-La stanza. Quella stanza. Sono di nuovo nel mio angolino, e tutti i miei amici, dal primo all'ultimo, ridono. Non per una battuta. Per me. Anche Emma sta ridendo, chiedendo uno "scusa" soffocato dai suoi sghignazzi. Poi arriva lui, lo sconosciuto. Mi prende un braccio per alzarmi in piedi e sbattermi di nuovo a terra -No, non farlo! Fermati!- guardo la sua gamba pronta a darmi un calcio, ma nell'istante prima che venga colpita, di scatto mi alzo e realizzo che era solo un sogno, o meglio un incubo. Il solito incubo. Passo una mano tra la coda scompigliata e ignorando la voglia di restare a letto, mi alzo e mi avvio in cucina. Tra i timidi raggi del mattino intravedo il viso di mio padre, che mi accarezza i fianchi appena passo vicino a lui -Buongiorno bella-
-Giorno..- sussurro, con la voce piena di sonno. Frettolosamente faccio colazione e mi vesto con le prime cose che trovo nell'armadio (lo so, ma odio la moda, sono tutti uguali quelli che la seguono! )
Salgo sulla corriera e lascio che mi scossa un po'."Eccoci qua." penso tra me e me alla vista della mia scuola, il linguistico; appena mi avvicino vedo venirmi incontro Emma e Damiano che ridono e si spintonano ogni momento -¡Hola!- saluto aprendo le braccia e gesticolando con le mani
-Buenos días !- risponde Damiano mio gioco - Hi.- dice Emma salutando con la mano. Vedo la persona accanto a lei spalmarsi la mano in fronte e muovere la testa a destra e sinistra -Em, eravamo in Spagna, non in Inghilterra.-
-Uffa! Sai benissimo quanto ho di spagnolo...- sbuffa imbronciando il viso. -Ovvio che lo so: 10!!- dico ironicamente - emhdiviso emhdue emhemh...- dice tossicchiando Damiano.
DRIIIIIIIIN
Bisogna entrare. Oggi ho quella matta di francese, ma va sopportata.