1 - Ricordare

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Come nella profezia dell'aruspice Uchiha, i giorni successivi alla fine della guerra furono molto impegnativi per Sakura. Il campo medico traboccava di feriti più o meno gravi, tra cui uno particolarmente esigente. 

Ciò che l'oracolo non aveva previsto, infatti, fu che Sakura, non solo fosse oberata dagli impegni imposti dalla sua figura, ma fosse continuamente chiamata al capezzale di uno degli eroi di Konoha dalle dieci alle quindici volte al giorno, il quale, sempre in virtù del suo smisurato orgoglio incaricava qualunque essere vivente che avesse la sfortuna di transitare per la sua tenda di trovarla e mandarla da lui.
Inizialmente temendo per la sua salute, si precipitava nella sua tenda con il cuore in gola. Con il tempo e le sue cognizioni in campo medico aveva compreso che le sue urgenze non erano dovute alle ferite, ma all'insofferenza di stare da solo e soprattutto con se stesso in una squallida tenda da campo. La qual cosa fece provare a Sakura una sorta di compiacimento, sentendosi importante e necessaria, finalmente, per lui. Tuttavia non poteva trascurare i suoi pazienti e capito il trucchetto aveva cercato di non assecondare la sua ennesima stranezza. Dal niente al tutto in un secondo... questo era Sasuke Uchiha.

Incutendo anche un certo timore, a causa del suo passato da vendicatore, assassino, nukenin, psicopatico, i malcapitati talvolta giravano ore ed ore alla ricerca della dottoressa Haruno. In alcuni casi era stata fisicamente placcata per aver tentato una fuga strategica. L'apice di questa follia si raggiunse quando, durante una visita, Sakura vide arrivare uno scodinzolante Pakkun, uno dei cani ninja di Kakashi, che con la sua voce baritonale che poco si addiceva alle sue piccole dimensioni, le comunicava che un certo matto,lo definì proprio così, necessitava della sua presenza. Aggiungendo poi un "immediatamente " che le fece ribollire il sangue e quasi amputare di netto una falange al povero paziente.
L'aveva fatta fuori dal vaso. Non poteva continuare a distoglierla dal suo lavoro e farla scapicollare da lui ogni qual volta ne sentisse l'esigenza. Si incamminò verso la sua tenda decisa a farlo ragionare in qualche maniera, anche se trattandosi di lui, la parola ragionare era un po' azzardata. Avrebbe cercato di persuaderlo ( meglio ) che il suo atteggiamento oltre che infantile, le stava facendo venire un esaurimento nervoso.
Scostò violentemente il telone che fungeva da porta e... tutti i suoi ottimi propositi andarono a farsi benedire.
Lui era seduto con lo sguardo perso tra le lenzuola bianche del letto.
Sakura si chiese quale lotta interiore stesse combattendo.
Alzò lo sguardo e lo rivolse a lei che, ancora sulla porta, stava cercando di ricordare perché pochi minuti prima fosse in collera con lui.
Nei suoi occhi non vi era più quella patina oscura di odio e vendetta che li aveva caratterizzati sin dalla sua infanzia. Sembravano... svuotati.
Scuri e misteriosi come il mare di notte: al di sotto c'è lo stesso fondale che si vede limpidamente durante il giorno, ma non riuscirlo a vedere crea il timore del nulla e hai paura di perderti in quel buio.
Dentro di lui, da qualche parte, c'era ancora un bambino impaurito,ma l'oscurità in cui aveva vagato in quegli anni lo aveva spedito nel posto più recondito del suo essere. Adesso che tutto era finito, cercava di riemergere prepotentemente mettendolo di fronte a tutti gli errori, i rimpianti e i rimorsi derivati dalle scelte che aveva fatto. Stava cercando di ricordargli che, un tempo, anche lui era stato umano e aveva provato dei sentimenti diversi dall'odio.
Sakura si avvicinò al suo letto con passo lento, sotto il suo costante e attento sguardo.
" Quell'inetta dell'infermiera mi ha fasciato male la gamba " le comunicò stizzito, indicando le bende palesemente rimosse e risistemate malamente che avvolgevano il suo arto sinistro.
Sakura fece un profondo respiro di accondiscendenza. Una fascia messa male, un mal di testa improvviso, ogni volta aveva una scusa diversa. Probabilmente se le avesse semplicemente detto " Sakura, ho bisogno della tua presenza " sarebbe stato in primis meno ridicolo e forse lei avrebbe ritagliato autonomamente del tempo da trascorrere con lui.
Ma il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso un simile slancio nei suoi confronti. Era più semplice terrorizzare mezzo ospedale che dirle la verità.
La rosa, quindi, si apprestò a ripristinare la fasciatura.
" Tsunade ha detto che domani potrai uscire " gli comunicò con un sorriso, spiando di sottecchi la sua reazione.
" Mh " borbottò senza aggiungere altro.
Sakura sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi ed era consapevole del fatto che lui probabilmente non avesse nessuna voglia di ritornare in quella casa che straordinariamente era sopravvissuta in ordine a un attacco della volpe, un esplosione di Nagato e a una guerra mondiale ninja.

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