Capitolo 2 - Ricominciare

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Finito il turno, Sakura decise di fare una deviazione nel quartiere Uchiha per sondare a quale livello di depressione fosse arrivato Sasuke. Di sicuro era riuscito ad entrare in casa e già era qualcosa: pensava di trovarlo ancora davanti l'uscio, immobile come un uccello impagliato. Le luci erano tutte spente e bussò per scrupolo sospettando che non fosse in casa,mentre in lei già si palesava il terrore che fosse andato via – di nuovo. Sarebbe stato anche logico: ogni qualvolta credeva di aver creato una parvenza di rapporto con lui, ecco che spariva.
Era successo dopo la foresta della morte, quando in preda al dolore del segno maledetto aveva trovato conforto in lei per poi lasciarla su quella panchina che fortunatamente Pain si era preso la bega di distruggere con sua immensa gratitudine e profonda soddisfazione. E adesso sarebbe stato lo stesso.
Tornò a casa colma di inquietudine e tristezza, due sensazioni arcinote quando si trattava di Sasuke Uchiha.
I suoi genitori avevano già cenato e la madre le aveva lasciato qualcosa sul tavolo. La guardò per un secondo, poi proseguì verso la sua stanza: il suo stomaco non voleva saperne di ingurgitare alcunché.
Si stese sul letto e le lacrime cominciarono a bagnare il cuscino.
Si chiese perché fosse così dannatamente sfigata e, piangente, si addormentò.
Fu risvegliata dal suono di qualcuno che bussava ripetutamente alla sua finestra.
Aprì gli occhi e intravide la sagoma di quello che sembrava un uomo.
Si avvicinò con un po' di inquietudine fino a riconoscere i due occhi neri che, in attesa, la guardavano dall'altra parte del vetro.
Aprì la finestra e lui rimase lì appollaiato come un corvo, mentre Sakura ringraziava tutti i Kami e ogni altro tipo di divinità per non averlo fatto andare via.
Come sempre, l'unica cosa che riuscì a pronunciare fu un " Sasuke -kun! " con il tono più solare e colmo di sollievo di cui era capace.
Ormai era un esperta nel pronunciare il suo nome. Oltre ad affibbiargli costantemente il kun, in segno di rispetto, aveva provato l'ebbrezza di sussurrare, urlare, biascicare e invocare il suo nome in molte occasioni, in ogni tipo di modo.
"Bambinesco e adorante" durante l'infanzia, "adorante e supplice" durante l'adolescenza( il supplice ovviamente si riferiva all'episodio della panchina) , con " finta durezza e mascherata adulazione " mentre il suo cuore si squagliava al solo pensiero di rivederlo in carne e ossa davanti ai suoi occhi nel Paese del Ferro, " stupore e felicità" quando era giunto sul campo di battaglia, " dolcezza " quando l'aveva baciata , " accondiscendenza " ogni qual volta faceva qualcosa di sbagliato – sorvolando su tutte quelle volte che aveva invocato il suo nome nei suoi sogni più belli e in quelli al limite dell'indecenza.
" Facciamo un giro " le disse a bassa voce. In realtà per come si era proposto sembrava un ordine. Imbambolata come una marionetta di Sasori, con un sorriso che sembrava quasi una paresi, Sakura ubbidì. Saltarono di tetto in tetto come due pipistrelli impazziti, visto che Sasuke quando le aveva proposto di fare un giro non aveva idea di dove portarla. Si guardava nervosamente intorno cercando un posto dove fermarsi.
Improvvisamente deviò verso destra, in direzione dell'uscita nord di Konoha, dove se ben ricordava doveva esserci "una" panchina. Con sguardo atterrito, appena giunto in prossimità del luogo dove un tempo " c'era " la panchina, constatò che al suo posto vi era un cratere di alcuni centimetri di diametro.
Sakura che per non perderlo di vista aveva perso completamente la concezione di spazio quando lui si fermò di botto per poco non gli andò addosso.
Lui senza pronunciare una parola indicò il cratere con un dito. Che nella sua lingua incomprensibile voleva significare " Lì una volta non c'era la panchina dove ti ho dolcemente adagiata dopo averti tramortito con un colpo alla nuca perché avevi osato cercare di fermare l'inizio del mio delirio? "
Sakura gli sorrise dolcemente.
Era stato carino a pensare di portarla lì, forse per cancellare il brutto ricordo legato a quella oscenità marmorea.
" È andata distrutta... purtroppo " gli spiegò lei, aggiungendo a malincuore quel "purtroppo " . In realtà la prematura dipartita dell'ecomostro non le era dispiaciuta affatto.
"Mh " borbottò lui che adesso non aveva davvero idea di dove portarla. Metà Konoha era andata distrutta e un cumulo di macerie non era di certo un posto consono per portarci una ragazza.
" Seguimi " lo invitò, notando il sopracciglio sinistro alzato, segno di disappunto.
Ripercorsero la strada in direzione opposta fino al grande ponte di legno che sovrastava il fiume.
In prossimità di una delle anse c'era una piccola spiaggetta un po' nascosta dove lei e Ino andavano a fare il bagno d'estate.
Sakura si buttò sull'erba fresca e profumata di rugiada, mentre Sasuke, rigido come non mai, rimase in piedi a contemplare lo scorrere del fiume. E così rimasero in silenzio ad ascoltare il delicato rumore dell'acqua che si infrangeva sulle pietre.
«Avevo quasi pensato che fossi andato via di nuovo.» Coraggiosamente Sakura gli espose la paura che l'aveva attanagliata fino alla sua improvvisa ricomparsa sul davanzale della sua finestra.
« Sapevo che l'avresti pensato» le rispose, indugiando un attimo con lo sguardo su un piccolo vortice di corrente che si stava sciogliendo nell'acqua.
«Ma sei qui» aggiunse lei con un sospiro, mettendosi seduta sull'erba.
«Sakura» la chiamò con la sua voce profonda, facendo poi una lunga pausa che le fermò la già scarsa saliva in fondo alla gola.
«Non penso di farcela» continuò lui.
«Aspetta un attimo. A fare cosa?» si chiese lei, iniziando a vagliare le ipotesi più drammatiche dove chi avrebbe sofferto sarebbe stata ovviamente lei medesima e il suo povero cuore che con tutti quegli alti e bassi rischiava di cedere da un momento all'altro.
« Cosa vuoi dire?» gli domandò, attendendo da un momento all'altro una mazzata tra capo e collo.
«Ricominciare.»
Breve, concisa e... astratta: una normale risposta di Sasuke che voleva dire tutto e niente.
Sakura pensò che con un poì di fortuna probabilmente lei potesse non c'entrare niente con quella faccenda e che il ritorno a casa di Sasuke doveva essere stato più traumatico del previsto.
Se durante i giorni in cui era stato in ospedale il suo comportamento poteva averlo fatto apparire strambo, adesso sembrava suonato di brutto.
Sakura finalmente riuscì a deglutire.
Sapeva che con lui la strada sarebbe stata in salita ed era pronta a tutto pur di non far avverare la sua premonizione da fattucchiera.
Si alzò e avvicinatasi a lui si fermò a pochi centimetri di distanza.
«Io sono qui Sasuke-kun e sai che farei qualsiasi cosa pur di farti stare bene» gli mormorò, stringendo un lembo della sua maglietta tra le mani e riflettendo sul fatto che quello che aveva appena detto ricordasse vagamente un'altra frase che aveva pronunciato anni prima che recitava pressappoco così : " Renderò i tuoi giorni felici e spensierati ".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 25, 2016 ⏰

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