Prologo.

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Luci. Tante, troppe luci.
Rumore di clacson, l'abbaiare dei cani, i freni delle auto.
Palazzi altissimi mi circondano. Mi sento un po' in prigione... Mi manca l'aria.
Era troppo per crederla vera;così complicata, immensa, insondabile.
E così bella, vista da lontano: canyon d'ombra e di luce, scoppi di sole sulle facciate in cristallo, e il crepuscolo rosa che incorona i grattacieli come ombre senza sfondo drappeggiate su potenti abissi.

Non riesco ancora a crederci, sono a New York. La grande mela. La città che ha fatto da set cinematografico a migliaia di film. Credo di avere gli occhi a cuoricino.
È immensa, indomabile. Mette anche un po' di soggezione. Per chi come me viene da Dallas questa città è indescrivibile.

Siamo bloccati nel traffico, il tassista è leggermente irritato da questo.
Per quanto trovi attraente persino il traffico cittadino spero che si smuova tutto in fretta le audizioni iniziano tra poco e prima arrivo prima finisco.

Sono esattamente le sei della mattina.
Ringraziando il cielo sono riuscita a dormire in aereo, sono letteralmente crollata.

Mangiucchio una barretta al cioccolato mentre continuo a guardare meravigliata tutto ciò che è al di fuori di quel taxi.
Sarà anche prestissimo, ma le strade sono già affollate. New York è la città che non dorme mai.

Mando un messaggio a mia madre avvertendola di essere viva e vegeta prima che gli prenda un infarto e scatto qualche foto subito dopo.

<< Signorina siamo arrivati alla Juilliard >>
Scendo immediatamente dall'auto e respiro a pieni polmoni.
Ancora non ci credo.

Mi giro verso l'enorme edificio che mi si presenta davanti.
Ha un tocco ultramoderno, credo abbia una pianta rettangolare. Le pareti sono quasi completamente assenti e sonotituiti da enormi vetrate.

Pago l'uomo, che durante il viaggio ho scoperto si chiamasse Peter, e con il suo aiuto porto i miei pochi bagagli (una valigia e due borsoni) all'ingresso dove due ragazzi li prendono per sorvegliarli.

<< È qui per il provino? >>
Mi chiede un ragazzo biondo con gli occhi blu. È molto alto... Bhe non che ci voglia tanto a superarmi data la mia bassa statura.

<< Si, sai dove posso segnarmi? >>
Mi sorride. Leggo sul cartellino, che ha attaccato al giacchetto, il suo nome:
Luke Hammings.
<< Certo. Segui il corridoio, ed entra sulla prima a destra. Troverai una signora ad un banco, chiedi a lei >> ringrazio con un sorriso e seguo le indicazioni di quel ragazzo.
Ecco davanti a me una signora dai capelli biondo cenere. Ha un paio di occhiali poggiati sul naso allungato, lo sguardo è rivolto a delle carte che sta compilando.
La saluto ma non mi calcola proprio, perfetto.
Mi da un foglio da compilare e successivamente un numero che devo attaccarmi ai vestiti che uso durante le audizioni.
Il 253.
Mi lascia inoltre un foglio dove vedo che la prima audizione che avrò sarà danza classica.
È ora di prepararmi.
***
È passata un'ora e un quarto. E ancora ci sono due ragazze prima di me.
Sono preoccupata... Delle ragazze che sono entrate precedentemente sono uscite pochi minuti dopo in lacrime.
Forse sono più severi di quanto immaginassi.
<< 251 >> la ragazza con i boccoli neri che ho iniziato ad osservare circa dieci minuti fa, sbianca.
Non credo si senta molto bene...
Il rumore del telefono mi distrae da quella ragazza e appena vedo il nome mi si scalda il cuore: "Denny"

<< Ei fratellone, ti stai annoiando senza di me? >> rispondo immediatamente.

<< Sorella, non sai che pace sto vivendo in questo momento non avendoti qui. Il suono della tua voce quasi mi disturba >>
Scherza ridendo

<< Bhe, allora potevi anche non chiamarmi >> mi fingo offesa.
Vedo passarmi davani la ragazza dai boccoli neri in lacrime che scappa verso l'uscita.

<< Lo sai che ti voglio un mondo di bene, allora le audizioni? >>
<< Denny ancora non ho iniziato. Manca poco... Ho paura. >>
Parlare con mio fratello mi fa ricordare il motivo per cui mi trovi qui e questo mi agita più di quanto immaginassi.

<< Forse ho sbagliato a chiamarti... >> lo immagino mentre si gratta la nuca in imbarazzo e assottiglia gli occhi.
Sorrido involontariamente.

<< No, mi ha fatto piacere sentirti. Sono solo agitata. Ora passa. >> cerco di convincermi ma non funziona un granché.

<< Sta tranquilla, andrà bene. E se non ci riesci non fa niente. Ci arrangeremo come abbiamo sempre fatto >>

<< Denny quei soldi ci servono lo sai meglio di me >>

<< Non pensare ad entrare solo per i soldi, fallo per te stessa tesoro mio. Almeno oggi >>

<< Okay... Prega per me >>
Lo sento sorridere mentre mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo.

<< 253 >>
<< Tocca a me Denny, devo andare >>

Attacco senza aspettare la sua risposta.
Infilo velocemente le punte e mi avvicino alla porta, pronta per l'inizio di una mia possibile carriera nella grande mela.

Qui siamo a New York: se ce la fai qui, ce la puoi fare ovunque.

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