Pensare o Credere? E se ti dicessi che siamo tutti credenti?:
Jack guarda Anna, e Anna guarda George. Jack è sposato, George no. Una persona sposata guarda una persona non sposata?
Risposta a: Sì.
Risposta b: No.
Risposta c: Non possiamo saperlo.Parto con questo straordinario e semplice indovinello di un grande matematico Alex Bellos che lo pubblicò nel web mandando fuori di testa tutti,anche scienziati più esperti.
Lo scopo del matematico non era per questione di logica, ma voleva dimostrare come un piccolo indovinello diventa un vero e proprio test psicologico, che smaschera la pigrizia fondamentale del nostro sistema di giudizio.Non è un caso che nella nostra epoca ''moderna" il vero problema che ci affligge è quello dell'offenderci quando ci sbagliamo su semplici assunti di questo tipo, o su qualsiasi argomento e/o comportamento facendo esplodere in noi l'incazzatura e la presuntuosità negando, perché non ci abbiamo riflettuto abbastanza.
Pensare e credere sono due verbi che sono in opposizione, nonostante oggi incredibilmente si dice o li usiamo per dire qualunque affermazione.
Pensare presuppone l’uso della ragione e dell’intelletto.
Il pensatore è rappresentato dall’atto di interrogarsi, di riflettere, dubitare, pesare e soppesare gli argomenti.Il verbo “pensare” è d’altronde gemello del verbo “pesare” perché ambedue hanno la stessa radice latina; pensare vuol dire proprio comparare il peso delle ragioni pro o contro questa o quella opinione prima di concludere in favore dell’una o dell’altra o, talvolta, di rinunciare a concludere perché le ragioni si equivalgono.
Credere, al contrario, significa dare la propria adesione a un giudizio o a una opinione senza chiedere spiegazioni, talvolta addirittura rifiutando ogni spiegazione.
Un “ci credo” risparmia argomentazioni e ragionamenti.
Il credente dà atto a colui cui crede, gli presta fede, gli dà credito.
È tutto basato sulla fiducia.Questi due movimenti dello spirito, pensare e credere, sembrano quindi opposti in tutto.
Certo, il linguaggio corrente usa sempre un verbo per l’altro e molti “penso che” non sono che dei “credo che”, ma una piccolissima analisi ristabilisce la differenza.
Per giustificare poi questo abuso di queste due definizioni ( due verbi totalmente contraddittori) ci si aggiunge un' altra assurdità molto in voga, quella di usare la parola “libertà”.
Quante volte hai sentito: "...ognuno è libero di pensare a quello che vuole!".Quanto è magica questa frase!
O forse è meglio dire: "quanto è idiota questa frase!".L’espressione “pensare liberamente” è pleonastica (inutile, riempitiva, retorica) in quanto un pensiero non libero non è più un pensiero.
Un pensiero non libero è come una bilancia truccata il cui ago pende sistematicamente dalla medesima parte.
Il prodotto del pensiero non libero si chiama pregiudizio, e proprio contro i pregiudizi contro cui lavora il pensiero.Il filosofo Alain (1868-1951) diceva:
“La funzione di pensare non si delega”,
volendo dire che nessuno può pensare al mio posto;
infatti, se qualcuno mi suggerisse di pensare questo o quello, il mio non sarebbe un pensiero ma una credenza.Credere, dunque, sembra essere un sottoprodotto del pensiero, un ripiego, una soluzione oziosa che ci evita di pensare.
Credere ci risparmia la fatica di pensare.
Cosa può voler dire allora credere liberamente?
E come si possono tenere assieme il libero pensiero e la libera credenza?Per comprendere bene questo appello a una fede riflettuta, bisogna comprendere la differenza tra credulità e credibilità.
La credulità ci induce a credere senza riflettere, è una porta aperta a ogni genere di argomenti, ideologie, superstizioni, che si beve tutto, compreso ciò che non è credibile.
La credulità accetta una lettura letterale di chi la espone, ritenendolo più colto ed esperto.
Non va in cerca dell’intelligenza e del senso dei testi.Mentre la credibilità è proprio un'approfondimento dei quali è opportuno conoscere le proprietà e individuare le differenze.
Credere non significa sapere e pensare.
Passare da un estremo (opposizione radicale dei due termini) all’altro (confusione tra i due) non risolve nulla.
Esiste un uso scientifico del pensiero che non deve nulla alla religione.
La scienza si interroga sul come delle cose, ricerca le leggi di funzionamento dell’universo.
La religione si interroga sul perché e il percome delle cose, pone dei valori, è alla ricerca di senso.
Non bisogna preferire l’uno all’altro, sono due campi complementari e l’umanità ha bisogno di ambedue.
Stabilire questa distinzione non impone affatto di riservare la ragione a uno solo dei campi e abbandonare l’altro all’irrazionalismo e all’oscurantismo; si tratta solo di distinguere due usi di questa ragione che è specifica dell’uomo.Un' altro fattore fondamentale che influenza tantissimo la differenza tra pensare e credere è quello che si chiama:
''il sentireGli esseri umani adulti hanno a disposizione sia la facoltà di sentire sia quella di pensare, e entrambe sono utili e necessarie al loro benessere psicofisico e al buon andamento della vita sociale.
Però quasi sempre lo usiamo dalla parte sbagliata. È la famoso ''lama a doppio taglio".
È vero, infatti, che il ''sentire'' è ciò che si percepisce direttamente di una situazione, di un oggetto, di una persona con cui siamo in contatto:
le sensazioni fisiche che essa attiva nel nostro corpo, le emozioni e i sentimenti che smuove, le intuizioni e le immagini che suscita in noi.
Appartiene al sentire ad esempio la piacevole sensazione di dolce che avvertiamo in bocca allorché mangiamo un cioccolatino o le emozioni che proviamo nel vedere un cucciolo di animale o anche la sensazione fisica di piacere prodotta da una carezza o da un abbraccio.Questo tipo di ''sentire'' non vi è alcun dubbio che è nostro, è la cosa più nostra che abbiamo.
L' altro...''sentire", cioè fatti, argomenti, situazioni ecc ecc invece è quello che facciamo più uso e che inevitabilmente ci porta ad essere tutti credenti e non pensatori.
Questo ''sentire" non è del tutto nostro, poiché, come si è visto in precedenza, è facilmente manipolabile le conclusioni, ed è quello che da millenni avviene.
Mediante le ideologie, gli indottrinamenti, l'uso strumentale dei mass media e altre forme di condizionamento sociale si possono portare gli individui a credere vere, giuste, naturali cose che non lo sono affatto e viceversa, a credere innaturali e negative cose assolutamente necessarie e positive.
Il pensare invece non è manipolabile:
non si può spacciare una sensazione spiacevole per piacevole, lo si può far credere con le parole ma alla prova dei fatti il bluff salta fuori.Qualcuno può convincervi che la cioccolata è cattiva, ma se avete il coraggio di sottoporre a verifica tale affermazione, assaggiandola (esempio banale) non potrete fare a meno di provare una sensazione dolce e piacevole che smentirà ogni tentativo di farvi credere il contrario.
Il pensare... produce questo!
È piacevole se lo metti in pratica e non ti affidi sempre al credere e sentire.
Il pensare sviluppa la tua Anima, il tuo cervello.
E se ti ritrovi qualche volta a doverti scontrare con le tue ''credenze'' che fino a ieri erano certezze e ora non più, non smettere di pensare perché ti senti umiliato o deluso di te stesso.
È il contrario... significa che ora stai pensando liberamente e pensi con il tuo unico cervello e la tua Anima.''solo quando si pensa si può affermare: "io sono me stesso"
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Pensare o Credere
Non-FictionPensare o Credere? E se ti dicessi che siamo tutti credenti?: Jack guarda Anna, e Anna guarda George. Jack è sposato, George no. Una persona sposata guarda una persona non sposata? Risposta a: Sì. Risposta b:......