"Welcome to Beacon Hills!„

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Era notte inoltrata quando l'aereo atterrò. John fu svegliato - come era prevedibile - dal suo caro compagno di viaggio, il quale, con poca delicatezza, gli aveva letteralmente urlato nell'orecchio che era arrivato il momento di andare.
John, gli occhi ancora annebbiati dal sonno, si alzò traballante, accorgendosi di non essere più legato come un sacco di patate e che quindi non doveva più saltellare al posto di camminare.
«Mi hai slegato mentre dormivo?!» chiese a Sherlock mentre si dirigevano al di fuori dell'aeroporto, stringendo le valigie tra le mani.
Il detective continuò a camminare senza fermarsi. «Ovviamente, mio caro vecchio amico»
«Io non sono vecchio!»
«Per i miei standard sì.» concluse Sherlock, fermandosi solo per guardare il display del suo cellulare. «Ad ogni modo, mentre tu giocavi alla Bella Addormentata ho prenotato una camera per noi due in un bed&breakfast poco lontano da qui.»
«Beh, fantastico, non desideravo altro che passare il Natale in una città fantasma!» borbottò John, alzando gli occhi al cielo e guadagnandosi un'occhiata divertita da parte del compagno.
«Forza, andiamo... E togliti quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia!»

La camera del bed&breakfast non era nulla di speciale: due scrivanie occupavano il centro della stanza, affiancate da un armadio e una porta in mogano che John presunse conducesse al bagno, mentre la carta da parati sembrava essere sbiadita da tempo.
Un particolare che lasciò entrambi gli uomini interdetti fu la presenza di un solo, grande, letto matrimoniale.

«Non è possibile...» borbottò John, alzando gli occhi al cielo.
Sherlock restò immobile al suo fianco, fissando il letto con un'espressione indecifrabile.
Proprio in quel momento, un'anziana signora che ricordava tanto a John la signora Hudson entrò nella stanza, guardandoli con un'espressione soddisfatta.
«Beh, che ve ne pare? È di vostro gradimento, signori?» domandò con una voce gracchiante, simile a quella di un corvo.
«Avevo chiesto... Due letti separati» rispose Sherlock, le mani dietro la schiena ed un tono estremamente calmo.
La donna sembrò mortificata. «Oh santo cielo, mi sono dimenticata di avvisarla! Purtroppo le stanze con i letti singoli sono tutte occupate»
«Perfetto» fece Sherlock, alzando gli occhi al cielo e rivolgendosi poi alla signora «bene, grazie lo stesso, può andare»
E, prima che potesse avere tempo di rispondere, la donna venne sbattuta fuori dalla stanza con tanto di porta chiusa in faccia da parte del tanto garbato Sherlock Holmes. Un pacchetto completo, insomma.
«Beh, allora... Io dormo sul pavimento» disse John per rompere il ghiaccio, ma Sherlock lo interruppe.
«No. Quelle chiazze e i molteplici residui di polvere indicano che il pavimento è stato pulito sei mesi fa l'ultima volta e potrebbe contenere diversi germi, alcuni dei quali letali per la tua salute. Dovrai dormire sul letto.»
«Intendi... Con te?» fece John stupidamente e sbattendo le palpebre manco fosse un gufo.
«Il materasso è abbastanza grande per entrambi e, dato che non sembra esserci la presenza di un divano, temo che questa sia l'unica soluzione» disse Sherlock, levandosi il cappotto ed iniziando a slacciarsi la cravatta.
John restò lì imbambolato per quelli che sembravano secoli, ma che in realtà erano solo pochi minuti.
Stava per dormire nello stesso letto di Sherlock Holmes. Perfetto.
«Stai pensando troppo. È fastidioso.» ruppe il silenzio il diretto interessato, infilandosi il pigiama ed occupando una parte del materasso, dandogli le spalle.
John sospirò, prima di togliersi anch'egli la giacca e prendere il pigiama dalla valigia.
«Io penso quanto mi pare» borbottò, infilandosi sotto le coperte e dando le spalle al compagno.
Ci volle molto tempo prima che potesse finalmente prendere sonno, sentendosi osservato per un attimo, prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

Il giorno dopo, fu il violino di Sherlock a svegliarlo.
Il dottore si stropicciò gli occhi, sentendo la melodia a cui si era ormai abituato rimbombargli nelle orecchie. Dopodiché si mise a sedere sul letto ed il suo sguardo venne attirato dalla figura Sherlock Holmes intento a suonare, con gli occhi chiusi, davanti alla finestra spalancata.
«Buongiorno, John» fece il detective, non accennando a smettere di suonare.
«Giorno anche a te, Sherlock» rispose John, sbadigliando ed alzandosi dal letto.
Si guardò intorno, accorgendosi vagamente che la stanza sembrasse leggermente più grande alla luce del sole.
Oltre all'armadio, un tavolino in legno occupava il centro della stanza ed era ricolmo di quelli che suppose dovevano essere giornali.
«Che ore sono?» fece, stropicciandosi ancora una volta gli occhi.
Sherlock non gli rispose, ma smise di suonare, voltandosi a guardarlo. Non si sarebbe mai abituato a quegli occhi.
«È ora di muovere le chiappe, dottore.» rispose il detective, riposando con cura il violino ed infilandosi il suo amato giubbotto di pelle. «La vacanza ha inizio.» 

Detectives in Beacon HillsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora