Blood in my veins

Capitolo 6

La guardo, ancora incredulo. -Mio padre? Che dalla mattina alla sera brucia la sua vita nell'alcol?- chiedo io. Gemma, avvicinandosi a me, dice: -Non penso che si ubriachi mentre tu passi le serate a casa di Scott e mentre Hester gioca con le bambole nella sua cameretta...-. Passo la mia mano sulla bocca. -Quindi adesso cosa facciamo?- domando. Lei stringe la mia mano. Sento un brivido correre lungo la mia schiena, come se mi avessero infilato un cubo di ghiaccio nella maglietta. -Non voglio ucciderlo...non dopo aver scoperto che sei la persona più importante della mia vita...-. Le nostre labbra si toccano. Lei affonda le sue mani nei mie capelli. Poi ci stacchiamo. -Devi sapere una cosa- dice Gemma, guardandomi negli occhi. Io le scosto i capelli. -Dimmi tutto...-. -Questa "missione" mi è stata data da un consiglio di vampiri. Si chiama Pandora e sono molto spietati. Non vorrei dirtelo, ma...se non mi incontrerai più...saprai che fine avrò fatto...- lei mi guarda, un finto sorriso spunta sul suo volto. Una lacrima riga il mio viso. -No...no, no, no!- esclamo io. Le mie mani che stringono il suo viso ghiacciato. -Ti amo, Roland- sussurra Gemma nel mio orecchio, poi prende la mia mano. Con una velocità impressionante mi lascia sotto casa mia e se ne va in un lampo. Le mie gambe tremano. Cado a terra. Le mani che passano tra i capelli e li stringono. Inizio un pianto lamentoso. Non voglio perdere Gemma. Non posso. Asciugò le lacrime. Mi alzo dal terreno umido. Entro dentro casa. Mi dirigo nella camera di Hester, le do il bacio della buona notte. Entro nella mia, mi butto sul letto. La mia testa sotto il cuscino. Non può, non può morire. Ci deve essere un'altra soluzione. Accendo il computer. Cerco su Internet "Pandora". Trovo un sito che spiega le origini e le funzioni di quel consiglio.

"I Pandora erano, secondo delle leggende antiche tramandate ancora oggi, un consiglio di anziani vampiri. In alcune trascrizioni si dice fossero sparsi in tutto il mondo e che la loro residenza si trovasse nell'Acropoli di Atene, in Grecia. Sono presenti rare fonti scritte che annunciano il leader del consiglio. In queste fonti è possibile decifrare il nome di Hektor, che secondo delle testimonianze era l'uomo più crudele e sadico che si fosse mai visto nella storia. Nessuno lo citava nei propri testi scritti, tutti lo temevano. Attirava le loro vittime nel tempio Partenone e, chiudendo le porte, succhiava loro il sangue nel giro di tre minuti. Aveva, a quanto pare, una moglie, precedentemente umana, ma che lui trasformò in una vampira per gioco, volontariamente. Il suo nome era Cressida. Terrorizzato dalla malvagità umana, mandava suoi seguaci in tutto il mondo per fermare coloro che davano la caccia a questi mostri succhia-sangue."

Chiudo il computer, chiamo Scott. Dopo un po', però, ricordo che lui non sa di tutto questo e, quando lui risponde, io invento qualcosa sul momento, dicendogli che domani avrei mangiato una pizza a casa tua. Spengo il cellulare. Vorrei tanto confessarmi con il mio migliore amico...ma non posso! E questo fa male...fa molto male. Esasperato scendo le scale. Di soppiatto, senza farmi sentire da nessuno, entrò in cucina. Prendo un coltello affilato. Forse questo avrebbe risolto tutto. Osservo la lama appuntita. Vedo il mio riflesso. Vedo gli occhi gonfi di lacrime, i capelli crespi e castani, la bocca sottile. Tengo l'arma impugnata nella mano destra. Cammino, a passo felpato. Esco dalla cucina. Le mani tremanti. Ciò avrebbe posto fine alle mie sofferenze e a quelle di Gemma. Arrivo nel soggiorno. Vedo una figura alta, di spalle, preparare le sue armi. Vedo quelle bottiglie di birra a terra, quei pacchi di patatine rovesciati. Ha sempre mentito a me e ad Hester. Sembrava un alcolizzato che non pensava al bene dei suoi due figli. Sembrava così bravo a fingere. Lo vedo afferrare dalla sedia un paletto di legno, infilandolo nella federa attaccata ad una cintura di pelle nera. Mi avvicino lentamente. L'arma stretta tra le mani. Prendo bene la mira. Gli occhi pieni di lacrime. Sono pronto.
Sono pronto ad uccidere mio padre!