Il loro più grosso problema era sempre stato " comunicare ".
Un verbo conosciuto e utilizzato dalla stragrande maggioranza degli esseri viventi, ma che qualcuno, per dispetto a lei sicuramente, aveva volutamente dimenticato di inserire sotto la lettera C del vocabolario degli Uchiha.
In realtà cominciava a pensare che oltre ai verbi tacere, borbottare o in casi estremi rispondere e controbattere sinteticamente, il vocabolario del Clan più contorto della storia di Konoha non prevedesse altro. Considerando che la lunghezza media delle frasi che lui pronunciava andava dalla semplice esclamazione monosillabica alle tre, barra quattro parole scarse, il suo lessico era facilmente catalogabile in una pagina. Il resto erano idiomi pressoché incomprensibili che anche la buon anima di Itachi avrebbe fatto fatica a interpretare.
Partendo proprio dalla lettera C , l'unica parola realmente significativa era " Clan " . Il maledetto clan con il suo stramaledettissimo ventaglio che era costretta a ricamare persino sui boxer. Sotto la N si annoveravano parole come " noiosa " e " no " : la prima era la sua preferita, le aveva dato quell'appellativo in tenera età e anche adesso che erano cresciuti soleva chiamarla con quel tenero vezzeggiativo. Sotto la I : " incapace " e " inetto ", in pratica chiunque non fosse lui . La B poi era dedicata totalmente a Naruto " Baka " e " Babbeo " e anche la D di" Dobe " e la T, " Testa quadra ", che racchiudeva in una sola volta, straordinariamente, un sostantivo e un aggettivo. Sotto la lettera V, la parola che aveva condizionato tutta le scelte della sua vita: " Vendetta ". La H, rappresentava l'ultimo suo delirio di onnipotenza quando, giunto sul campo di battaglia aveva comunicato con una presunzione e una tranquillità da camicia di forza che sarebbe diventato " Hokage ", pretendendo che tutti i presenti capissero che tutti i nukenin che vogliono distruggere il villaggio sognino in realtà di diventarne il capo e accogliessero la notizia con un ovazione.
Tuttavia il suo lessico era ricco di esclamazioni e versi unici : " Tsk " ," Tze ", " Mh " , quest'ultimo ripetuto due volte quando voleva far credere di stare ad ascoltare un qualsivoglia discorso che ritenesse inutile.Per non parlare della mimica facciale pressoché inesistente. Se non fosse che considerava il suo viso tra i più belli e interessanti dell'intero Villaggio o meglio dell'intero universo l'avrebbe potuto apostrofare come intellegibile e inespressivo, al pari di una testa d'alce attaccata al muro di un capanno di caccia.
Anche in questo caso, c'erano delle rare eccezioni che vivendo a contatto quotidianamente aveva scoperto e registrato nella sua memoria. Nella sua top list in ordine vi era :" lo sguardo da pazzo omicida", il suo preferito; glielo aveva regalato un paio di volte, mentre tentava subdolamente di ucciderla." Il sopracciglio sinistro alzato", la sua unica espressione di stupore o disappunto, solitamente accompagnato da una delle esclamazioni prima elencate. " Lo sguardo da bel tenebroso" che adottava nei momenti di riflessione o quando si perdeva nei suoi pensieri più tormentati che a suo parere la maggior parte delle volte lo portavano a pensare a quante cose stupide avesse fatto, o almeno se lo augurava." Le mani intrecciate davanti alla bocca" : attenzione!!! Piano malefico in corso di elaborazione.Analizzando le labbra, infine, considerando che non le usava per parlare, né per sorridere, se non fosse per quell'odioso ghigno che talvolta le faceva leggermente incurvare e che solitamente non prometteva nulla di buono, potevano considerarsi come quelle di Kakashi... invisibili a molti.
Non era solito ridere. L'unica risata che riusciva a ricordare era quella satanica nel Paese del Ferro che aveva ovviamente cercato di rimuovere dalla sua mente. Spesso si limitava a sbuffare o a utilizzare il suo ghigno mostrando quel briciolo di ilarità che si nascondeva dietro a quell'apparente facciata da musone depressoide.
Si chiedeva spesso cosa l'avesse spinta a innamorarsi di lui. Lei che era il suo esatto opposto : solare, logorroica e rumorosa.
In termini prettamente medici Sasuke risultava un sociopatico disadattato con tendenze alla schizofrenia e alle manie di persecuzione. In pratica un intero tomo di psicanalisi comparata in un unico uomo.
" Pensi di rimanere lì a fissarmi ancora per molto? " le chiese distrattamente con tono fermo, quasi alterato.
Nove parole. Aveva usato nove parole. Uno di quegli eventi da segnare sul calendario come quando a tuo figlio nasce il primo dentino o inizia a camminare.
Nove parole. Un record assoluto nelle ultime settimane o forse nell'intero mese.
Se avesse avuto una cartella clinica sottomano avrebbe riportato questa nota " Il soggetto ha pronunciato una frase di senso compiuto composta da nove parole " . Il problema era che se anche Sasuke si fosse autoinferto un elettroshock con il suo chidori, non vi era la certezza che tornasse normale.
Normale... che aggettivo sopravvalutato! Avendo a che fare con lui non sapeva più cosa significasse la normalità. Lui era l'anormale per antonomasia, l'eccezione che conferma la regola.
Talvolta credeva che fosse lei la psicopatica e non lui.
Lei lo aveva perseguitato in età infantile, tormentato durante l'adolescenza raggiungendo l'apice dell'umiliazione umana urlandogli piangente i suoi sentimenti per essere dolcemente tramortita e scaricata come una barbona su una panchina, inseguito in età quasi matura toccando anche in quel caso dei picchi di umiliazione non indifferenti e adesso era lì con un libro di anatomia patologica aperto sul tavolo della cucina da diverse ore che proprio non voleva saperne di farsi leggere e fissava la sua personalissima cavia da laboratorio, la sua Treccani umana della psichiatria che sedeva comodamente sul divano, assorto nella lettura di un rotolo, muto e immobile.
" Sakura " la chiamò senza neanche alzare lo sguardo. La sua voce profonda e dura, dolce musica per le sue orecchie. In molti pronunciavano il suo nome, ma non come lui. Lui aveva un modo unico.
" Mi stai ascoltando? " le chiese, trafiggendola questa volta con i suoi occhi neri come la pece.
Tre parole.
" Il soggetto dopo un inatteso miglioramento è regredito. "
" Ero sovrappensiero " gli rispose, ritornando a inchiodare gli occhi sul libro sopra il tavolo.
" Tsk " sibilò lui come nella migliore delle tradizioni.
" Esprimiti" lo invitò la rosa che aveva intrapreso la disperata missione di renderlo un individuo parlante.
Sasuke riavvolse velocemente il rotolo e lo posò sul tavolino del salotto.
" Se continui così non supererai mai l'esame " le disse con tono calmo che palesava tutto il suo disappunto per la sua scarsa concentrazione.
Già... l'esame maledetto di Tsunade.
Da quando la guerra era finita i cinque Kage avendo saggiato il brio dell'alleanza ninja erano stati colti dalla sindrome dei figli di fiori, esaltando in tutti i modi i sentimenti di fratellanza e unione.
Oltre a organizzare settimanalmente inutili feste per celebrare la fine della guerra, un mero pretesto per ubriacarsi e gozzovigliare, tranne per il kazekage che assisteva attonito alla decadenza degli altri quattro, avevano deciso di cementare ulteriormente i nuovi rapporti, relativamente amichevoli, con degli scambi culturali. Erano stati inviati a Konoha, quindi, dal Paese della Nebbia il medico personale del Raikage, Kato e il suo seguito di imbecilli spocchiosi convinti di essere i nuovi gotha della medicina ninja.
Kato aveva proposto di sottoporre i ninja medici di Konoha a una prova scritta e una orale per constatare la preparazione e Tsunade aveva stranamente accettato nonostante le rimostranze di molti. Ma in nome della fratellanza e dell'unione tra popoli era necessario questo sacrificio.
Trovava estremamente ingiusto che anche lei, un sennin, la detentrice dell'eredità del Quinto Hokage, fosse costretta come gli altri a partecipare a quella buffonata. Tsunade la convinse che avrebbe dato il buon esempio agli altri e che era di vitale importanza mantenere ottimi rapporti con gli altri Paesi data la fantastica esperienza che li aveva accomunati: la guerra mondiale.
Era assurdo come quell'evento appena terminato avesse scatenato tanti cambiamenti in tante persone,tranne in Sasuke,ovviamente.
Se non fosse stato per il toccante e inatteso discorso del Kazekage, un altro caso clinico salvato in corner da Naruto dalla totale follia omicidia, Madara avrebbe vinto a mani basse. Il rosso bambino prodigio era riuscito a convincere,all'inizio della guerra, non si sa come , gli ottantamila ninja kamikaze a superare gli odi atavici e le diversità diventando un grande famiglia di condannati a morte certa.
Tutti fingevano di amare gli altri, nebbia e pioggia, fuoco e acqua , uniti dalla vittoria sul cattivone di turno che poi in realtà era stato sconfitto da lei, Sasuke e Naruto... anzi per essere precisi da Sasuke e Naruto con qualche piccolo intervento da parte sua che non avendo discendenze divine come gli altri due, se l'era comunque cavata in modo decoroso.
Poi era avvenuto l'impensabile...
Lei sfinita dal combattimento, con il chakra ai limiti storici, era riversa per terra non riuscendo a muovere un muscolo.
Lui le si era avvicinato. Nell'occhio destro lo sharingan e in quello sinistro il rinnegan ancora attivi.
" Ecco. Adesso mi uccide e fa credere a tutti che sia stato Madara " aveva pensato.
Quando lui, dopo averla offesa e denigrata con ogni tipo di aggettivo e sostantivo ,dall'inutile alla debole passando per seccatura e impiccio, l'aveva sollevata e presa tra le sue possenti braccia. Dopo aver constatato con una certa esaltazione interiore che i suoi pettorali fossero come se li era immaginati, anzi meglio, la sorpresa per quel gesto la travolse tanto da farle esclamare un " Sasuke-kun " schifosamente melenso e adorante che sapeva tanto di " Oh mio unico Dio e salvatore!!! " .
Dopo alcuni metri lui e il suo orgoglio smisurato avevano avuto un tracollo e una delle sue gambe aveva ceduto. Dopotutto aveva appena combattuto contro un pazzo furioso con poteri illimitati,quindi era anche plausibile che fosse provato.
Un altro " Sasuke-kun " meno melenso del primo, con una nota di ovvia preoccupazione , uscì spontaneamente dalle sue labbra.
La posò gentilmente per terra e si mise a sedere di fianco a lei con un braccio posato su un ginocchio.
Stranamente intorno a loro non c'era nessuno... erano tutti troppo presi a ringraziare i Kami di non essere morti o rinchiusi in un eterna illusione.
Neanche Naruto si vedeva all'orizzonte, impegnato a rimuovere le bende alla povera Hinata mummificata che nonostante fosse terminato lo Tsukuyomi non aveva ancora ripreso i sensi.
Erano soli, loro due. Seduti sulla polverosa e arida terra intorno Konoha.
" Ora o mai più " si disse Sakura e prendendo il coraggio a due mani iniziò a parlare.
" Sasuke-kun " ripeté per l'ennesima volta,ma con grinta e decisione. Anche se temeva che forse avrebbe potuto ammazzarla, per passare il tempo, prima di riprendere il cammino verso Konoha.
" Lo so Sakura " la interruppe lui con voce stanca e lo sguardo perso verso l'orizzonte.
" Cooosa, sa? " si chiese Sakura non cogliendo il significato di quelle tre parole che sembravano messe in fila a caso,giusto per dire qualcosa e bloccare il sermone sdolcinato che lei si apprestava a rifilargli.
In realtà era il suo modo per spiegare senza dilungarsi troppo,come nel suo stile, che era a conoscenza del fatto che i suoi sentimenti per lui non erano cambiati ,anzi erano maturati e che quello che era accaduto nel Paese del Ferro era stato un errore dettato dal suo scarso senno e la sua abilità innata a farsi manipolare. Sapeva che lei non aveva realmente intenzione di ucciderlo mentre lui le doveva delle scuse perché se non fosse stato per l'intervento di Kakashi e poi di Naruto,forse lo avrebbe fatto davvero. Il tutto racchiuso in quelle tre misere parole che neanche un interprete esperto sarebbe riuscito a comprendere.
Sakura, ormai esperta quanto, se non più di Naruto, dello strano modo di esprimere i concetti di Sasuke, riuscì infine a capire il loro significato.
" Meriti una possibilità di essere felice " buttò lì senza troppe pretese a testa bassa ,sperando che stessero parlando della stessa cosa.
" Sakura... guardami " le rispose voltando lo sguardo verso di lei.
Fu una frazione di secondo... i suoi occhi verdi incontrarono il suo sharingan e si perse nell'illusione da lui creata.
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Voce del Verbo Amare
FanfictionSeguito di " Io respiro ". Vediamo un po' se le cose tra Sasuke e Sakura sono andate come nell'illusione dell'Uchiha o se invece ha vinto la strenua ostinazione di Sakura. Una mia vecchia storia in fase di revisione. L'ho scritta molto prima della f...