CAPITOLO 20

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-CAPITOLO 20-






Davina era stata chiara; bisognava portare Allison a casa perché lì non poteva aiutarla e sembrava che lei fosse l'unica capace di farlo. Dopo quella specie di crisi non aveva più ripreso conoscenza e da tre giorni se ne stava addormentata in quel letto d'ospedale. I segni vitali stabili rendevano la situazione confusa per i medici ma per chi con le cose strane ci aveva a che fare da sempre era chiaro che non si trattava di una questione fisica.

C'era qualcosa che non andava nella cacciatrice e facendo due calcoli era certo che avesse a che fare con quella esperienza in mano alla strega da cui Marcel l'aveva salvata giusto in tempo.

Solo che nessuno di loro sapeva cosa fosse esattamente.

Davina aveva provato a mettersi in contatto con lei tramite una sorta di incantesimo ma i medici che continuavano ad entrare ed uscire interrompendola continuamente non le avevano permesso di finire e quindi si erano presentate due possibilità. Invece di chiudersi nella stanza a chiave e soggiogare metà dell'ospedale avevano deciso di portare Allison a casa dove potevano aiutarla senza dover dare spiegazioni.

Ora infatti la donna se ne stava adagiata sul letto di Elijah, circondata dalla famiglia Mikaelson e da alcuni altri vampiri e l'Originale elegante non le aveva lasciato la mano neppure per un attimo.

"Sono pronta" esclamò la strega accendendo l'ultima candela. "Ma avrò bisogno di un po' di spazio."

"Io non mi muovo neppure di un millimetro" le fece sapere Elijah senza neppure guardarla. E così fu Klaus a cederle il posto per farla sedere accanto al corpo addormentato della sua amica.

"Coraggio Allison" mormorò la ragazza prendendole una mano. "Mi devi ancora un gelato" sospirò e poi parlò. "Destruccive glas stav enfala. Destruccive glas stav enfala anima."

Chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì si ritrovò in un posto buio. C'era odore di sangue e alcuni sussurri rompevano il silenzio. Non vide subito Allison ma poi finalmente le poggiò gli occhi addosso. Era in un angolo, le ginocchia al petto e canticchiava una specie di canzone dondolandosi avanti e indietro.

"Allison" la chiamò avvicinandosi piano. "Allison, hey!"

La donna smise di canticchiare e alzò gli occhi. Le ci volle qualche secondo per mettere a fuoco o forse per capire se stava realmente succedendo e poi fece sgranò gli occhi. "Davina..." sussurrò. "Cosa ci fai qui?"

"Sono venuta ad aiutarti."

"Non puoi aiutarmi, nessuno può. Persino io ho smesso di lottare" Allison si guardò intorno. "Devi andartene via prima che prenda anche te."

"Chi?"

"Non chi, cosa. Questa... oscurità ti cambia Davina, ti afferra come con delle mani e ti trascina via fin quando tutto ciò che riesci a sentire è paura e niente di più. Vattene via, ora."

"No" Davina scosse il capo. "Non senza di te. Un frammento della tua anima è bloccato qui da qualche parte ma posso aiutarti, fidati di me ti prego."

L'altra sembrò rifletterci un istante, poi afferrò la mano che Davina le porgeva e si mise in piedi.

****

Allison gemette, chiuse gli occhi mentre il respiro diventava affannoso sotto le spinte decise ma gentili dell'Originale. Quelle labbra che le baciavano il collo, l'incavo tra i seni, la bocca... lasciavano il fuoco al loro passaggio. I gemiti si rincorrevano nel silenzio della stanza, il freddo che aveva sentito camminando scalza fino al piano di sotto era sparito, lasciando il posto ad un caldo innaturale che le aveva avvampato le guance.

A blast from the pastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora