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VIOLET


Il solito venticello primaverile soffiò e spettinò i lunghi capelli neri di Violet, la quale era seduta sul tetto di un enorme edificio. Guardava il sole di San Francisco tramontare mentre canticchiava la sua canzone preferita, ascoltandola dal suo nuovo iPod.


Per un momento, distolse lo sguardo dal sole e fissò il suo iPod. Si ricordò quando lo ricevette. Non era il suo compleanno, non era Natale. Non era un giorno in cui vorresti ricevere un regalo. I suoi genitori u

oggetti. Oramai, trovava felicità in cose che non potevano comprare: la natura, i tramonti, i sorrisi, le persone.


Rivolse un sorriso forzato ai suoi genitori non appena le diedero l'ipod, non l'avevano resa davvero felice. Non provava la felicità che avrebbe voluto provare, nemmeno quando era lottava per la chemioterapia e nemmeno quando sarebbe morta.


Violet guardò di nuovo il sole ed osservò come questo stesse per scomparire dietro ad un altro grattacielo. La sua canzone preferita si stava lentamente concludendo ed il sole stava svanendo sempre di più. Non vedeva l'ora che iniziasse un nuovo giorno, una nuova avventura da intraprendere.


Violet aveva iniziato a vedere la vita come un'avventura: niente di più, niente di meno. Credeva che non ci fosse uno scopo per l'esistenza della razza umana. Pensa che qualcuno abbia semplicemente voluto creare qualcosa di carino, così sarebbero stati creati gli umani - sebbene gli umani siano lontani dall'essere carini - che dovrebbero soltanto vivere, divertirsi ed amarsi. Non c'è nient'altro. La vita può essere davvero bella se la vedi come una vacanza e non come un lavoro.


Non devi fare niente. Se non fare niente ti rende felice, allora che così sia. Se lavorare ti rende felice, allora che così sia. Ma tu non devi fare niente perché poi si tratterebbe di lavoro e non di divertimento. Dire che devi seguire il tuo cuore è, in realtà, una cosa stupida da dire e probabilmente ha perso tutto il suo significato ai giorni d'oggi, ma è vera. Dovremmo fare quello che ci va di fare.


Subito dopo aver scoperto del suo cancro, Violet aveva detto ai suoi genitori di voler abbandonare la scuola. Non c'erano più ragioni per frequentarla perché c'erano cose che lei non aveva ancora visto e la scuola l'avrebbe solo tenuta lontana dallo scoprirle. Violet non usò il suo cancro come una scusa per lasciare la scuola, anzi, pensò che l'idea scolastica e l'avere un'educazione fossero fantastici. Usò il suo cancro come una scusa per poter vedere il mondo ed è triste come ci sia riuscita solo dopo essersi ammalata.


Il sole non era completamente tramontato, ma Violet non poté più vederlo per colpa del grattacielo che aveva davanti. Si alzò e mise la sua macchina fotografica intorno al collo. Quel giorno, il tramonto non fu tanto spettacolare, quindi non scattò nessuna foto.


Violet amava fotografare. Era la sua passione. Adorava come un semplice click potesse catturare un bel momento così da poterlo riguardare e ricordare, fino alla fine del suo "per sempre".


Con un sorriso sul suo volto, aprì la porta e scese le scale. A dire il vero, non era autorizzata a stare sul tetto, ma suo padre aveva una chiave perché era il custode di alcuni piani di questa immensa costruzione. Violet prese l'ascensore, scese al primo piano e poi uscì dall'edificio.


Da quell'angolo, San Francisco sembrava essere come ogni altra città. Le strade piene di macchine e di taxi, i marciapiedi pieni di persone, le porte dei negozi si aprivano e si chiudevano ogni cinque secondi. Da quell'angolo, San Francisco sembrava come ogni altra città trafficata. Ma, dall'occhio di un uccello, guardando in basso dal tetto di un grattacielo, noti caratteristiche visibili solo a San Francisco. Violet adorava questo contrasto.


Una nuova canzone riempì le sue orecchie e lei inizio nuovamente a canticchiare. Le sue mani si posarono sulla macchina fotografica mentre era ferma al semaforo rosso. Aspettò che diventasse verde e, nel frattempo, osservò le persone che stavano aspettando con lei. Alcune erano anziane, altre giovani. Alcune rilassate, altre stressate. Ogni viso era diverso, ma uno le suscitò più interesse tra tutti gli altri.


Era il viso di un giovane uomo, non molto più grande di lei. Forse intorno ai 20. Si trovava dall'altro lato della strada ad aspettare che il semafoto rosso diventasse verde. Violet riuscì a malapena a vederlo a causa dello sguardo basso dell'ultimo. Però, notò i capelli castani uscire fuori da un capello nero. La maglietta ed i pantaloni fasciavano il suo corpo. Violet era affascinata da come un ragazzo potesse essere attraente solo con dei semplici vestiti.


Velocemente, accese la sua macchina fotografica, la sollevò e scattò una foto. Poteva sembrare poco professionale ma, dopotutto, le piaceva catturare bei momenti e quel ragazzo era bellissimo. Non solo per come era vestito, ma anche per la sua aura, che lei poté sentire dal lato opposto della strada. C'era qualcosa di misterioso in lui, qualcosa di triste e questo la affascinò.


Dopo aver abbassato la sua macchina fotografica, lo osservò di nuovo. Lui stava ancora guardando verso il basso, tenendo il capo basso, persino quando tutti attraversarono la strada.

Mise un piede davanti all'altro ed a stento alzò lo sguardo, giusto per non pestare il piede di nessuno. Violet lo fissò a bocca aperta mentre lui le passò davanti, senza neppure notarla. La giovane quasi andò a  sbattere contro qualcuno, per guardare lo sconosciuto. Per un secondo, catturò il suo sguardo. Un bellissimo verde muschio. Le sarebbe piaciuto fare una foto ai suoi occhi, ma sarebbe risultato strano, almeno per lei.


Attraversò la strada con la consapevolezza di non incontrarlo mai più, ma questo non la preoccupò: aveva una suo foto e l'avrebbe appesa sulla sua parete, così da unirla al suo collage dei ricordi.


Tuttavia, Violet non sapeva che presto lo avrebbe rivisto in una situazione piuttosto diversa.


Limit » H.S. (Italian Translation) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora