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Capitava spesso che a Doncaster arrivasse gente nuova da tutta l'Inghilterra, quello che peró non capitava spesso era che i ricconi dei piani alti si trasferissero in questo buco comunque molto conosciuto.
Louis seduto sul suo banco e poco interessato alla lezione continuava a pensare alla Rang Rover che occupava il suo posto quella mattina, voleva sapere di chi era e mettere subito in chiaro come stavano le cose: nessuno doveva prendersi quel che gli apparteneva e nessuno doveva portarglielo via. Nessuno.
Quei pensieri fecero peró vagare la sua mente a ricordi nitidi della sua breve infanzia, dove non aveva potuto proteggere quel che era suo.
Il fatto di ricordare perfettamente ogni cosa lo faceva impazzire, non voleva dover convivere con quel peso sulle spalle e sapeva che avrebbe dovuto provare a dimenticare ma allo stesso tempo non voleva.
«Louis, se spezzi un'altra matita dovrai iniziare a scrivere con le penne.» lo riprese Liam alludendo al fatto che il ragazzo non scriveva mai con le penne.
Non gli era mai piaciuto, era dell'idea che se scrivi a penna le cose restano nella storia e meno cose restano meglio è.
Cosí Louis bloccó quell'azione e si sedette meglio sulla sedia scomoda che la scuola forniva a tutti.
«Sai chi sia il nuovo arrivato?» chiese poi a Liam che era solito sapere sempre tutto.
«So solo che viene da Londra.» rispose il ragazzo dispiaciuto di non poter dare al suo migliore amico le inforamzioni che voleva. Liam aveva sempre provato a dare a Louis tutto ció che in questi anni gli era mancato, tutto ció che nessun altro poteva dargli senza mai chiedere niente in cambio e tutto ciœ che gli era scappato dalle dita e portato via cosí rudemente da far commuovere anche una persona esterna. Louis peró non si era mai accorto di tutto ció troppo occupato a non scollegare i ricordi e i pensieri che lo facevano sempre piú dannare; ma voleva bene al castano che gli dava una famiglia stabile e almeno questo lo aveva notato.
Louis annuí dando un veloce sguardo all'orologio sistemato scomodamente sopra la lavagna che segnava la fine dell'ultimo minuto di quella lezione.
Si alzó frettolosamente quando la campanella suonó e insieme a Liam seguí il corridoio che li portava ai loro armadietti.
«Credo dovresti smetterla di cercare una faccia nuova qui dentro.» gli disse Liam quando notó Louis guardarsi attorno.
«E io credo che invece tu dovresti aiutarmi.» sostenne lui.
Liam inizió a cercare con Louis un volto, una figura mai visti prima. Ma il primo a far cadere il proprio sguardo su ció che stavano disperatamente cercando fu Louis.
Vide un'alta e fiera figura incamminarsi per il corridoio: un ragazzo.
Toccó il braccio di Liam indicandogli con un cenno del capo di guardare in quella direzione.
Liam alzó gli occhi al cielo senza essere visto da Louis, sapeva i problemi che il suo amico aveva con la rabbia cosí lo scosse per la spalla costringendolo a voltarsi verso di lui.
«È solo un parcheggio Louis. Non vedo il motivo di prendersela tanto.» disse semza timore di cosa avrebbe risposto Louis.
«Liam non ti sto chiedendo di seguirmi.» rispose Louis abbandonando lí l'amico e cercando con lo sguardo la figura ormai non più nuova che aveva perso a causa di Liam.  Era perfettamente consapevole che Liam volesse cercare in qualche modo di calmarlo, ma la calma e l'autocontrollo non appartenevano a Louis.
Osservó in ogni corridoio sperando di ritrovarlo ma non riuscendo a sostenere quei piccoli ricordi che gli invocava ognuno di essi.
Ma nonostante tutto continuó a camminare voltandosi a destra e a sinistra senza alcun risultato.
«Dannazione!» imprecó stufo. Si portó le mani tra i capelli frustrato. Era consapevole di avere una soglia di tolleranza poco alta e quel ragazzo lo stava facendo uscire di testa.
Aveva bisogno di sfogarsi e non voleva farlo con persone con le quali non aveva motivo di farlo, quindi ogni piccola cosa veniva percepita come uno stimolo per lui.
Ad un tratto la sua espressione divenne compiaciuta e tenne fisso lo sguardo sulla figura finalmente ritrovata.
Camminó con passo lento e deciso verso questa che stava prendendo o lasciando qualcosa nell'armadietto.
Quando lo raggiunse si schiarí la voce per farsi notare prima di dare voce ai suoi pensieri.
«È tua la Rang Rover parcheggiata fuori?» chiese e quando il ragazzo si voltó nella sua direzione e due occhi smeraldo colpirono i suoi sentí il bisogno di osservare meglio il ragazzo: e cosí fece.
Osservó i suoi stivaletti che presentavano un leggero rialzamento sul tacco, osservó i suoi pantaloni neri e stretti che al momento fasciavano le sue gambe magre e fin troppo lunghe, osservó il maglione grigio che aveva addosso coprendogli il petto, osservò la sua espressione confusa e perfettamente contornata da dei setosi capelli castani poggiati sulle spalle, fare lo stesso sul suo corpo e infastidito da ció strinse le mani a pugno chiudendo gli occhi per un secondo tentando di far volare i suoi pensieri lontani da quegli occhi verdi sul suo corpo. E ricordando la domanda ancora sospesa tra loro riaprí gli occhi per ripetergilela. Ma proprio mentre stava per incitare sgarbatamente il ragazzo a parlare una voce roca lo fece bloccare per poter ascoltare beatamente quel suono.
«Si, qualche problema?» disse solo.
E Louis rimase stupito. Era stupito da tanta sfacciataggine, era stupito da come lo sguardo del ragazzo non sembrava minimamente capire le sue intenzioni. Ma cercò di non darlo a vedere.
«Solo leva la tua quattro ruote dal mio parcheggio.» rsipose soddisfatto dall'espressione improvvisamente scossa del ragazzo. Magari aspettava complimenti e Louis era felice di non avergli dato nessuna soddisfazione a riguardo. Non era l'unica rang rover in giro e mai lo sarebbe stata: perchè mai avrebbe dovuto farli a lui?
Dopo poco il ragazzo, realizzato ció che gli era appena stato ordinato, echeggió in una piccola corta e finta risata. Chiuse l'armadietto e voltó il suo intero corpo verso Louis. Lo squadró cercando di fargli capire chi comandava ma nonostante l'altezza e il suo sguardo minaccioso Louis non si mosse di un passo, fermo sui suoi pensieri e sulle sue decisioni. Non aveva intenzione di muoversi ne ora ne mai.
«Ti hanno mai insegnato ad arrivare primo?» rispose sussurrando il ragazzo lasciando Louis con l'amaro in bocca mentre se ne andava.
Le idee di Louis iniziarono a diventare confuse, secondo la scala sociale la risposta che il ragazzo gli aveva dato era stata più che normale visto il paese di provenienza e l'aria da chi è potente e lo sa. Ma questo non lo aiutó a placare la sua rabbia, il suo nervoso che non facevano altro che bussare in ogni parte del suo corpo in attesa di essere, a loro modo, soddisfatte. La risposta continuava a rimbombare nella testa del giovane castano, e ogni volta che la sentiva i suoi pugni si stringevano sempre di più mentre camminava per il corridoio cercando l'uscita. Non era nelle condizioni per stare a scuola e un'altra bravata lo avrebbe portato all'espulsione.
Avrebbe invece saltato le lezioni, prendendosi il suo tempo per scaricare la rabbia come meglio sapeva fare, come aveva sempre saputo fare, come aveva imparato a fare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 24, 2016 ⏰

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