Voodoo doll

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Amare qualcuno è veramente un casino!
Questo era quello che pensava Joy. Una sedicenne dai lunghi capelli neri, senza nessun segno particolare. Persino i suoi occhi erano scuri. No, non nocciola, come descrivo nei libri, tanto perché scrivere marrone gli fa schifo, ma proprio scuri.
E nonostante Joy sapesse di non essere una di quelle belle ragazze, che giravano intorno ai ragazzi popolari della scuola, non riusciva a impedirsi di guardare da lontano uno di loro. Michael.
A differenza dei suoi tre amici, lui aveva una caratteristica stravagante, cambiava costantemente colore di capelli, e Joy non riusciva a decidere quale colore gli stesse meglio.
Dentro la sua camera, con la mente che vagava a un ipotetica conversazione con Michael, finiva di cucire la mano della bambola di pezza, che aveva fra le mani. Stacco il filo con i denti, dopo aver fatto il nodo. E prendendo con delicatezza la bambola, la osservò. Era la migliore che le era uscita fino ad adesso. Perfetta in ogni piccolo dettaglio. Prese due pennarelli, uno nero e uno rosso. Disegno un cuore nella parte sinistra del petto, della bambola, colorandola poi in rosso.
Senza nessun preavviso la porta si aprì, mostrando sulla soglia una ragazza dai lunghi capelli castani, divisi da una riga in mezzo. Il suo trucco pesante evidenziava i suoi occhi azzurri. Osservò ciò che Joy aveva sul tavolo, accennando un sorriso ironico.
-Giochi ancora alle bambole piccola Joy? È inutile che ti impegni a cucirle, dato che non hai la più pallida idea di come farle funzionare- le disse.
Joy la guardava in modo serio.
-Se solo tu mi permettessi...- iniziò.
-Non toccherai mai i libri di magia. Toglitelo dalla testa- le disse in modo pungente, guardandola malissimo.
Joy distolse lo sguardo, veramente frustrata. Non capiva che senso aveva essere una strega e non imparare a usare i suoi poteri. Sapeva che di certo sperimentarli su una bambola voodoo non era la cosa migliore, ma non sapeva quali altre potenzialità aveva. Non aveva nessuna conoscenza dei suoi poteri.
-Ora smettila con quella bambola e scendi, che si mangia- le disse, Rory, sua cugina, prima di chiudere forte la porta.
Joy guardò la bambola che aveva fra le mani, e con un sospiro decise di poggiarla sulla scrivania.
Come se il suo morale non fosse già a terra, il giorno successivo, il professore di storia, mentre stava parlando della cultura afroamericana, parlò di come i sciamanni avessero utilizzato spesso nei loro riti le bambole voodoo.
-è alquanto raccapricciante come cosa, non trova?- chiese Calum, seduto accanto a Michael.
Joy portò lo sguardo a lui e poi al professore.
-Si, insomma, se si pensa per cosa le usassero- rispose.
-Perciò veniva usate solo per fare del male?- persino Joy si sorprese nell'udire la sua stessa voce, molti dei suoi compagni si voltarono a guardarla, concedendole sguardi strani, come sempre d'altronde. Lei era considerata strana e non sapeva cosa avesse scaturito questa impressione negli altri, sapeva solo di essere ciò per loro.
-Insomma, mai nessun sciamano ha utilizzato una bambola per fare del bene?-
Il professore parve pensarci su, prese il suo libro, dandogli una letta veloce. Ritornò a Joy e scosse la testa.
-Mai!- rispose. -Ho veniva infilzate o bruciate-
Quella non era affatto la risposta che lei si aspettava. Perché se il suo potere aveva a che fare con le bambole voodoo, significava che lei aveva della magia nera che le scorreva nelle vene e non desiderava ciò. Essere come Rory era l'ultima cosa che voleva al mondo. Aveva sempre desiderato essere come la madre, poter aver ereditato la sua magia bianca, ma pareva non essere così.
-Come mai tanto interesse piccola pazzoide?- la prese in giro, Olive, dietro di lei. Olive era una ragazza dai capelli castano ramati e degli occhi azzurri, che potevano persino fare invidia al cielo, ma era antipatica, egocentrica, insopportabile e come se tutto ciò non bastasse, pareva essere in buonissimi rapporti con Michael.
-Vorresti poter controllare qualcuno?-
-Perché non ti fai gli affari tuoi?- le rispose Joy voltandosi e guardandola male. Olive le dedicò un sorrisino maligno.
-Tanto è inutile- fu la risposta della castano ramata, prima che ritornasse a guardare il professore che stava spiegando. Joy non capì molto la sua ultima frase, ma decise di lasciar perdere, capire Olive sarebbe stato come capire perché un criceto trovava divertente girare sulla ruota, inutile!
Quando la campanella suonò annunciando la fine delle lezioni, Joy si affrettò a riportare tutto dentro la borsa, in modo da non dover aspettare troppo con la fila a mensa. Dalla fretta la sua borsa si scontrò con i libri, che Michael aveva lasciato sul bordo del banco, dato che stava provando a far spazio dentro la sua borsa. Nel sentire il tonfo di ciò, si voltò subito, notando cosa avesse fatto.
Michael invece guardò con disappunto i libri per terra.
-Mi dispiace- disse Joy, abbassandosi per raccoglierli. -Non era mia intenzione, stavo andando di fretta e non li ho visti- si affrettò a spiegare, veramente mortificata. Farsi notare da lui, la prima volta, perché li aveva fatto cadere i libri non era esattamente nei suoi piani.
Michael alzò lo sguardo, scrutandola, pareva la prima volta che la vedeva. I lunghi capelli neri, scivolarono delicatamente sulle spalle cadendo in avanti, contornandole il viso candido. Quando Joy alzò lo sguardo, lui notò gli occhi scuri di lei. Li trovò carini.
-è okay tranquilla, li ho lasciati io sul bordo- rispose lui, concedendole un debole sorriso. Il cuore di Joy mancò un battito a ciò, ma sorrise a sua volta. Li porse subito i libri che aveva raccolto.
-Michael. Vieni?- a parlare era stata Olive, era sullo stipite della porta, insieme a Calum e una sua amica.
Lui come se avesse avuto una scossa si alzò di scatto, prendendo la borsa e superando Joy. Dal suo braccio sinistro, tra tutti quei bracciali, uno cadde. Il nodo aveva ceduto.
Joy guardò l'oggetto e poi il ragazzo. Olive portò una mano sul braccio di lui, dedicando un occhiataccia a Joy. Fu per quello che lei non parlò, raccolse il bracciale, in modo che quando lui fosse stato solo avrebbe avuto una scusa per poterci parlare.
Si alzò a sua volta per poter andare a pranzo.
Nonostante quel piccolo attimo di felicità regalatole da Michael, Joy non riuscì a togliersi dalla testa ciò che aveva detto il professore durante l'ora di storia. Motivo per cui quando rientrò a casa, accertandosi che non ci fosse nessuno, scese nel seminterrato, dove venivano nascosti i libri di magia.
Quando fu in mezzo a quei scaffali, si guardò intorno non avendo la più pallida idea di cosa cercare. Ma da una parte doveva pur iniziare. Andò verso lo scaffale alla sua destra, dando una occhiata a quei vecchi libri e sfogliandoli per vedere qualcosa che potesse aiutarla con le bambole voodoo. Sapeva però che non poteva nemmeno perdere troppo tempo a fare ciò. Non ne aveva molto a disposizione, nessuno doveva trovarla li.
Rimise, il libro che aveva in mano, apposto e cercò di dare un occhiata veloce all'altro. Nel mentre faceva ciò, dall'alto un libro stava cadendo in giù, le sfiorò il braccio, cadendo con un tonfo sordo al suolo.
Joy rimase ghiacciata sul posto, prima di abbassare lo sguardo verso il libro. Esso era abbastanza grande, marrone scuro con un albero disegnato su, in color sabbia. L'albero, pareva rispecchiarsi su un lago, che lo mostrava a testa in giù con delle stelle in circolo. Riportato il libro apposto, la ragazzi si abbasso a prendere quello, aprendolo in una pagina a caso. Sorrise, quando vide che era ciò che cercava, lo prese affrettandosi a uscire da li.
Entrata in camera, la chiuse a chiave, ma sapendo che non sarebbe bastato, ci mise anche una sedia, da sotto il pomello. Salì sul letto aprendo nuovamente il libro, iniziando a leggere ciò che c'era scritto.
Ciò che aveva detto il professore riguardo ai riti che eseguivano i sciamani era vero. Delusa stava per chiuderlo, ma un'immagine la fece fermare giusto in tempo.
"Se, con un oggetto personale dalla persona amata, la bambola voodoo viene incantata, essa permette di avere il totale controllo del sul cuore". A quelle parole, la sua mente andò al bracciale di Michael che aveva dentro la borsa. Guardò la bambola sulla scrivania e poi il libro.
-No!- disse scuotendo la testa e chiudendolo con un tonfo. Non avrebbe mai testato i suoi poteri su di lui. Sentiva di non potergli fare ciò.
Nascose il libro sotto al cuscino prima di scendere sotto per la cena.
Sua nonna come al solito era a capo tavola, suo padre e sua zia, erano seduti ai lati di lei. Joy prese posto accanto al padre, davanti a se aveva Rory e il fidanzato di quest'ultima, stregone a sua volta.
Mentre loro parlavano però la mentre di Joy era concentrata su ciò che aveva letto. Quel libro conteneva anche altri incantesimi, iniziò a chiedersi sui quali potesse esercitarsi e dove per di più. In casa non poteva, se l'avesse fatto, loro l'avrebbero avvertito. Non osava nemmeno pensare alla punizione che potevano infliggerle.
-Joy- la chiamò in tono serio la nonna. Lei, come se si fosse svegliata da uno stato di trance, portò lo sguardo alla donna.
-è vero ciò che detto Rory? Hai creato una bambolo voodoo?- le chiese non cambiando espressione.
-L'avevo creata- mentì. -era solamente stoffa. L'ho scucita subito dopo-
-Lo spero per te. Non voglio che tu pratichi nessun incantesimo... e nemmeno che provi ad avvicinarti a tale pratica-
-Va bene- un altra bugia uscì dalle labbra della ragazza.
-Tanto sarebbe scarsa e inutile, proprio come la sua mammina- disse Rory con una risata malvagia.
Joy strinse le posate nelle mani, talmente forte da far sbiancare le sue nocche, mentre concedeva uno sguardo assassino alla cugina.
-Cosa vorresti farmi?- continuava lei.
-Rory smettila e tu, Joy, faresti meglio a calmarti se non vuoi essere rinchiusa in camera-
-Certo- rispose tristemente. Il cuore a pezzi, nella consapevolezza di non poter far nulla per proteggere la memoria della madre. Nonostante, il motivo per cui non le facessero praticare la magia fosse proprio lei. Temevano che avesse ereditato i poteri della donna, una potente strega bianca.
Rory rise e ciò faceva solo star peggio Joy.
-Posso andare in camera?- chiese, cercando di non guardare la cugina.
-Vai- le disse la nonna.
Chiusa dentro la camera, prese il libro e la bambola, mettendole dentro la borsa. Seppur non volesse fare ciò a Michael, doveva iniziare a sperimentare i suoi poteri sulle bambole voodoo, doveva sapere utilizzare e solo a quel punto non avrebbe più dovuto sopportare i soprusi della sua famiglia e forse, far recuperare la memoria, o meglio, la sanità mentale di suo padre. La nonna lo aveva reso vuoto, mangiava, dormiva, ma non parlava e non faceva nient'altro. Il suo sguardo era sempre perso, parlargli era inutile. Quella era stata la sua punizione per aver amato la madre della ragazza.

Voodoo doll| Michael Clifford Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora