Grey

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Grigio, grigio,grigio, erano le uniche parole che avevo scritto sul diario, una paginata di una sola parola. Era da un anno che abitavo qui a Forks, pioveva sempre, anche adesso. Tutto era profondamente immerso in quel grigio assoluto, ma non per molto, questa sera, sarebbe stata la mia sera. Tutto si sarebbe colorato di rosso, rosso fuoco, rosso del sangue.
"Cosa fai sorellina?" Era lui, parlavo anche di lui sul mio diario, lo avevo scoperto quando avevo compiuto sette anni. "Fratellone, oggi si avvereranno i nostri desideri" sorrise malignamente, avvicinò la manina pallida al mio viso e mi accarezzó. "Non farti prendere dal panico, io sarò lì con te", "va bene fratellone", la prima volta che lo vidi pensai che fossi diventata matta, ma poi col tempo imparai che lui era vivo, era sempre con me. Morì troppo giovane coi suoi capelli color limone, color limone a vita, solo per colpa mia, ma lui mi aveva perdonata, lo sapevo. Voleva solo me, lui voleva restare soltanto con me, e stasera mi sarei sbarazzata dei nostri genitori. Non ricordavo di aver scritto anche di loro, non ho mai letto le pagine dietro, scrivevo, ma non rileggevo, era una regola dettata da mio fratello.
03:30
La sveglia era l'unica illuminazione in quel buio, era l'ora perfetta, avevo già preparato il necessario. Afferrai il coltello, aprì piano la porta, attraversai il corridoio, forse non dovrei ucciderli. Abbassai l'arma, tremavo troppo, paura, troppa paura. Una mano mi toccò la spalla, "Bianca, ricorda quello che ti hanno fatto, ricorda il nostro sogno, uccidili! Ti aiuterò io" le gambe si mossero da sole. Arrivai. Dormivano. E dopo rosso. Solo rosso. Niente più grigio. Solo rosso sangue. Lacrime. Grida. Più nulla. Solo un bambino coi capelli limone sangue. Buio, non c'era nessun colore, camminavo non sapevo dove andare, giravo intorno, nulla, non c'era niente. "Fratellone?" Urlai "dove sei?" Mi si spezzò la voce, avevo le mani tinteggiate di sangue. "Bianca sono qui" due piccola braccia mi strinsero dal dietro, "sono morta?" Chiesi titubante, lui rise.
Mi risvegliai a letto, forse non avevo ucciso i miei genitori, era solo un sogno, allora perché mi sentivo strana. Mi alzai dal letto e controllai che tutto fosse pulito. Andai in camera di mamma e papà e non trovai assolutamente nulla. Dal piano di sotto arrivava un odore di Pancake, mia madre non cucinava e nemmeno mio padre. Scesi cauta le scale, davanti a me, indaffarata a cucinare trovai nonna Nora.
"Ben sveglia cara" la nonna era una veggente, ma non quelle finte, lei era realmente una veggente era nata con gli occhi bianchi, ma non era cieca. Lei sapeva tutto. E non era un buon presagio il suo arrivo. Mi mise il piatto davanti, sembrava molto tesa, "ciao nonna", presi la forchetta e iniziai a dividere il pancake. Silenzio. L'unico rumore era quello della mia posata. Lei mi dava le spalle. Non mi accorsi subito di quello che successe un grosso coltello sfioró il mio volto. "PERCHÉ?! MALEDETTA!" Ero come bloccata, non ricordo, cosa ho dimenticato?
"Li hai uccisi! Sei la figlia del diavolo! Assassina!" Piangeva e urlava, "macchiata del sangue del tuo sangue! Mostro!" Rosso. Troppo rosso. "Biondi capelli. Sangue. Coltello." Dissi disconessamente. Col filo dell'occhio mi era sembrato di scorgere quel bimbo correre allegramente al piano di sopra. Lo seguii. La nonna mi urlava qualcosa, ma non riuscì a capire bene. Il ripostiglio. Aprì la botola.
ROSSO.
MAMMA E PAPÀ.

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