Solo

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Solitudine.
Sempre soli.
È questo che siamo, esseri che interagiscono e cercano di sopravvivere al meglio.
Ma in fondo, siamo tutti piccoli frammenti di un meteorite che ci ha creato, unici si, ma che preferiscono vivere distaccati con i propri sentimenti, definendoci esseri "liberi". Ma cosa significa davvero libertà? Poter fare ciò che si vuole quando si vuole? O piuttosto poter esprimere ciò che si pensa senza paura del giudizio altrui ?

Sono queste le domande che mi tormentano, forse da ormai troppo tempo. Non si direbbe data la mia età, chiunque penserebbe che un ragazzino di diciotto anni, ormai prossimo ad essere un adulto autonomo, debba sottoporsi a ragionamenti e riflessioni contorte come queste.
Eppure non sono sempre così.
È la solitudine che mi cambia.
Quando sono solo riesco a comunicare di più con me stesso. È una sensazione orribile, perché è in quel momento che capisci cosa stai davvero facendo della tua vita. Mi sento vuoto, nonostante le innumerevoli cazzate che ho fatto nella mia vita e che mi hanno caratterizzato fin ora. Dovrei sentirmi vivo, libero, felice, eppure... È come se mi mancasse qualcosa, come se provassi un vuoto incolmabile che ogni giorno che passi si dilata sempre più.
Chi sono io? Cosa voglio realmente?

Mi sveglio, quando una luce improvvisa mi punta sul viso. I miei amici, ormai tutti sbronzi, ridono mentre mi fissano. È la festa per i miei diciotto anni e ora che ci penso devo aver bevuto qualche shot di troppo per ritrovarmi sdraiato in giardino.

Ho una farfalla poggiata in fronte. Penso che sia questo il motivo per cui tutti ridano, ma a scanso di equivoci, dopo averla scacciata con una mano decido di chiedere:
- Fra, si può sapere che cazzo succede qui?
-Bro mi spiace, ma dopo che hai chiuso Angy in quella stanza ti sei scolato tutta una bottiglia di vodka. Completamente ubriaco, ti sei spogliato e sei corso fuori. Quando ti abbiamo trovato eri sdraiato qui con quella farfalla in faccia, non potevamo non farti una foto- dice lui ridacchiando.
Ho un forte mal di testa e di certo il suo alito che puzza di alcool non aiuta.
-Beh, farete meglio a cancellarla, se ci tenete a vivere fino a domani- cerco di minacciarli, ma il mio stato penoso non mi fa incutere l'effetto di timore che speravo.
Fra, il mio migliore amico, mi fa indossare un paio di boxer neri e poi mi accompagna in stanza.
-resta qui e smaltisci la sbornia, che poi domattina i miei si incazzano se vomiti da qualche parte.- mi dice e con un cenno della mano se ne va. Sento la chiave girare nella serratura e una voce che non riconosco salutare il mio migliore amico.
Mi gira la testa, perciò decido di infilarmi a letto.
Noto qualcuno sdraiato nel letto e solo dopo qualche istante mi ricordo di Angy. L'avevo chiusa nella stanza con chissà quale idea in mente, poi, in preda alla foga della festa, me ne sono completamente scordato. E ora lei è lì, nel mio letto, con quella sua aria innocente che dorme. È bellissima in quel vestito rosso, senza spalline, lungo fino alla coscia, un po' più corto del suo solito modello di abiti.
Conosco Angy da quando mi sono trasferito qui, a otto anni. L'ho odiata dal primo momento in cui l'ho conosciuta. Anzi, più che odiata direi invidiata, perché lei era simpatica, la classica tipa amica di tutti, felice e spensierata, mentre io dovevo subirmi tutte le ingiustizie che Dio potesse creare. Beh, poi è arrivato Fra, il primo vero amico che abbia mai avuto, anche se è fatto un po' a modo suo. È lui che mi ha fatto entrare nella confraternita in cui mi trovo e, anche se probabilmente è questo che ha portato alla mia pessima reputazione, non me ne pento, anche se nell'ultimo periodo mi sento come se mi mancasse qualcosa.

Mi infilo a letto accanto a Angy e le accarezzo una spalla. Le poso un bacio sulla fronte e una scia sul collo. Vorrei tanto spingermi più in là, è così sexy...
"Ma scopatela quella verginella! Così la rimetti un po' a posto!" Mi diceva spesso Fra, riferendosi a Angy. Ma io mi sono sempre rifiutato.
Al contrario di ciò che si potrebbe immaginare vedendomi, non sono un puttaniere da quattro soldi che si scopa tutte le donne che incontra. Ho anche io una mia minima dignità e un codice morale, anche se non lo do a vedere, e una postilla dice che le ragazze pressoché innocenti, in questo caso Angy, non sono da usare come giocattolino personale. Ma stasera... Dio solo sa quanto mi sta venendo duro solo a vederla, non so quanto potrò resistere.
Decido di mettermi a letto e di provare a far finta di nulla. Cercando di non far rumore mi infilo sotto le lenzuola e le cingo la vita con un braccio. Mi addormento nel giro di pochi minuti. Dormo profondamente tutta la notte e mi sveglio quando sento qualcuno pizzicarmi un braccio.
-Lasciami, ti prego...- piagnucola.
Impiego un attimo a elaborare la situazione: sto ancora abbracciando Angy. Probabilmente lei si è svegliata prima di me e si è spaventata.
-Lucas lasciami!- dice agitandosi, ma nulla può nella mia possente presa.
La stringo ulteriormente a me e le scocco un bacio sulla guancia. Lei inizia a piangere.
-Perché?! Perché mi fai questo?! Lasciami! Cosa ti ho fatto per meritarmelo! - grida mentre una scia di lacrime le rigano il viso.
Non riesco più a trattenermi.
È troppo dannatamente bella.
E io sono troppo solo.
Con una mossa repentina mi metto a cavalcioni su di lei e le blocco le braccia sopra la testa. Unisco le nostre bocche in un bacio lento e passionale, carico del desiderio che ho di lei. Angy inizialmente si agita, poi si rilassa e si lascia trasportare.
-Perché? - chiede non appena stacco le labbra dalle sue per riprendere fiato.
- Ti ho sempre invidiato. Angy è bella, Angy è intelligente, Angy ha tanti amici, Angy qua, Angy la... In poche parole Angy è perfetta. Mentre io? Io sono solo un povero illuso con grandi speranze in piccole certezze, un buono a nulla, uno scarto della società moderna. Ti ho sempre invidiato. - sputo l'amara verità mentre Angy mi guarda con i suoi occhioni verdi cristallini.
- Non credevo ti sentissi così.- aggiunge improvvisamente lei - io ho sempre cercato di essere gentile con tutti e spesso ho invidiato te e i tuoi amici perché riuscivate a fare ciò che volevate senza farvi controllare dai pregiudizi altrui. La mia immagine mi ha imposto molte cose che non condivido, ma... - la interrompo con un altro bacio e la cosa non sembra dispiacerle più molto.
- Ti amo Angelica Swann. - sputo d'un fiato. Lei mi fissa con uno sguardo imperscrutabile.
- Credo di averti sempre amata, dal primo momento in cui ti ho vista. Semplicemente non volevo ammetterlo a me stesso.
- Ti amo anche io Lucas Red.- dice guardandomi dritto negli occhi, quasi come se mi trapassasse l'anima, poi mi bacia con foga, facendo unire le nostre lingue come un unico essere.
- Chissene dei pregiudizi. Proviamoci. Proviamo a stare insieme e vediamo come va. - mi dice.
- Non sai quanto ho aspettato questo momento, Angy.- aggiungo iniziando a spogliarla dell'abito...






La sveglia mi riporta alla realtà. Sono nudo, mandido di sudore, sdraiato in giardino. Ho una farfalla poggiata sul naso e il sole che mi punta negli occhi.
Mi alzo e mi guardo intorno.
Nessuno.
Lentamente mi alzo ed entro in casa e il mio migliore amico mi saluta con un cenno di mano.
- Dormito bene?- ironizza.
- Che spiritoso... Che è successo? Mi fa malissimo la testa e non ricordo nulla- affermo massaggiandomi il capo.
- Nulla di che, ti sei preso una sbronza e l'hai smaltita stando tutta notte nudo in giardino. Buongiorno comunque.

Poi mi ricordo di Angy.

Non posso descrivere lo shock.

Un'altro incubo.

La solitudine gioca brutti scherzi.

La desidero così tanto da sognarmela.

Eppure ormai è troppo tardi.

Lei è felicemente fidanzata.

Non con me.

Con un damerino da quattro soldi.

Eppure è felice.

Non con me.

Ma comunque è felice.

Potevo esserci io al suo fianco, ma sono qui.

Triste.
Solo.
Divorato dall'incertezza e dal dubbio di non aver fatto la cosa giusta, o meglio, ciò che poteva rendermi realmente felice quando ancora ne avevo la possibilità.

Sapete che vi dico?

Ditele le cose.
Sputatele le emozioni.
Fregatevene delle conseguenze.
O farete collezione di persone perse.

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Prima Oneshot.
Parole: 1421

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