CAPITOLO 1

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Come ogni sera stavo tornando a casa da sola passando per quella via piena di persone non ideali da frequentare, una di quelle che, alla fine, potevo sembrare anche io: completamente vestita di nero, con una felpa enorme addosso, il cappuccio in testa e i pantaloni strappati, il tutto rigorosamente accompagnato dalla testa bassa e le mani in tasca.
Mi rendevo conto da sola di sembrare la drogata di turno ma non era così; io ero, sono, l'esempio del detto "l'apparenza inganna"
Sono una ragazza timida e chiusa in sé stessa, che cerca sempre di aiutare i propri amici e di non metterli mai in secondo piano, nonostante i  numerosi problemi
Proprio mentre iniziavo ad effrettarmi per superare quel brutto quartiere sento una voce che mi chiama, gridando: "PAOLAA, PAOLAA"
Mi sembrava una voce conosciuta, ma non riuscivo a capire chi fosse, così, un tantino intimorita, mi sono girata per vedere chi mi stava chiamando
Era Jennifer, la mia migliore amica, lei si che era una ragazza da prendere come esempio: a parte il suo aspetto otteneva anche numerosi successi, come ad esempio i bei voti a scuola e tutti i premi che vinceva alle gare di ginnastica artistica, sport che praticava da un sacco di tempo
Mi fermo per aspettarla e lei, correndo, mi raggiunge

-"Paola, dopo quello che mi hai raccontato stasera non ho intenzione di farti tornare a casa da sola, anzi, diciamo che non ho intenzione di farti tornare a casa. Puoi venire da me, se vuoi, sai che sei sempre la benvenuta"- disse accennando un sorriso

-"Jenny, tranquilla, me la so cavare da sola, troverò il modo di uscirne anche stavolta, come tutte le altre"- il mio sguardo si faceva sempre più cupo

-"No Pao, no. Non ti farò tornare a casa con la consapevolezza che potrebbe succederti qualcosa di brutto che si potrebbe facilmente evitare. I miei vestiti ti entrano, ti presterò un pigiama e il cambio per domani"- mi disse abbracciandomi

-"Grazie mille Jenny, non so davvero come farei senza di te."- dissi, sussurrando sulla sua spalla

Lei mi strinse più forte e insieme tornammo indietro per raggiungere casa di Jennifer

Non avevo intenzione di avvisare i miei, tanto a loro neanche importava
Mia madre aveva iniziato a bere dopo aver perso il lavoro, non trovando altro modo per risolvere i problemi, trascinando con sé anche mio fratello maggiore Nicola, che aveva invece deciso di rovinarsi con la droga. Mio padre non era mai a casa per via del lavoro, e quelle poche volte che faceva ritorno prima, finiva a litigare con mia madre o con mio fratello e quindi spesso fingeva inconvenienti a lavoro.
Sentivo che presto il loro matrimonio sarebbe finito, era un pensiero che mi tormentava.
Durante la giornata avevo fatto un po' arrabbiare Nicola che è corso da mia madre sapendo che lei gli avrebbe dato ragione. Lei lo ha sempre preferito a me e ora che erano incasinati insieme, ancora di più.
Dopo un pensante litigio con mia madre lei mi ha ordinato di uscire di casa e di non fare ritorno prima di sera. Non voleva avermi tra i piedi e io non avevo intenzione di intralciare i suoi piani di bevute.

Non ero sicura nemmeno che mi sarei presentata a scuola il giorno dopo.

Io e Jennifer camminammo in silenzio per circa dieci minuti e, una volta raggiunta casa sua, entrammo senza fare rumore dato che era molto tardi

Non avvisammo Claudia, la madre di Jennifer. Sapevamo già che lei mi avrebbe accolta senza problemi, lei si che la consideravo una madre.

Dopo aver fatto una rapida doccia mi infilai un pigiama che mi aveva gentilmente prestato Jennifer e mi misi a dormire accanto a lei nel suo letto a due piazze.
Cercare di scappare dai propri problemi era davvero stancante, infatti mi addormentai subito.

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