L'INIZIO: MARTEDI NEL CAVEAU

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Poche persone sono state all'interno di un caveau.

E' una sorta di acquario.

Quando voglio fermarmi a riflettere penso che quello sia uno dei posti migliori in cui farlo, silenzioso, fuori dal mondo, neanche in 2001 odissea nello spazio si respira un'atmosfera simile.

Una volta Damien, il mio vicino di scrivania che si occupa di privati, cioè vecchietti che si fidano di te e tu in cambio gli fai comprare fondi zimbawesi inesigibili, mi ha confessato che lui ha sempre avuto un sogno nascosto: chiudercisi dentro e leggersi tonnellate di Playboy nel silenzio più assoluto.

Il piacere è dovuto al fatto che vivendo ancora coi suoi non può neanche starnutire senza che quello non diventi un argomento per la cena.

Anch'io vivo ancora coi miei, e la mia vita non è niente male.

Da poco superati i trenta, abbastanza in forma da fare una quarantina di vasche un paio di volte la settimana senza vedere Padre Pio sui bordi della piscina, insomma, me la cavo ancora decentemente.

Altezza nella media mediterranea, un po' pallido a causa del fatto che sono undici mesi che non vado al mare ed ho una pigmentazione svedese, capelli neri corti.

Nessun tatuaggio, nessun orecchino, da lontano la gente direbbe che ho la faccia da bravo ragazzo.

E infatti è così. Purtroppo.

Il caveau della mia banca lo conosco bene come le mie tasche, ormai sono cinque anni che sono in questa filiale, non troppo lontano da casa per metterci poco a tornare ma sufficientemente distante da dover far pranzo coi colleghi ed evitare a mia mamma il pranzo con dieci portate che era abituata a preparare quando ero studente.

In filiale, oltre a me e Damien, che poi si chiama Damiano come il nonno ma ama i film dell'orrore e quindi apprezza il soprannome, ci sono il Boss, che sarebbe il direttore, e non ha nulla a che spartire con Springsteen tranne forse per la caffeina digerita quotidianamente, Betty allo sportello e Rosy che è un pò una tuttofare.

Entrambe appartengono al genere femminile anche se non ho ancora trovato testimoni per confermarlo.

Il Boss ormai passa gran parte della giornata a bere il caffè coi vecchietti che tra l'altro sono suoi coetanei, al telefono con la moglie, ed ad organizzare riunioni con noi, come se non ci conoscesse, in cui ci fa il predicozzo motivazionale.

Oggi dopo il predicozzo, che ormai sono quattro chiacchiere tra amici perché sa di essere prossimo alla pensione e ci considera dei figli, il pomeriggio è passato liscio, non c'era nessuno.

Capisco che il direttore preferisca passarlo ciucciando caffeina con gli ex colleghi, ma noi ci annoiamo a sufficienza.

Damien ha scoperto un metodo a suo dire infallibile per passare il tempo: scommette.

Su qualsiasi cosa. La cosa più assurda è che ci siano agenzie che accettino le sue scommesse, tipo 'scommettete che oggi con l'alluce dipingo un Van Gogh'?

Io invece quando ho qualche minuto libero, come succede abitualmente nel dopopranzo, pianifico, organizzo, preparo.

Adesso per esempio vorrei riprendere a cucinare, quindi mi sto preparando la lista della spesa, gli ingredienti, e sto pregustando il pomeriggio del sabato per la mia creazione: una Saint Honorè.

Rosy è appoggiata ad una colonna, come se dovesse tenerla in piedi, lei ha l'età della colonna e l'efficienza di un generale austroungarico, conosce la banca come le sue truppe e sa dove si trova qualsiasi cosa.

Sono certo che c'era prima, quando la banca aveva solo due filiali, e adesso che ne ha trecento lei ha lo stesso carattere di allora.

Sta scrivendo qualcosa sulla sua agenda, anche questa ormai decennale. appare così naturale questo gesto che mi sembra impossibile che il mio settimanale duri un solo anno.

Solleva la sguardo con fare indagatorio, guarda di sottecchi il Boss, magari è sempre stata innamorata di lui e adesso vorrebbe fare outing. Forse corro troppo e sta solo scrivendo la lista della spesa, ma è da qualche giorno che scrive come un ossesso su quell'agenda, e sarei curioso di sapere cosa.

Prima di prendere le mie cose guardo il telefono, due chiamate senza risposta.

Una è di mia mamma, classico.

Vorrà chiedermi cosa voglio per cena.

Non vorrei darle una cattiva notizia annunciandole che stasera esco con una ragazza, e neanche incentivare le scommesse con mio padre su 'stavolta riuscirà a fidanzarsi?'.

La richiamerò dopo.

La seconda mi risulta di Clara.

Qui nasce il primo problema, l'omonimia.

Quale delle Clare che conosco sarà? Amica? Ex fidanzata? Compagna di classe? Potrei fare un esperimento, ma questo mi porterebbe a nuove gaffe.

E' terribile chiamare una persona chiedendo tutte le informazioni che si presume dovrei già sapere.

Non si possono fare figure così tragicomiche con una persona che potrebbe esserti utile o che magari ha davvero bisogno di te.

Cerchiamo di non fare gaffe e facciamo il punto prima di richiamarla.

Conosco tre Clare. Una non la vedo da tre anni. Ci penso, non ci siamo lasciati bene, non ci siamo più rivisti, forse è andata a vivere in Messico o giù di lì; non può essere lei.

La seconda era una mia compagna di classe del liceo, era felina: mora, un po' cicciottella, di lei mi ricordo soltanto che era timidissima e rideva spesso sotto i baffi.

Ci siamo rivisti qualche mese fa, ci siamo scambiati il numero; potrebbe essere.

La terza è la più plausibile, ragazza carina, presentatami da Damien un mesetto fa, bassa ma simpatica, un bel viso, formosa e dolce, mi ricordava un bignè ma molto più carina. Ok, il dubbio è troppo grande, meglio lasciar perdere. Tanto, se ha bisogno, prima o poi richiamerà.

Mi sento fatalista, ma so benissimo che la gente si stanca a chiamare e non avere risposta, e mi accorgo di ammettere che si tratta solo di pigrizia.

Almeno, io son fatto così. La mia vita è ben scandita, confortata dai genitori che pensano a tutto, dalle ragazze che non richiedono impegno con cui ogni tanto esco, dagli amici di una vita, dalla mia piscina di martedi e giovedi. Ecco, oggi farò un eccezione alla regola, ma non credo che questo influirà troppo sulla mia massa grassa; in fondo uscire con una ragazza potrebbe comunque far smaltire calorie.

Esco dal caveau, saluto Rosy, controllo l'orologio anni '60 che fantozzianamente è appeso sopra la mia testa e conto le ore, quattro, prima della fine del martedi, cinque ore alla serata con Lara e tre giorni e mezzo alla fine della settimana.

Non so perché, ma a me il weekend non è che dica molto, mi diverto quasi di più al lavoro.

Sarà che qua conosco le persone, almeno, quasi tutte quelle che contano per la mia giornata.

Tranne una, la scrittrice misteriosa.

Ma questa è un'altra storia.

Forse è il caso di cominciare da capo..

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 23, 2016 ⏰

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