Ben Affleck pt.2

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Non ero mai stata messa in punizione prima di allora, da nessuno. Mio padre lo sarebbe sicuramente venuto a sapere e contrariamente a ciò che si potrebbe far intendere non sono una figlia di papà, anzi in quanto alunna e figlia,  il mio dovere primario era di  essere l'esempio di diligenza scolastica ed educazione. Come minimo mi avrebbe tolto tutti i libri che leggo nel tempo libero, e mi avrebbe costretto a pulire casa per una settimana, se non due.

Durante la prima ora cercai una scusa plausibile da rifilare a mio padre, raggiungendo la conclusione che evitare di mentire su qualcosa che inevitabilmente sarebbe saltato alla luce era l'idea migliore. Passai l'ora successiva a combattere con il mio orgoglio, sbilanciandomi tre il chiedere scusa o fare quella faccia da stronza, stile Scream Queens, al professore cercando di intimidirlo.

Cinque minuti prima del suono della fine iniziai a recupera i libri e preparare la cartella. La lasciai sul tavolo e mi spolverai la gonna da qualche peletto del mio maglioncino rosso. Aspettai che i minuti passassero bramando il sole e la libertà, e fissandolo con intensità; quasi vedevo il vetro creparsi colpito da uno proiettile.

"Signorina, dove crede di andare?" quel tono mi fece trasalire. Lo guardai interrogativa. Dove credo di andare? a casa, Cristo Santo.

"Non abbiamo ancora finito?" domandai. Lui, in risposta, si alzò e mi venne incontro lentamente. "Se credi di cavartela così ti sbagli."

A colpirmi non fu il modo in cui si avvicinò ma il cambiamento del suo atteggiamento. Quando fu affianco al mio banco si allentò la cravatta e con un tono basso e gutturale mi sussurrò "La tua punizione deve ancora iniziare." Divampai. Cosa significava? Cosa voleva insinuare?

Lo guardai dritto negli occhi, e poi subito spostai lo sguardo sulle guance ispide. Quell'espressione, le labbra sottili tese in una linea, leggermente aperte, gli occhi fissi e pesanti su di me, il respiro che sforzava di controllare. Sentivo la tensione farmi a pezzi. La realtà? Sapevo benissimo cosa intendesse ma non volevo ammetterlo. Io lo guardavo negli occhi, i miei sgranati, i suoi magnetici. E poi mi baciò. Le mie guance sembravano in fiamme sotto la mia pelle. Poi iniziai a sentire i sudori freddi alla schiena. Ero pietrificata.

Cercai di staccarmi, allontanarlo spingendo le sue spalle ma ovviamente era più forte di me. Il corpo pensate e massiccio faceva resistenza. Mi avvolse e mi costrinse a sedermi sul tavolo sollevandomi le cosce. Nel frattempo aveva continuato a baciarmi. Aveva le mani fredde e man mano che mi toccava sentivo la repulsione sparire.

Di certo era attraente, ma a differenza di ciò che spesso capita a tante ragazze, non avevo fantasticato sul raffinato e giovane- non sposato, professor Affleck. L'ultimo pensiero prima di addormentarmi la sera precedente era la mia media, splendente tanto quanto era buia la mia sfera di interessi a amicizie, più che buia era vuota.

Mi ero chiesta se davvero ero io a voler rinunciare alla compagnia di altre persone o se era l'aspirazione che mio padre nutriva nella mia figura di "studentessa perfetta" a spingermi così a margine.

Sentivo caldo, il maglioncino era forse troppo? O era quella figura imponente e forte sopra di me a darmi una sensazione così audace. Mi ritrovai distesa, le mani bloccate sopra la mia testa, e la sua lingue che accarezzava la mia. Non avevo mai baciato nessuno- un bacio a stampo in seconda media conta? non avevo mai baciato nessuno in quel modo, tanto meno ero stata mai baciata così. Mi ritrovai a muovere la labbra contro le sue. Era così sbagliato, e così invitante allo stesso tempo. Mio padre non avrebbe dovuto saperne nulla. Mi resi conto che tremavo, tremavano le mie mani, e le gambe, che si erano strette attorno alla sua vita. Lui strinse la presa sui miei polsi, e si staccò.

Per un'istante lento e pieno mi guardò il viso- probabilmente paonazzo, e riprese fiato con foga per poi buttarsi sulla linea della mia mandibola, poi sul lobo del mio orecchio sinistro. Una scarica di brividi mi travolse fino a concentrarsi sul basso ventre con una vampata bollente. Poi scese ancora, il collo, le clavicole. I baci erano lenti e umidi, e lasciavano una scia ghiacciata. Respiravo affannosamente, il mio petto premeva contro il suo ritmicamente. Mi lasciò andare i polsi, e con mia sorpresa non fu istintivo spingerlo via, quanto afferrare il colletto della sua camicia, come ad aggrapparmici.

Le sua mani furono sui bottoni della mai gonna, ne slacciò uno e tirò bruscamente fuori il lembo nascosto del mio maglione. Lo sollevò fino a scoprire la canotta sottostante; sollevò anche questa scoprendo il reggiseno in tessuto. Prese a baciarmi le spalline, seguì in contorno della stoffa fino all'altezza del mio capezzolo sinistro. Guardai dai da sopra il maglioncino, incontrai il suo sguardo. Il mio ventre si contrasse un'altra volta. Con l'indice spostò il tessuto del mio reggiseno scoprendo il mio capezzolo.

Non guardai, buttai la testa all'indietro, sbattendo la testa sul tavolo. Il tonfò provocò una risata gutturale in Affleck. Nell'istante in cui le sue labbra si chiusero sul mio seno, qualcos'altro si mosse dentro di me, più in basso del ventre. La sua lingue si muoveva sul mio seno, a tratti succhiava, poi soffiava e ricominciava. Passò al lato destro, e fece lo stesso.

Mossi la vita sotto di lui, mentre dentro di me qualcosa si muoveva ancora.

Smise di baciarmi il seno per sollevarsi un po' e guardarmi boccheggiare. "Se te ne vuoi andare, puoi?". Volevo? ci pensai un attimo; posso semplicemente alzarmi, rivestirmi, e passare in bagno per sistemarmi i capelli, sicuramente arruffati. Potrei dire una bugia, oppure omettere semplicemente che ero in punizione, fino a dieci minuti fa. Quell'escalation aveva svegliato una fame dentro di me, molto violenta. Ne volevo ancora.

Lo guardai, poi guardai la porta chiusa alle sue spalle.

"Segnerà l'ora di punizione nel libretto?"

Ci ripensai, e non mi importava. Ne volevo ancora. "Assolutamente si"

"Ok" e gli afferrai la camicia, baciandolo. Mi slacciai la gonna, e sfilai le calze. Affleck si abbassò, sparendo dalla mia visuale. I resto fu solo una sensazione.

Sentii il suo respiro in mezzo alle cosce, ne baciò una e poi l'altra, spostandosi sempre di più verso all'interno. Con un dito spostò il tessuto delle mutandine, e senti la sua lingue che vagava tra le mie cosce. Avvampavo, sentivo caldo, poi freddo, avevo i brividi, tremavo, e poi scattavo quando la sua lingua si faceva più solida e sicura. Non riuscivo a concentrarmi su nulla, se non sulla sensazione umida che scaturiva dal contatto della sua lingua su di me. Non riuscivo a produrre un suono, se non a tratti un sospiro rumoroso, che lo istigava, aggredendomi. Quando si alzò per guardarmi riuscii ad espirare e inspirare, finalmente.

Basta?

No, non aveva finito. Si passò la manica della camicia sulla bocca, e con foga mi infilò la lingua tra le labbra. Mentre le nostre labbra si muovevano, bramose l'una dell'altra sentii una zip aprirsi; la sua, ed ebbi una scintilla "Non ho mai" biascicai timida, e intimorita. E se se ne va cosa faccio' Cazzo, dovevo stare zitta!

"Non c'è problema, risolvo io."

Nuovamente avvampai, ma non guardai, forse per imbarazzo, o per esorcizzare il dolore che mi aspettavo di provare. Mi accarezzò dolcemente un paio di volte prima di affondare in me, e sentì un bruciante pizzicore tra le cosce. Gemetti, forse troppo forte, e mi ritrovai con la sua grande mano sulla bocca "shhh". Ero umida. Spinse di nuovo e gemetti i nuovo. Spinse ancora e sospirai. Sentivo il piacere che mi invadeva. Ogni spinta mi sposava all'indietro e mi riportava avanti. Su e giù sul banco. La mia mente andò ad Erika, povera Erika, mi chiesi se anche lei avesse avuto questa esperienza con il suo Logan. Ma quel pensiero durò un momento, perché le spinte travolgenti che mi muovevano ed il corpo pesante e caldo di Affleck prendevano tutta la mia attenzione.

Quando accelerò il ritmo, mi ritrovai a soffrire del pizzicore precedente, ma la sensazione che mi invadeva subito dopo era così stimolante che non ci feci caso. La sua mano destra si fissò sul mio collo, trasalii; la pressione sulla mia trachea. Affleck fece un sospiro smorzato fermandosi di colpo e uscendo. Cercai di muovere la testa per capire cosa fosse successo, ma lui mi strinse la gola e mi ammonì a mezza voce "Non ti muovere."

Prese un respiro e guardò il soffitto, facendo qualche smorfia. Io mi portai le mani alla fronte.

Che cosa ho fatto!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 15, 2020 ⏰

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