse o che avesse già sentito parlare di lui, dato che Arima è uno degli Investitori che ha più influenza all'interno della CCG. «Ma torna sempre a casa la sera tardi.» Conclusi.

Angolo dell'autrice:
Yay! Siamo già a 700 letture! *^* Grazie, vi adoro. ♡
Mi dispiace interrompere così la loro conversazione, ma penso che il capitolo sia già abbastanza lungo.
Quindi, spero vi sia piaciuto. ^ ^
(Spero anche che non ci siano errori di grammatica/lessico. :'3)

 :'3)

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*musichetta inquietante* Coincidenze? Io non credo

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*musichetta inquietante*
Coincidenze? Io non credo.

No, okay, scusate. Dovevo metterlo. *sparisce*

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 26, 2016 ⏰

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