parte 1

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Quando un angelo cerca di portarti all'inferno, la sensazione ineluttabile di quel momento non la dimentichi. Quando la cosa più bella al mondo ti porta nello spazio senza darti ossigeno. E così eccomi qua, credevo di aver toccato il fondo ma ho visto pozzi ben più profondi. Nessuno potrà capire, che strazio. Comincio da un concetto, sono una persona normale forse con un po' di manie di protagonismo ma non sono il protagonista della storia che sto per raccontarvi, la protagonista è Amelia, questo nome non vi dice niente anche se a me dice tutto. Cominciamo da quando l'ho incontrata:

Una sera d'inverno ero nella mia camera sdraiato sul letto quando Mike è entrato. Mike è il mio compagno di stanza, anche detto "colui che non pulisce mai", mi disse: " Pit allora hai preso tutto?"

confuso dissi "tutto cosa? E ti ho detto mille volte che mi chiamo Peter non Pit"

Lui: "oh amico come hai potuto dimenticarlo? domani iniziano le vacanze di Natale! dobbiamo "sistemare" tutte le camere per l'occasione"

Io accennai un sorriso guardando per terra,e dissi:" il tuo sistemare vuol dire rovinare?"

" Sì!" rispose risoluto. Mi alzai dal letto e presi il portafoglio dallo zaino.

gli chiesi "vieni con me?"

Lui: "no, devo fare una doccia"

Ovviamente io dovevo prendere tutto io per i suoi stupidi scherzi. Andai al "supermercato" della scuola; era così tetro quel posto di sera, non c'era nessuno, solo il cassiere che parlava al telefono davanti l'entrata.

Entrai presi molte cose da diversi scaffali, mentre mi apprestavo a lasciare i soldi sul bancone sentì un singhiozzo, lasciai tutto vicino alla cassa. Il singhiozzo fu subito soffocato, mi avvicinai al punto in cui proveniva il rumore, c'era una ragazza. Era seduta a terra con la testa sulle ginocchia. Cedo che abbia trattenuto il respiro per evitare di singhiozzare. Il mio primo impulso fu quello di chiederle cosa avesse, ma non la conoscevo; così mi diressi verso la cassa. Quasi arrivato alla mia meta cambiai idea. Che mostro di persona lasciava una povera ragazza piangere da sola in quello squallido posto? Presi una caramella e gliela misi vicino, alzò il viso per un attimo. Aveva due macchie nere sotto gli occhi, era il maskara colato (credo) o qualche trucco del genere. Le dissi: "non soffocare i singhiozzi, cerca di nuotare tra le lacrime non vorrai mica annegare?"

lei mi fissò, come se avessi detto qualcosa di profondamente sbagliato. Poi disse: "loro vogliono farmi affogare, gli faccio un favore" io mi sedetti accanto a lei e dissi: "loro sanno chi sei? beh non credo... nemmeno io so chi sei, non sono affari loro non sono affari miei sono affari tuoi, affari della persona che per te dev'essere la più importante" mi guardò di nuovo, stavolta come se non ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato nelle mie parole, ma in me. Sorrise lievemente, un sorriso triste, un sorriso di plastica. Si asciugò le lacrime con le mani, che si sporcarono di trucco. Solo in quel momento notai che aveva degli occhi particolari, la pupilla era stranamente piccola benché in quel momento il "supermercato" non era ben illuminato, e l'esterno iride di color verde mentre l'interno marrone.
Mi girai appena notai i suoi occhi, non ero pronto a sostenere uno sguardo del genere. Forse non sarei mai dovuto avvicinarmi...

Ero in imbarazzo, in fondo chi ero io per dirgli degli altri. Ero un ragazzo qualunque, in realtà non sapevo esattamente chi fossi. E non mi sentivo in dovere di scoprirlo. Lei si alzò e io feci lo stesso; disse "io sono Amelia" le strinsi la mano e dissi "io sono Peter" sorrise leggermente. Vidi nei suoi occhi la disperazione, di nuovo, allora la abbracciai. L'abbraccio durò poco, non credo che l'abbia aiutata molto.

Le feci segno di seguirmi, lo fece. Lei i sistemò un po' i capelli ondulati e poi mi seguì.

Arrivai alla cassa e il cassiere aveva finito la sua conversazione al telefono e faceva il suo lavoro. Pagai e me ne andai seguito da Amelia.

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