Prologo

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Il cancello di Collingwood era imponente, una struttura in ferro battuto che la faceva sentire piccola e insignificante.

Eleanor White se ne stava ferma immobile a guardarlo con la valigia stretta nella mano, incapace di levare gli occhi dalla sua massa svettante, e intanto pensava a quanto fosse estranea al mondo che l'aspettava oltre le sbarre. Si considerava una ragazza comune, forse un po' scialba, tanto che nemmeno il colore dei suoi capelli – una calda tonalità di rosso - sembrava poterle levare dalla testa l'idea di essere a tratti persino anonima. Tuttavia la considerazione che nutriva verso il proprio aspetto non era mai stata un problema con cui convivere. Al contrario, era un dettaglio di poca importanza se paragonato a ciò che pensava di se stessa come persona, ai suoi trascorsi, alla vita che aveva condotto fino ad allora; agli affetti che aveva raccolto e che portava con sé.

A vent'anni Eleanor poteva vantare un fisico forte e sano, e una famiglia che le aveva dato amore, calore e forza sufficienti per affrontare con tenacia le difficoltà che la vita le metteva costantemente davanti. In circostanze normali le sarebbero bastate queste poche cose per vivere con soddisfazione, senza pungoli che premessero verso la speranza di qualcos'altro, ma da quando le contingenze l'avevano spinta verso quel lavoro...

Non poteva permettersi di essere schizzinosa, lo sapeva bene. La polmonite si era portata via suo padre pochi anni prima e l'ultimo parto aveva consegnato sua madre a un destino di continue malattie, che le avevano divorato il fisico fino a precluderle qualunque possibilità di lavoro. Per quanto i suoi fratelli s'impegnassero nei campi, ciò che riuscivano a portare a casa non era sufficiente per sfamare tutti, così, quando le avevano proposto quel lavoro, Eleanor non aveva potuto rifiutare.

All'inizio aveva accarezzato con una certa accondiscendenza l'idea di servire la famiglia Spencer a Gladstone, la tenuta padronale. Aveva pensato che lavorare come cameriera fosse un buon compromesso per tamponare i problemi della sua famiglia, perché sapeva di essere sveglia, veloce e di facile apprendimento, tutte qualità che le avrebbero garantito di svolgere quel compito nel migliore dei modi, senza problemi. Ne era stata così certa, così ingenuamente certa...

Quello non era stato l'unico giudizio fallace.

Quando aveva deciso di lasciare Gladstone aveva creduto che fosse finita; che gli Spencer sarebbero stati una parentesi chiusa definitivamente. Era convinta che l'unica cosa rimasta da pagare per la sua leggerezza sarebbe stato il bruciore della ferita che portava nel cuore, ma che, per lo meno, sarebbe stata libera di vivere la propria vita come meglio desiderava. Invece il destino l'aveva spinta ancora più in profondità nella morsa che la riavvicinava agli Spencer portandola proprio a Collingwood, dove viveva il loro primogenito.

Eleanor non aveva mai avuto occasione d'incontrarlo e, dopo la fine del suo incarico, aveva pensato che nessun'altra strada l'avrebbe potuta condurre da quell'uomo. Invece eccola lì, davanti all'unico posto al mondo da cui avrebbe preferito scappare, incastrata tra un passato ancora fresco di umiliazione e un prossimo futuro che non poteva in alcun modo prevedere, inchiodata davanti a quel cancello dalla necessità di fronteggiare le difficoltà che soffocavano la sua famiglia.

Dai, Eleanor. Non può essere peggio di quello che hai già affrontato.

Quando mise la mano sul cancello e spinse, questo si aprì con un cigolio pesante, un rumore che suonò come un presagio nefasto: era il suo destino e parlava attraverso la voce della tenuta. La sua risata sembrava riecheggiare tra le fronde pigre degli alberi, quasi si divertisse a leggerle nel cuore per strapparle di dosso ciò che vi trovava e rilanciarglielo contro più ingarbugliato di prima.

Sembrava dirle: "Gli Spencer saranno ovunque andrai".

E nonostante il desiderio di negarlo - nonostante la voglia di spezzare le catene invisibili che la legavano a quella famiglia - Eleanor sentiva chiaramente una strana sensazione agitarsi in fondo al cuore, quasi fosse un presagio che lottava per diventare reale. Era la verità che premeva per uscire e le diceva che, sì, Collingwood sarebbe stata un destino al quale non avrebbe mai potuto sottrarsi.

Gli Spencer l'avrebbero sempre seguita.

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