Chapter fourteen. • These teenagers are on fire. •

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Canzoni per il capitolo:

Coldplay: Fix you.

"So what is he? Mad?"
"Is there anyone in this world who isn't?"

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Come faccio a farmi coraggio, adesso? Come affronto zia Sandy, dopo che mi ha spudoratamente sbattuta fuori di casa? Sono seduta sul mio letto, con la testa tra le mani, concentrandomi sui miei respiri lenti e cercando di tenerli a bada. Respira, Hazel, respira. Puoi affrontarlo, puoi. Controllo l'ora: le tre e dodici del pomeriggio. Sandy non è in casa, quindi è sicuramente a lavorare nel negozio di animali. Non dovrebbe tornare prima di cena, ho tutto il tempo per pensare a cosa fare. Prima, però, vorrei sperare di poter mettere qualcosa sotto i denti. Scendo dal mio letto e mi dirigo in cucina, a passi lenti, come se improvvisamente mi sentissi un'intrusa di quella che per anni ho creduto casa mia. Scendendo le scale, mi rendo conto che non c'è un posto in cui io possa realmente sentirmi a casa, perché non c'è nessun posto in cui io riesca seriamente a sentirmi protetta ed amata. Apro il frigo e mi meraviglio di trovarci al suo interno del cibo, del cibo vero ed anche di bell'aspetto. Allungo una mano verso la macedonia, ma vengo attirata poi da un dolcino alla crema e gelato. Ci sono anche delle bevande e, molte, ma molte, birre. Arriccio il naso, richiudendo l'anta del frigorifero ed aprendo gli armadietti sopra la mia testa: cereali, biscotti, burro d'arachidi e marmellata alla pesca. Scuoto la testa, iniziando a credere di aver sbagliato casa. Sandy non compra mai tanta roba, e non la posiziona mai al posto giusto, a meno che... No, non può essere vero. Non succede da mesi, non può essere qui. Indietreggio, ripetendomi che sono solo delle coincidenze del cazzo. Prendo una fetta di pane e marmellata, la mangio velocemente ed elimino le tracce, per poi salire nuovamente su e farmi un lungo bagno per eliminare i segni di questa lunga giornata. Finisco per l'addormentarmi in vasca, ed è il suono del mio cellulare che squilla a farmi risvegliare. Fortunatamente ho chiuso gli occhi appena un quarto d'ora, altrimenti sarei morta d'ipotermia. C'è un messaggio e lo controllo subito. Ethan: "Scusami per oggi, ho dormito male e ieri ho litigato con i miei. Ricordo a malapena cos'ho fatto." Io: "Tutti hanno una giornata no, Ethan." Ed io ne so qualcosa! Ethan: "Immagino sia così." Io: "Stai meglio adesso?" Ethan: "Sono sotto controllo!" ed allega un pollicione che indica verso l'alto, giusto per evidenziare la sua affermazione. Decido di alzarmi dalla vasca, non ho più bisogno di stare in acqua quando un suo messaggio è bastato a farmi risanare. Circondo il mio corpo bagnato con un asciugamano, prendo una spazzola ed inizio a pettinarmi le ciocche bagnate. Un attimo dopo il cellulare squilla, lo afferro e rispondo col vivavoce: «Ethan?» «Ehi, Hazel. Non voglio rubarti molto tempo, voglio solo essere sicuro che vada tutto bene tra di noi dopo oggi.» «In realtà non so come definire il tuo comportamento di oggi, eri strano un botto.» Lui sospira, mentre io ne approfitto per vestirmi. «Era stanchezza accumulata allo stress. Non sono sempre così strano» usa un tono ironico, ma allo stesso tempo malinconico. Io mi corruccio, tirando su le maniche della maglia viola che ho indossato. È molto aderente, ho questa maglia da quasi un anno, non dovrebbe andarmi così piccola. Scopre la pelle sotto l'ombelico, che cerco di nascondere tirando su gli shorts neri, ma nulla da fare. Lego i capelli bagnati in una treccia e rispondo. «Uso questa stessa frase quando non voglio che gli altri si impiccino degli affari miei, e, per affari miei, intendo il perché io sia veramente strana. Se non vuoi parlamene, nessun problema, ma non liquidarmi come solitamente faccio io con la gente.» Ethan rimane per qualche secondo interdetto, poi sospira. «Non è facile per me, solitamente solo la mia famiglia e Cole mi vedono in queste condizioni, riesco a controllarmi e non sgarro mai con..» Con? «.. niente, lasciamo stare. Pensi di poter passare del tempo con me, stasera?» Abbasso le spalle, desolata, camminando verso camera mia. «Non posso, devo sistemare una faccenda in casa.» O devo semplicemente risolvere una questione: ho, o non ho, un posto dove vivere? «Lascia stare, sono stato stupido anche a chiederlo, suonava quasi come un appuntamento.» «Cosa c'è di tanto sbagliato nel chiedere un appuntamento?» «Gli appuntamenti sono sbagliati, Hazel. La gente si aspetta sempre troppo da un appuntamento: si veste bene, mangia bene, e alla fine se non conclude con un bacio o una scopata non si è soddisfatti.» Lo dice come se li detestasse. «Sono così tremendi?» «Sono ripetitivi, più che altro. I tuoi come sono?» Bella domanda. «Ho un piccolo record personale nel seguire una regola che cerco di non dissentire: niente appuntamenti. Ho un record di non appuntamenti che raggiunge quasi le stelle.» Ironizzo, alzando gli occhi al cielo per la mia ingenuità mentre sprofondo tra le coperte del mio letto. «Non sei mai stata ad un appuntamento?» «Non mi hanno mai invitata ad uscire, in realtà. Non pensare che io non abbia mai avuto un ragazzo però: ne ho avuti, parecchi, ma non sono durati abbastanza da chiedermi un vero appuntamento.» «Bisogna rimediare, non trovi?» «Punto primo: hai appena detto che non volevi suonare come qualcuno che mi stesse dando un appuntamento. Punto secondo: vuoi davvero rovinare il mio record, Ethan? Sei così spregevole?» Lui scatta in una risata sincera, che quasi mi scioglie. «Hai ragione, sono proprio un incoerente di merda, scricciolo. Facciamo che ti invito ad un non appuntamento?» Accenno un sorriso, incuriosita. «In cosa consiste?» «Semplice, è il contrario di un vero appuntamento: non ci diamo un orario preciso, quando sei d'accordo, mi chiami ed usciamo in quel preciso istante. Non importa cosa cazzo indossiamo, non dobbiamo vestirci bene. Niente fiori o cioccolatini, non aspettarteli.» Sembra divertente. «E a fine serata?» Lo sussurro in maniera divertita. Lui indugia un po', accenna una risata e lo immagino sorridere. «Niente bacio e..» «.. E niente sesso al terzo non appuntamento?» «Quindi pensi già che ce ne saranno altri dopo il primo?» «Puoi dirlo forte, Hank.» Sento la nuova serratura, al piano di sotto, venir forzata e la porta aprirsi così violentemente da sbattere contro il la scarpiera. Sobbalzo, col cuore in gola, stringendo il telefono in una mano. «Cos'è stato?» Ethan domanda, allarmato. «Nulla. Ora devo andare, a presto, Ethan.» Stacco la chiamata, balzando in piedi ed avvicinandomi alla porta della mia camera per udire al meglio i suoni provenienti dall'ingresso. «Cazzo! Cosa sono tutte queste scarpe di merda?» È proprio lui, lo sapevo. Non volevo accettarlo ma lo sapevo! Sandy è tornata insieme a quel bastardo di Paul, un odioso essere umano che di umano non ha nulla. Era più di un anno che non avevamo sue notizie, la lasciò ubriaca marcia sul marciapiede davanti casa e le rubò la macchina. Sandy provò a chiamarlo, andare nel giardino in cui lui aveva parcheggiato la sua roulette: ma niente, era sparito. Io e lui non siamo mai andati d'accordo, non da quando ha osato darmi uno schiaffo perché avevo accidentalmente fatto cadere un paio di birre. Non posso dimenticare quel palmo duro, pieno di calli e sporco contro la mia nuca. Finii a terra e mi feci malissimo al braccio, che andò a sbattere contro il bancone della cucina. Non riuscii a muoverlo per due settimane, a scuola dissi di essere caduta dalla vasca, dissi lo stesso ai miei amici: era troppo imbarazzante dover ammettere di condividere la casa con dei fuori di testa. Ora non ho il coraggio di rivederlo, di uscire dalla mia camera ed affrontare quell'uomo di merda. «Cristo, non ha nemmeno cucinato quello che le ho detto.. Puttana, quando torna.. E che me ne faccio di questo?» Borbotta tra sé e sé, in cucina, mentre io sono ferma con le spalle contro il muro di fianco alla mia porta aperta. Cosa devo fare? Posso davvero sopportare ulteriormente di restare on questa casa? Sento il rumore dei piatti che si sfracellano al pavimento, poi le ante degli armadietti si chiudono violentemente e lui passa con i suoi grossi piedi sui pezzi di vetro. Deglutisco, guardandosi in giro per la stanza, allungando una mano verso la maglia di Ethan ed uno zaino vuoto ai piedi del letto. Infilo tutto alla meno peggio in quel zaino: spazzolino, slip, magliette e qualche jeans. Torno verso la finestra di camera mia, sentendo gli occhi iniziare a bruciare al pensiero di dover vivere come un'intrusa ovunque io vada. Lo zaino va giù, sull'erba fresca, aspettando che io lo raggiunga ed evada nuovamente da un posto all'altro.

«Sei sicura di stare bene? Hai una faccia oggi. Secondo me stare vicino a quel tizio strano non ti fa bene, stai diventando come lui. Lo sai che oggi su SanGossip, parlavano tutti del suo bizzarro atteggiamento? Kylie Bennett ha addirittura giurato di averlo visto mangiare un topo morto..» Camryn mi sta dando le spalle, di fronte al suo specchio a sistemarsi trucco e capelli. Stretta nei suoi shorts attillatissimi, nel suo top scollato e con i sandali rubati alla mamma ai piedi. Continua a blaterare, parlando a vanvera di Ethan e di SanGossip che parla di lui. Cos'è SanGossip? Un gruppo online che conta si e no quaranta, se non di meno, studenti del nostro istituto che si divertono a sparlare degli altri. Camryn non poteva non farci parte, ovviamente. Ethan ha mangiato un topo morto? Certo che no. In quel gruppo si fanno solo girare voci stupide. Chi altro fa parte di quel gruppo? Perla Evans, e le gemelle Kristina ed Elicia. Prevedibili. Dopo Ethan, sono io l'argomento principale di quel gruppo. «Come fai a credere a tutto quello che leggi in quella merda di chat, Cam?» Stendo la cartina sottile che ho tra le gambe, prima di eseguire una linea precisa di erba naturale e tabacco. Aggiungo il filtro, lecco una parte della cartina, e poi arrotolo tutto. «Ethan è talmente strano, che potrebbe averlo fatto. Chi rompe una tela durante l'ora di arte? Sai quanto costano alla scuola? Mrs. Hoover lo avrebbe mandato in presidenza, ed invece, quando l'altro sfigato le ha sussurrato qualcosa, lei è stata comprensiva e lo ha lasciato andare!» Ruoto gli occhi al cielo, sistemando la canna tra le mani, chiudendola per bene. Camryn continua: «Vuoi sapere cosa pensano che sia? Hai presente Grimm? La serie TV? O Supernatural? Succedono molte cose paranormali in questa scuola, magari è un indizio, magari Ethan..» Lo sta pensando sul serio? «Quanto puoi essere stupida, Cam?!» Sbuffo, esasperata. Lei lascia stare i trucchi e si volta verso di me, imbronciandosi. «E allora cos'è? Pazzo?» «C'è qualcuno in questo mondo a non esserlo?» Stringo la canna tra le labbra, mi avvicino alla finestra e mi appoggio ad essa di spalle, con il fondoschiena contro il davanzale, accendendo con la fiammella dell'accendino l'involucro che ho in bocca. Inspiro i primi tiri, cacciandoli fuori dopo nemmeno qualche secondo. «Fumi da sola, stronzetta?» Camryn si siede sul davanzale della finestra, prendendo la canna dalle mie mani e facendone un bel tiro che rilascia lentamente creando un effetto di fumo denso intorno alle sue labbra. Scuoto la testa, riprendendo il fumo e creando una scia di cerchi perfetti fatti di nebbia grigia. «Sto per vedere Zach» enuncia lei, improvvisamente. «Zach? Il tuo ex?» Lei scrolla le spalle, annuendo. «È in città e passo a salutarlo.» «Johnny lo sa?» Lei si irrigidisce, facendo una smorfia con le labbra. «Non stiamo insieme, Haz, non devo dirgli tutto quello che faccio.» Ha ragione, ma ultimamente si vedono spesso, anche senza me e Rhett. Cam non è il tipo da relazione stabile, mentre Johnny non è proprio il tipo da relazione e basta. Lei è troppo socievole, a dirla tutta Cam sta un po' con tutti. Johnny è tranquillo, prende tutto alla leggera, non ha mai avuto una ragazza per meno di cinque mesi. Le faceva veramente entrare in fissa, e lui stesso ci metteva tutto se stesso in una relazione. Non che non sia il tipo da una botta e via, non fraintendiamoci, lo è, ma sa anche, al contrario di Cam, mantenere una relazione. «Ho solo pensato che dovrebbe saperlo, anche lui è tuo amico, magari ti dà qualche consiglio.» «Solo perché andiamo a letto insieme, non significa che io abbisogni del suo permesso per vedere un mio ex!» «Non volevo dire questo, Cam, smettila.» Le passo la canna, lei se la fuma velocemente e brontola. «Tutto questo non ha senso. Non posso semplicemente andare a letto con Johnny? Devo per forza essere una cazzo di brava ragazza ed avere una relazione con lui? Altrimenti? Altrimenti sono una troia.» La guardo, non cogliendo il suo momentaneo bipolarismo. Forse però, nel suo stupido sfogo, c'è un pizzico di verità. In fondo si comporta da adolescente, sfrutta l'opportunità di godersi la propria sessualità senza una relazione fissa. Quello che fanno molti ragazzi, maschi. E allora perché sembra così sbagliato? Sto per avvicinare nuovamente la canna alle labbra, quando ricevo un SMS sul cellulare. Lo sblocco davanti a Cam che, curiosa, osserva senza problemi. «È Rhett» annuncio, aprendo la sua chat. «Cosa dice?» Domanda lei, scendendo dal davanzale e tornando ad occuparsi dei suoi capelli scuri e morbidi con la spazzola. Continuo a leggere il messaggio di Rhett, boccheggiando, leggermente confusa. «Hanno.. Hanno dato fuoco alla discarica, hanno bruciato tutto. Tutto.»

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