Come ogni giorno, da ormai 6 anni la mia vita è monotona e buia.
Solita casa, solita "amica", solito tragitto casa-scuola, solito pranzo, soliti lividi...
Ora vi chiederete perché?
Perché mi la mento di tutto?
Vi spiego la mia storia.
Mi chiamo Elisa, ho 17 anni, sono figlia unica.
6 anni fa mia nonna paterna morì, uccisa da mio nonno paterno.
Da quel giorno mio padre si prende gioco di me, sia fisicamente che verbalmente, non si capisce ancora perché.
Sono vittima di bullismo, vengo presa in giro, ma non troppo.
È da 6 anni che mio padre non mi lascia uscire con le amiche, anche perché mi vieta di averne.
Non mi lascia fare niente, mi tiene chiusa in casa, e quando è agitato mi picchia.
Mamma sa di tutto ciò, ma ha paura di ribellarsi, in quanto mio padre potrebbe arrivare a uccidere qualcuno.
Oggi è una mattina come tutte, mi alzo con mio padre che mi urla che sono una fallita e che faccio schifo.
Prendo dei leggins neri e una felpa enorme, non mi vergogno del mio corpo, ho anche un bel fisico, ma preferisco non far vedere i lividi.
Non faccio colazione, prendo due euro per le macchinette e mi incammino verso scuola con le mie cuffie, ascoltando le solite canzoni.
Dopo 5 minuti di cammino ecco davanti a me quell'enorme edificio, che per tanti può essere una prigione, per me è un sospiro di solievo, anche se non mi piace studiare e sono stata anche bocciata.
Sempre a testa bassa entro in aula, e subito sento Luke, seguito dai suoi amici, che fa una battuta, ma alzo le spalle e mi vado a sedere al mio banco.
Prendo il mio quaderno e con una matita inizio a tracciare schizzi di sagome nere, pronta a affrontare 6 ore in completa pace e solitudine.
A disturbare i miei pensieri è la preside, che entra in classe affiancata da un ragazzo.
"Lui sarà un vostro nuovo compagno di classe, è stato bocciato due volte, e dopo aver lasciato la scuola ha deciso di ricominciare." Annunciò sorridente.
La preside esce dalla classe e la prof. di latino dice:" mettiti pure dove vuoi, ah scusa, come ti chiami?"
"Stefano Lepri" sussurró il ragazzo con un sorriso.
"Beh sfigatello, a 21 anni ancora in terza liceo, puoi sederti vicino all'altra sfigatella bocciata" urla Luke scatenando una risata generale.
"stia zitto Brooke" lo rimprovera la professoressa.
Il ragazzo, che non avevevo nemmeno guardato più di tanto si siede di fianco a me.
"Piacere, Stefano" sussurra.
Non rispondo, mi limito a guardarlo.
Ciuffo biondo con capelli castani, occhi marroni tendenti al verde, un sorriso fantastico, beh, niente male.
"Piacere, Elisa" rispondo insicura.
Passo le prime tre ore a disegnare, senza degnare il moro di uno sguardo, in fondo, aveva 20 anni, per quanto ne so io poteva anche essere un maniaco sessuale.È suonata la campanella, segno che c'è la ricreazione.
Metto tutto apposto nel mio zaino e mi dirigo verso le macchinette per comprare un panino.
Esco dall'aula e il moro mi segue, non ho voglia di parlare con nessuno, in fondo lui non potrebbe capire quello che passo.
Arrivo alle macchinette e per mia gioia trovo Luke che mi prende per la manica della felpa e mi porta in una stanzina buia, mi tira un calcio e mi lascia li.
Mi rannicchio in un angolo e inizio a piangere, da sola, in silenzio, come sempre.
Quando sento la porta aprirsi, e un ciuffo biondo comparire dietro essa.

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I'm not a hero||STEFANO LEPRI
ФанфикChiamalo colpo di fulmine o come ti pare, ma da quando l'ho vista è diventata il centro di tutto.