Opera di Luca Simonetti 31/05/2016

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  La chiave

Il suo ricordo vagò e finì al giorno in cui per la prima volta dalla sua finestrella aveva visto quel cancello aprirsi. Leggende narravano che solo una chiave esistesse e quell'unica chiave l'avrebbe posseduta una giovane fanciulla le cui forme si diceva fossero quelle di un angelo. Si raccontava, che la sua voce fosse più melodiosa del canto degli usignoli e che i suoi occhi fossero stelle prese dagli dei e incastonate nel suo dolce viso.

Aveva visto spesso gente passare davanti a quel cancello. Nessuno si fermava, perché a lui non piaceva alcuno di loro, ne era quasi infastidito. A volte si fermavano a chiaccherare con lui, ma dopo poco tempo in un modo o nell'altro tutti venivano scacciati. Uno solo riuscì a non farsi scacciare e restò lì per molto tempo ed è ancora lì ad aiutarlo giorno dopo giorno.

Le mura si stagliavano altissime davanti alla sua dimora. Nulla e nessuno poteva superarle: erano invalicabili. L'unica entrata era quel cancello che, sbarrato sin dall'alba dei tempi, non permetteva ad anima viva di entrare. Lui lo osservava ogni giorno, speranzoso che il possessore della chiave un giorno arrivasse.

Ed ecco che infine il giorno arrivò. Il giorno che tanto aveva agognato negli anni di prigionia in quel nero castello. Arrivò di fronte al suo cancello e lui preparò per lei tutto ciò che la sua immaginazione riusciva a concepire. Le dedicò tutto ciò che la matita nella sua mano fosse mai stata in grado di creare. Si decise infine e quella dolce figura di sole e smeraldo aprì il cancello. Lo fece con la dolcezza che si vedeva solo negli angeli. Ma non entrò, non lo fece mai, semplicemente sfondò l'unico scudo che proteggeva la sua dimora dalle avversità dell'esterno.

Lui si sentiva al sicuro chiuso là dentro, ma ora che la possidente della chiave era arrivata sentì il bisogno di uscire dal suo guscio. Non era così male in realtà, ora che era in sua compagnia. Passarno dei giorni felici assieme. Era dunque giunto l'epilogo di quella lunga priogionia. Ma così come era arrivata come un dolce angelo si tramutò infine in bestia e chiuse nuovamente il cancello improgionandolo. Poi prese la chiave e la lanciò lontano. Se ne andò. Senza una parola. Senza spiegare il perché. Era tutto finito. Ma ormai il cancello era stato aperto e lui aveva visto com'era là fuori e non voleva perderlo. Si aggrappò con tutta la forza, ma quello che prima era uno scudo per proteggerlo diventò la sua prigione.

Le sbarre gli permettevano di vedere la felicità degli altri, ma impedivano a lui di esserlo allo stesso modo. Tutto era finito, il cancello chiuso e la chiave smarrita. Cercò di ritrovarla ma non ci riuscì, non bastò un tuffo nel lago, non bastò nemmeno cercare il nuovo possidente, perchè oramai aveva provato qualcosa di superiore, e tutto ciò che trovava non era comparabile.

Sedette alla sedia della sua stanza e attese. Là fuori la luna e le stelle a ricordargli che c'era ancora la luce, ma non per lui ormai incatenato di nuovo alla sua oscura fortezza. Sentiva la necessità di uscire, ma la paura di ritrovare in qualcuno la bestialità di quel grazioso angelo lo fece tornare sui suoi passi.  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 07, 2016 ⏰

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Cantami O Diva dei giorni 24/05 e 31/05 del 2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora