Capitolo 1 - Inizio

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Oggi è l'ultimo giorno di prigionia finalmente dopo ottomila anni posso compiere la mia vendetta.
La mia pena è finita.
In questo momento mi trovo alle porte dell'inferno con i miei fratelli che mi osservano con i loro occhi azzurri che potrebbero risultare simili se non fosse che guardandone un paio vedi la luce calorosa del sole e guardandone un altro, cosi simile al mio, vedi le tenebre fredde dei ghiacciai che soli e abbandonati covano rancori troppo grandi per essere narrati.
- Sorella ricordati che se mai volessi tornare a casa il padre ti accoglierebbe a braccia aperte - dice Michele distogliendo dai miei pensieri.
- Devo forse ricordarti che quella non è piú casa sua? - gli risponde al posto mio Lucifero.
Se si rimettono a litigare lì trucido
Si e io ti do una mano Aurelia.
Mi ero dimenticata di dirvi che avevo una sorella e che quando stava per morire per salvarla ho rinchiuso la sua anima dentro ad una collana che tengo sempre al collo ed è solo grazie a lei se non sono impazzita nel tempo che ho passato qui agli inferi.
Tutti pensano che lei sia morta e devono continuare a pensarlo inquanto se un angelo o un demone lo venisse a sapere distruggerebbe la collana perchè nessuno si può sottrarre alla morte. In realtà qualcuno lo sa in quanto è stato lui la causa di tutto.
Mentre parlo mentalmente con Aurelia Lucifero e Michele iniziano a dirsene di tutti i colori.
Di solito se ci sono risse non intervengo, ma l'ultima volta che quei due se le erano date seriamente Atlantide era sprofondata quindi era meglio se li separavo.
- ORA BASTA! - tuono - me ne sto andando per un bel po' e voi invece che salutarmi litigate? -
- Scusaci - dicono entrambi.
- Okay va bene ciao ragazzi -
- Ma sei seria? - chiede Lucifero.
- Probabilmente si - risponde Michele alzando gli occhi al celo.
- Be é già meglio dell'altra volta in cui ha peccato senza dirci niente, almeno questa volta ciao lo ha detto -
- Già -
- Ragazzi mi dispiace per quella volta, ma adesso devo fare una cosa che sogno di fare da troppo tempo - detto questo tiro fuori le mie ali nere e rosse e spicco il volo per quel celo che tanto mi è mancato.
Il sole cala all'orizzonte e io mi faccio trasportare da quel vento che da Angelo tanto amavo, il vento forte che da vita alla pioggia.
LA PIOGGIA la voglio vedere.
Ogni tanto chiedevo a Lucifero di descriverla perché avevo paura di dimenticarla di dimenticarmi come essa lavava via ogni cosa sia pensieri brutti che belli lasciandoti un senso di vuoto piacevole come se qualsiasi cosa in quel momento non fosse importante tanto quanto il bisogno di ascoltare quel ticchettio sul terreno o sentire quel bagnato sul tuo viso.
Ed eccola la davanti a me.
Mi poggio ai piedi di una statua di Abramo Lincon in mezzo a un piazza deserta di qualche città Americana, anche se ero rinchiusa all'inferno so esattamente tutto ciò che è successo fuori da esso.
Sono ancora appoggiata alla statua quando odo la voce di colui che tanto ho desiderato ammazzare.
- Hei Alex, vedo che anche dopo ottomila anni non sei cambiata per niente - dice il ragazzo piú bello è più dannato che io conosca, gli angeli e i demoni non invecchiano infatti anche io dimostro diciotto anni.
Aspetta da quand'è che è diventato bello per te.
Sarà anche la persona che odio di piú al mondo ma è figo, non lo posso negare.
Va be, se lo dici tu.
- Hei Jake è da un pò che non ci vediamo che ne dici di morire - dico guardandolo trova.
- Volentieri, ma se lo facessi tua sorella non potrebbe uscire da quella collana- dice con un sorriso irritante.
Mi fermo di botto.
- Che vuoi dire? -
- quel che ho detto, so come fare. Sappi però che ti servirà il mio aiuto per farlo -
Accetta ti prego non ne posso più, voglio riposare in pace.
Ma come puoi fidarti di lui è colpa sua se sei ridotta cosi.
Lo so, ma ti prego voglio essere libera.
Ok...
- Ascolteró il tuo piano, ma solo perché lo vuole Aurelia. Tanto per chiarire se ci tradisci ti uccido - dico solenne.
- Bene, è molto semplice basta che il sangue dei primi due caduti sia versato sulla collana dove una volta il mondo finiva. Ed ecco perché ti servo io i primi due caduti siamo io e te e ci tengo a precisare che io sono caduto cinque secondi prima di te -
- Ci tengo a precisare che io sono caduta solo per colpa tua, comunque per dove una volta il mondo finiva intendi le colonne d'Ercole? - chiedo.
- Esatto ed è meglio se incominciamo ad incamminarci - dice per poi voltarsi e prendere una via a caso della città.
Se ci perdiamo non mi interessa nulla di quello che vuoi, io lo ammazzo.
Dai non esagerare poi non hai detto che è carino? non sarà cosi sgradevole viaggiare con lui.
Devo ricordarti cosa ha fatto.
Sai, c'è qualcosa che non quadra in quella storia uno non fa quello che ha fatto lui per poi uscirsene fuori ottomila anni dopo con una frase del tipo: " hey so come risolvere il problema che ho causato volontariamente"
Hai ragione, è una trappola. Penso.
Mi fermo di colpo e poggio la mano sul piccolo pugnale che porto sempre nella cintura.
No, no, non volevo dire questo. Non c'era menzogna nella sua voce. Secondo me ci sfugge qualcosa di quello che realmente accadde quel giorno.
Forse.
Riprendo a camminare dietro a Jake.
Proverò a scoprire qualcosa, ma fino a quel momento è meglio se teniamo gli occhi aperti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 21, 2016 ⏰

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