CAPITOLO DUE

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«Fermo, Potter» davanti a Draco, oltre le figure massicce di Crabbe e Goyle, c'era Harry Potter, il ragazzo che era sopravvissuto al Signore Oscuro. Draco sapeva che, se in giro per il castello c'era lui, allora ci sarebbe stata anche lei. Non la vedeva dall'incidente a Villa Malfoy e per tutto quel tempo non aveva fatto altro che sperare che fosse viva, sopravvissuta alla terribile furia di Voldemort.
«È la mia bacchetta quella che hai in mano, Potter» disse, la voce che gli tremava leggermente nell'ansia di scoprire se fosse viva, nella speranza di vederla sbucare da un corridoio pieno di cianfrusaglie e, soprattutto, per la paura che Crabbe e Goyle potessero farle del male. Puntò la propria bacchetta contro il Prescelto, preparando l'incantesimo. Ce l'aveva sulla punta della lingua, una parola e Potter sarebbe stato disarmato e lui, a quel punto, avrebbe potuto portarlo al suo Signore.
«Non più. Chi vince tiene, Malfoy.» Draco odiava la sua voce così sicura, la sua spavalderia, il suo coraggio infinito. «Chi te l'ha prestata?» gli chiese e Malfoy sputò fuori la risposta come se fosse la cosa più velenosa del mondo parlare con Harry Potter.
«Mia madre» disse e non aggiunse altro. Potter aveva iniziato a chiacchierare con Crabbe e Goyle che gli davano corda senza capire che quello dello Sfreggiato era un modo per prendere tempo. Draco sapeva cosa stava cercando, era un diadema, lo aveva sentito mentre lo aspettavano fuori dalla Stanza delle Cose Nascoste. Malfoy sapeva anche dove si trovava, l'anno scorso lo aveva visto più volte poggiato sopra un busto e non ci aveva fatto molto caso. Ora però quel diadema era importante per Potter e perciò lo era anche per lui. Il busto era qualche centimetro dietro il Prescelto, Draco lo vedeva indietreggiare mentre rimbambiva i suoi scagnozzi di parole vuote solo per poterlo prendere.
«Come avete fatto a entrare?» Potter fece un altro passo indietro, gli mancava poco ormai per raggiungerlo.
«Ho vissuto praticamente tutto l'anno passato nella Stanza delle Cose Nascoste» Draco avanzò lentamente, sperando che Harry non se ne accorgesse. «So come si entra» era nervoso, sentiva dei passi dai corridoi vicini e ciò significava solo che Hermione era lì, con quel rosso dei Weasley.
«Harry! Stai parlando con qualcuno?» ed eccolo, come preso in causa, Ron lo scocciatore che interveniva e ficcava il naso lentigginoso dove non doveva. Crabbe prese in mano la situazione e, con un colpo di bacchetta, fece crollare una montagnola di libri e mobili vecchi, proprio dove doveva trovarsi il rosso. Il cuore di Draco perse un battito quando sentì l'urlo di Hermione, non molto lontano da lì. Il ragazzo venne attraversato da un brivido misto di felicità e preoccupazione, ma dovette tornare alla realtà perché vide Crabbe alzare il braccio, pronto per ripetere l'incantesimo che avrebbe seppellito Hermione.
«NO!» esclamò, deviando la traiettoria e bloccandogli il polso armato «se distruggi la stanza, rischi di seppellire anche il diadema!» La bugia gli era nata spontanea, non c'era stato bisogno di pensarci, di pianificarla, era uscita dalla sua bocca da sola, come dotata di una strana forza di volontà.
«E allora? Il signore Oscuro vuole Potter, non mi interessa del diadema!» Crabbe si liberò dalla sua stretta e Malfoy iniziò a sudare freddo. Sapeva che Crabbe non si sarebbe fatto scrupoli per uccidere Potter, Weasley e lei, così come sapeva che, se lo avesse intralciato, avrebbe fatto fuori anche lui. Cercò di respirare a fondo, di concentrarsi, di trovare un modo per uscire da lì senza dover finire a uno scontro.
«Potter è entrato qui per quello, quindi deve voler dire ...» iniziò ma Crabbe lo bloccò prima, parlandogli con ferocia.
«Non mi interessa di ciò che pensi tu! Non prendo più ordini da te, Malfoy. Tu e il tuo papino siete finiti.» Ron continuava a chiamare Harry, ma Draco non lo sentiva. Era la fine, niente avrebbe più frenato Crabbe e Goyle, nemmeno lui. La situazione peggiorò quando Crabbe, accortosi di Harry che cercava di prendere il diadema, gli lanciò contro una Maledizione Senza Perdono, mancandolo. Colpì il busto, che volò in aria insieme al diadema, atterrando chissà dove in mezzo a tutta quella cianfrusaglia. Crabbe aveva davvero superato il limite, o almeno così pensava.
«Basta! Il Signore Oscuro lo vuole vivo!» urlò Draco, e il suo cuore si fermò di nuovo alla vista di una ciocca di capelli crespi che era passata velocemente alle spalle del ragazzo.
«E allora? Non l'ho mica ucciso! Ma se ci dovessi riuscire lo farei, il Signore Oscuro vuole che muoia. Che differenza fa se...» Draco lo aveva scansato appena in tempo. Hermione era ora di fronte a lui, la bacchetta che un attimo prima aveva lanciato uno Schiantesimo alla testa di Crabbe, era ora puntata contro il suo petto. Nonostante la situazione di evidente pericolo, Draco scoppiava di felicità. Era viva ed era con lui, anche se gli puntava la bacchetta contro, anche se era sua nemica in quel momento, lui era tranquillo. Il mondo tutt'intorno era come ovattato, per questo non capì perché Hermione si stesse gettando di lato. Ma quando vide la luce rossa partire dalla bacchetta di Crabbe, si rese conto di ciò che sarebbe potuto succedere; proprio come temeva e aveva previsto, aveva cercato di ucciderla.
Potter lanciò uno Schiantesimo contro Crabbe che si era spostato verso Malfoy e gli aveva fatto cadere di mano la bacchetta. Draco la vide mentre rotolava lontano, si infilava sotto un cumulo di roba e, per la seconda volta, odiò Crabbe più di chiunque altro al mondo.
Intanto lui e Goyle avevano puntato le loro bacchette contro Harry, pronti per ucciderlo.
«Non lo uccidete!» e bastò per permettere a Potter di disarmare Goyle. Iniziò una battaglia e Draco si ritrovò contro Hermione che gli lanciava Schiantesimi e lui cercava di ripararsi dietro oggetti, impossibilitato a difendersi e senza alcuna intenzione di contrattaccare. Mentre schivava gli incantesimi, Draco si perse nel guardarla, ammirando l'espressione di fiero coraggio che sfoggiava sul volto disordinato, nella sua mente lodò la precisione degli Schiantesimi che si abbattevano contro gli oggetti che usava come scudo. Pensò che, se la morte fosse sopraggiunta per lui quel giorno, avrebbe voluto che fosse in quel momento e per mano di colei che tanto segretamente amava. Tornò alla realtà quando, per la seconda volta, Crabbe lanciò un' Avada Kedavra, stavolta diretta contro Ron che era appena arrivato. Draco si nascose dietro l'anta di un armadio, cercò di prendere del tempo per escogitare un piano e smetterla di combattere. Hermione nel frattempo aveva raggiunto Ron e Harry, il quale le urlò di cercare il diadema ma Crabbe aveva già lanciato un nuovo incantesimo.
Fiamme enormi inseguirono Ron e Hermione per la Stanza delle Cose Nascoste mentre Harry cercava di spegnerle con futili incantesimi. Draco afferrò Goyle, che era stato Schiantato e lo trascinò lontano da quell'inferno causato da una maledizione che avevano imparato durante le lezioni di Arti Oscure. Con il peso di Goyle, Draco cercò di nascondersi, di fuggire da tutto quel fuoco. Si arrampicò insieme a Crabbe su una torretta di sedie, cercando di salire il più possibile. Nella fuga però aveva perso di vista Hermione e l'ansia di perderla fece di nuovo capolino. Intanto il fuoco aveva preso le sembianze di animali feroci che divoravano con le loro fauci tutti quegli oggetti che la gente aveva dimenticato là dentro, tutte quelle cose che gli avevano fatto compagnia l'anno scorso, durante tutti quei giorni passati cercando di aggiustare uno stupido Armadio Svanitore.
Continuavano a salire ma Crabbe mise male un piede, perse la presa sul sedile di una sedia e, urlando, cadde in mezzo alle fiamme. Draco era pietrificato, non aveva fatto nulla per salvarlo e il suo cuore e la sua mente erano fredde, in contrasto con il calore eccessivo nella Stanza delle Cose Nascoste, mentre metabolizzava che il suo compare era morto. Era come se non gli importasse; dopo che aveva cercato di uccidere Hermione, per lui non contava più nulla, e così ora la sua morte.
Tirò un sospiro di sollievo quando vide due scope dirigersi verso di lui a gran velocità. Anche da lontano, in mezzo a tutto quel fumo, avrebbe riconosciuto la figura di Hermione dietro ai capelli rossi e svolazzanti di Ron. Draco protese una mano, sperando che qualcuno lo tirasse su ma, non appena afferrò quella di Harry, subito scivolò, troppo sudata e a causa anche del peso aggiuntivo di Goyle ancora svenuto. Draco vide una Chimera di fuoco avvicinarsi, stava per abbattersi su Ron e Hermione, quando questi, tirato su Goyle, presero il volo. Malfoy si diede quindi una spinta e riuscì a salire sulla scopa dietro Harry.
«La porta, vai alla porta!» urlò all'orecchio di Potter che però sembrò non ascoltarlo, lo sguardo fisso su un diadema che scintillava sul pavimento. Virò verso il basso mentre Draco gli urlava nelle orecchie la direzione da prendere per uscire fuori dall'inferno. Hermione e Ron erano spariti insieme a Goyle e Draco continuava a urlare mentre si stringeva forte alla vita di Harry per evitare di cadere tra le sterzate pericolose. Il Prescelto afferrò il diadema e, finalmente, si diresse verso la porta. Tutto era scuro a causa del fumo e Draco non riusciva più a vedere nulla né ad orientarsi.
In lontananza, illuminata dalla luce esterna, c'era l'uscita e, oltre quella, una salvezza temporanea. Harry vi si tuffò e urtò contro la parete opposta del corridoio di Hogwarts. I due caddero dalla scopa e Draco fu travoltò da un'ondata di tosse e conati di vomito causati dal fumo. Quando alzò lo sguardo verso Hermione, la vide seduta accanto a Ron, Goyle un po' più in là ancora privo di sensi.
«Crabbe...» cercò di dire Draco mentre un nuovo attacco di tosse lo colpiva.
«È morto» rispose freddamente Ron. Lo sapeva già, lo aveva visto cadere in mezzo alle fiamme, lo aveva sentito urlare mentre il fuoco lo divorava, si era sentito in colpa per non essere stato minimamente dispiaciuto per la sua fine. Eppure, sentirlo dire da qualcun altro faceva un effetto totalmente diverso, come se la parola "fine" fosse stata finalmente scritta.
Draco guardò Hermione, aveva il volto nero per il fumo e i capelli ancora più crespi, ma anche così la trovò bellissima e autentica, come solo lei sapeva essere. Quando vide Ron sedersi accanto a lei, quando lo vide sistemarle una ciocca dietro l'orecchio, stringerle le piccole mani tra le sue e sussurrarle parole dolci per calmarla, allora capì che il giorno che più temeva era arrivato, capì che finalmente dopo sette lunghi anni, quei due si erano trovati ed ora erano uniti come mai lo erano stati prima. Draco sapeva che ora nel cuore di Hermione non ci sarebbe più stato spazio per lui che l'aveva sempre amata seppur di nascosto, che dietro i suoi insulti nascondeva un messaggio criptato che diceva "Amami!". Il cuore di Draco smise di battere e gli sembrò quasi di sentire un profondo tonfo, come se si fosse rotto.
Mentre il trio parlava della maledizione usata da Crabbe, Malfoy prese Goyle e si allontanò da quello scenario. Si girò solo quando sentì un urlo provenire da dietro di lui: i Mangiamorte erano riusciti a entrare nel castello e, poco lontano, Fred e Percy stavano combattendo contro due uomini incappucciati. Percy parlava e il fratello sorrideva a quella che sembrava essere una battuta. E accadde. Un lampo e quel sorriso si congelò, un lampo e una vita che un tempo era stata allegra e scherzosa si fermò. Un cuore nobile, gentile e generoso smise di battere. Draco vide Harry, Ron e Hermione accasciarsi attorno al corpo che andava freddandosi di Fred, il sorriso ancora stampato sul volto ilare. Draco non poteva crederci, non voleva. I gemelli Weasley erano l'emblema di Hogwarts, senza di loro la scuola non sarebbe mai potuta essere così viva e allegra. Non poteva pensare che uno di loro stesse morendo a causa di un Mangiamorte. A causa sua.
Con il cuore pesante più di Goyle sulla sua spalla, si allontanò lentamente e una lacrima uscì dalle ciglia albine, percorrendo il volto pallido e sporco di fuliggine. Piangeva per Fred che era morto ridendo, piangeva per Hermione che non sarebbe mai potuta essere sua, piangeva per Crabbe che nonostante tutto era troppo giovane per morire. Sbatté le palpebre e tentò di scacciare le lacrime, cercò di proseguire lungo quel dedalo di corridoi in cerca della sua famiglia, ma la sua mente e il suo cuore erano accanto a Hermione e piangevano per la perdita di una parte dell'anima di Hogwarts che se ne andava.


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