volontario

2.4K 121 16
                                    

Strinsi i denti. Katniss sta andando a morire e io non so cosa fare: il ragazzo, Peeta, ha quasi raggiunto Effie. Se mi offro volontario, il sacrificio di Katniss sarà stato inutile, perché sia la mia che la sua famiglia moriranno. Se non lo faccio, Katniss non avrà praticamente neanche la minima possibilità di tornare a casa. E ho un lampo di genio: la farò tornare io, a casa. Con uno scatto vado verso il palco, e spingo il ragazzo di lato, in malo modo. Senza pensarci abbraccio Katniss:

«Non preoccuparti, ti farò tornare a casa. Non preoccuparti.» Lei si stringe a me.

«Moriranno di fame, Gale. Senza nemmeno te, moriranno di fame.»

La stacco dolcemente da me: in tv questa scena deve sembrare molto commovente. Effie si chiarisce la voce:

«Ragazzi? Siete molto dolci, ma ora prendetevi per mano, lo spettacolo deve continuare.» Ci dispone alla sua destra e alla sua sinistra, mentre continuiamo a guardarci. Si raddrizza la parrucca e con tono pomposo esclama: «Che gli Hunger Games abbiano inizio! e che possa la fortuna essere sempre a vostro favore!»

Dopo di che, ci spinge di lato. Io entro in una porta e Katniss in un'altra. Ripenso a quello che ho fatto: che gesto pazzo. Mia madre mi odierà, perché ho praticamente distrutto volontariamente la nostra famiglia, i miei fratelli dovranno imparare a cavarsela da soli. Ma dopo tutto, noi siamo forti. Spero se la cavino.

La prima persona a varcare la soglia è ovviamente mia madre, seguita a ruota da tutti i miei fratelli. Mi guardano con approvazione. Che strano.

«Hai fatto la cosa giusta. Noi ce la caveremo.» Dice mia madre con un sorriso triste sulle labbra. La mia famiglia mi abbraccia, e mi tiene stretto finché non entrano due Pacificatori a dirci che il tempo è scaduto. Mia madre è una sveglia, saprà cosa fare, ma do' comunque qualche indicazione a Rory, per esempio, qualche pianta commestibile e un paio di persone affidabili al Forno, caso mai avesse qualcosa da scambiare. Senza parlare, escono dalla stanza. la seconda persona che entra è decisamente inaspettata:

«Madge?»

«Si, sono io. Voglio che tu e Katniss vi ricordate di me e del Distretto 12, nell'arena. Ecco. Questa è per te.»

Mi ha messo in mano una piccola spilla d'argento. Dentro c'è una specie di uccello nero, con la coda biforcuta. Non capisco bene il motivo della spilla, ma è carina. Guardo Madge:

«Grazie... e scusa.»

Lei mi guarda confusa. «Per cosa?»

Chiede curiosa.

«Per aver pensato male di te. Forse i ricchi non sono così male come tutti pensano.» Rispondo io.

Lei mi sorride: «Grazie, Gale. Ti auguro di riuscire a farla tornare a casa.» Poi, anche lei, silenziosa esce dalla stanza. ,Non viene più nessuno. Dopo quella che mi sembra un'ora, un Pacificatore viene a prendermi, e mi scorta fino alla stazione, un vecchio rudere che a malapena si regge in piedi. Non riesco a vedere Katniss. Forse vogliono tenerci separati, voglio dire, i tributi dovrebbero essere simbolo di rivalità, non di affetto reciproco.

Una volta sul treno, vengo spinto in una stanza grande quanto casa mia. Nei cassetti ci sono dei vestiti puliti e di stoffa pregiata, e c'è persino una doccia. È piena di piccoli bottoncini che ho paura di romperle, e che perciò non uso. Non mi cambio nemmeno. Non voglio indossare le loro cose, tanto sono già vestito bene per via della mietitura. Resto nella stanza per qualche ora, forse si aspettano che mi riposi, ma non vedo come potrei farlo, visto che sto andando a morire per salvare la ragazza che amo, e che potrebbe non sopravvivere comunque. Cammino o su e giù nella stanza, aspettando che vengano a prendermi. Dopo un po', entra Effie Trinket, che mi guarda compassionevole, in un modo odioso.

gli Hunger Games visti da Gale.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora