Ed eccomi finalmente qui, su questo aereo diretto a Milano. È passato più di un anno dall'ultima volta che ho visto Lorenzo e devo dire che mi manca parecchio. Le valigie che ho portato sono state imbarcate, spero solo che non vadano perse. Il resto di valigie e scatoloni per il trasloco arriveranno nei prossimi giorni.
L'ansia si fa spazio dentro di me, in fondo non l'ho ancora avvertito del mio arrivo e sono piuttosto nervosa. Ho ancora con me il biglietto che mi aveva lasciato con il suo numero di telefono e il suo indirizzo, lo tengo sempre dietro al cellulare, nella cover, per evitare di smarrirlo da qualche parte."I gentili passeggeri sono invitati ad allacciare le cinture di sicurezza, l'aereo sta per decollare."
La voce all'altoparlante interrompe i miei pensieri. Noto che affianco a me si sono seduti un padre e il suo bambino. Il bimbo mi guarda e al suo gesto mi scappa un sorriso.
Infilo gli auricolari nelle orecchie e faccio partire una playlist a caso, senza badare troppo alle canzoni. Penso ancora alle dolci parole che Lorenzo mi diceva la sera al telefono prima di andare a dormire, i momenti trascorsi insieme a lui, il nostro primo bacio, le notti passate abbracciati. Mi chiedo come ho fatto a sopportare un anno senza tutto ciò.
È il 20 agosto 2017. Ho deciso di partire proprio oggi perchè a settembre inizierò l'università e voglio avere almeno un mese per sistemarmi bene e ambientarmi alla nuova aria di Milano. Ho sempre vissuto nel mio tranquillo paesino, il pensiero di un trasferimento in città fa strano. Ma dopotutto ho sempre amato le grandi città e odiato i piccoli paesi, quindi non penso ci sia assolutamente nulla di cui preoccuparsi.
Intanto l'aereo ha già raggiunto l'alta quota senza quasi accorgermene, così mi slaccio la cintura di sicurezza producendo un lieve rumore metallico che riesco a percepire anche con le cuffiette.
Guardo fuori dal finestrino: la vista è a dir poco magnifica, le nuvole creano una sorta di tappeto nel cielo e si può intravedere il territorio in lontananza sotto di noi.Mi addormento.
L'unica cosa che mi risveglia è la partenza del ritornello della canzone 'No' di Meghan Trainor. Sobbalzo leggermente a quella melodia, facendo probabilmente un gesto strano che spero nessuno abbia notato. Decido quindi di rimettermi a dormire, stavolta togliendo le cuffie.
Sono distrutta, questa notte sono stata sveglia per ultimare gli scatoloni e questa mattina ho fatto lo stesso. Il volo è partito alle 17.00 e la durata dovrebbe essere di circa quarantacinque minuti.Appoggio la testa al finestrino e mi riaddormento cullata dalla sensazione di libertà che provo in questo momento.
Una lieve scossa alla spalla mi riporta alla realtà dal mondo dei sogni. Alzo la testa ancora assonnata cercando di riconoscere il volto della persona che mi ha svegliata.
"Signorina, l'aereo sta per atterrare, deve allacciare la cintura di sicurezza." Dice l'uomo seduto vicino a me con voce dolce.
Lo ringrazio per avermi svegliata e faccio come ha detto. Durante l'atterraggio nel mio stomaco si fa strada un leggero senso di vuoto, insieme a una strana sensazione di preoccupazione.
Dovrei andare subito all'indirizzo del biglietto? Oppure andare prima nel mio nuovo appartamento per sistemare le cose indispensabili?L'aereo si ferma e la voce all'altoparlante avverte i passeggeri.
Infilo il cellulare e le cuffiette nello zaino, controllo di non aver dimenticato nulla sul seggiolino e scendo dall'aereo.
Un leggero vento mi travolge accarezzandomi dolcemente il viso, io apro le braccia in segno di affetto verso quel tanto atteso luogo. L'autobus raccatta tutte le persone appena scese e le porta, attraversando la pista di atterraggio, dentro l'aeroporto di Milano, me compresa. Non ci ero mai stata a dire la verità, ma quella vista mi pare bellissima. Sono talmente euforica che TUTTO mi pare bellissimo.Decido di cercare il punto in cui le mie valigie dovrebbero arrivare e, per fortuna, non ne è andata persa nessuna delle tre.
Le raccolgo grazie a un carrello e le porto fino al parcheggio, chiamando un taxi.
Arriva dopo qualche minuto e il tassista mi aiuta a caricare le borse nel portabagagli."Dove deve andare signorina?"
"Mi può portare a questo indirizzo?" Chiedo porgendo il biglietto.Lui lo esamina e risponde:
"Certo signorina, allacci la cintura e partiamo."
Faccio come mi è stato detto e il mezzo inizia ad accellerare.Dopo un lasso di breve tempo arriviamo alla mèta che ho indicato, porgo la somma di soldi che l'autista mi chiede, ringrazio e scendo.
L'aria afosa di Milano si fa sentire particolarmente, il sole non è ancora tramontato nonostante siano già le 19.30.
L'uomo mi aiuta nuovamente con le valigie e io lo ringrazio, dicendo che non era necessario questo suo favore. Le poggio tutte al portone di un alto condominio e inizio a cercare con il dito il cognome "Ostuni". Ma dato che Lorenzo è in affitto non sono sicura di trovare il suo nome al citofono.
E invece eccolo lì. Ostuni Lorenzo che aspetta solo di essere premuto. La mano trema parecchio. Il solo pensiero che lo rivedrò mi fa piangere di gioia. Gli occhi sono già lucidi. Raccolgo tutta la mia buona volontà e mi decido a premere quel benedetto pulsante argenteo.
Aspetto qualche secondo. Nessuna risposta. Poi uno strano rumore che mi fa ridacchiare. Infine la sua voce. La sua tanto attesa voce che chiede:
"Chi è?".
Io ho la mano davanti alla bocca con gli occhi stracolmi di lacrime. Sto per scoppiare.
Con un filo di voce rispondo:
"Indovina."Lui non dice altro e apre il portone mettendo giù il citofono. Lascio i bagagli all'entrata e comincio a salire le scale il più velocemente possibile. Nel frattempo sento una porta aprirsi. Non so quanti piani ho fatto in corsa, ma non mi fermo. Finalmente lo vedo, lì davanti a me sulla soglia della porta con un sorriso enorme. Apre le braccia e io mi ci butto dentro. Sento che sta tremando quanto me. Le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso e non sembrano volersi fermare. Lui mi stringe sempre più forte. Comincio a singhiozzare fortissimo e non riesco a trattenermi. Lui mi guarda e scorgo i suoi occhi lucidi che mi fissano. Mi prende il viso con le mani e mi asciuga le lacrime con i pollici.
Poi mi tira verso di sè con uno scatto e poggia le sue labbra sulle mie. Io non riesco più a fare niente e la mia testa è andata in confusione ormai. Cerco di ricambiare il bacio chiudendo gli occhi e aprendo leggermente la bocca, in modo da far entrare in contatto la mia lingua con la sua.
Dopo un tempo che mi sembra lunghissimo ci stacchiamo e io riprendo a guardarlo, piangendo e sorridendo allo stesso tempo. Nessuna parola. Con un semplice sguardo sembriamo capirci alla perfezione.
Mi da un bacio sulla fronte e mi cinge la spalla con il suo braccio, facendomi entrare in casa. Ci sediamo sul divano, poi lui pronuncia alcune parole:
"Mi sei mancata."
Io sorrido ancora. I singhiozzi sembrano essersi placati, ma le lacrime ancora dominano la maggior parte del mio viso. Si avvicina a me e mi accarezza dolcemente la guancia ancora umida. Poi appoggio la mia testa sulla sua spalla e lui a sua volta si lascia andare adagiandosi sul mio capo."Anche tu." Pronuncio io in risposta.