Prima prova

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Camminava a velocemente per le vie principali della città, a testa china, fissando la strada che scorreva sotto il suo corpo in movimento. La monotonia degli uomini lo infastidiva ma osare alzare lo sguardo su quelle persone sarebbe potuto essere ancora più fastidioso. Era stato annunciato il suo passaggio nella città e tutti erano affacciati dalle porte e dalle finestre dei vari palazzi per vedere uno di quegli strani esseri di cui avevano tanto sentito parlare. Una massa di uomini, donne e bambini di qualsiasi ceto si era formata ai lati delle strade ma nonostante la mescolanza dei vari stati sociali i ricchi ci tenevano a farsi riconoscere dalla plebe portandosi dietro sedie, poltroncine, tavolini a volte addirittura ombrelloni di vari colori ognuno rappresentativo della famiglia che lo portava. Tutti avevano abbandonato le loro mansioni, qualsiasi cosa stessero facendo, che fosse studiare, lavorare a maglia o firmare un importante contratto. Un po' quella situazione faceva sentire l'essere importante, sapere che tutti mollavano qualunque cosa per lui ma questo non colmava la rabbia che provava verso gli uomini. Li considerava stupidi, inutili, ottusi. Certo doveva ammettere che dall'ultima volta che aveva visto una loro città erano decisamente migliorati in campo scientifico ed architettonico ma il loro bisogno di sentirsi superiori, di vivere con oggetti che non servivano a nulla gli faceva ribollire il sangue, fuori dalle città le creature lottavano per l'indispensabile e lì sprecavano importanti risorse. In particolar modo incuriosiva la creatura il concetto di vestiti. Capiva che avessero bisogno di coprirsi nei posti freddi ma proprio non riusciva a interpretare l'odio che gli umani provavano verso lo stare senza vestiti. Un'altra cosa che non capiva degli uomini era l'assenza di pelo. "Se avessero il pelo" pensava "non avrebbero bisogno di vestiti". Ma la cosa che odiava più di tutto erano le città. Per come la pensavano quelli come lui se hai un branco non ti serve una casa, se hai una casa non ti serve un branco, invece gli uomini avevano entrambi: una casa e un branco, questi insieme erano molto rumorosi, così tanto che anche da oltre le mura della città il suono dei suoi abitanti lo disturbava, giorno e notte. Camminava in silenzio, a volte rallentava per divertirsi un po' e vedere la rabbia sui volti dei suoi carcerieri nel non poterlo prendere a calci. Avevano paura di lui perché sapevano che se li stava seguendo era puramente perché ne aveva voglia e poi ne avevano bisogno. La creatura sorrise all'ennesimo calcio mancato e proseguì come niente. Si ritrovò a pensare a quanto sarebbe durata quella buffonata. Volevano portarlo al cospetto del loro stupido re? Perché non lo facevano e basta? Era forse diventato un fenomeno da baraccone?

Senza accorgersene si fermò, in mezzo ad una grossa piazza, tra due enormi statue gemelle raffiguranti due aquile. Tenevano tra le zampe un serpente che si contorceva su se stesso e sulle zampe del rapace. Erano rappresentate nell'atto di atterrare in un nido, con le ali spalancate in tutta la loro magnificenza. Che ironia per lui vedere un simile spettacolo. Erano stranamente in contrasto con l'aspetto della città. Palazzi altissimi costituivano ogni edificio di quella immensa metropoli, ognuno era ricoperto di vetri impenetrabili per lo sguardo, il grigiore era la caratteristica di ogni cosa, ma non di quelle statue che parevano brillare. Se non fosse stato per gli sfarzosi spazi dei ricchi la creatura avrebbe pensato che non conoscevano altri colori che il grigio, il bianco, il nero e il blu.

Una bambina in prima fila lo osservava come pietrificata. Quella che aveva tutta l'aria di essere la madre lo guardava con il terrore negli occhi. Stingeva forte le spalle della figlia, tremando. La creatura si avvicinò di poco alle due e la donna tentò di indietreggiare ma la bambina non accennava a muoversi di un millimetro. L'essere si avvicinò ancora e la donna lasciò andare la bambina strisciando verso le altre persone che avevano formato una mezza luna intorno alla creatura che continuava ad avanzare. L'unica cosa che gli piaceva ancora degli umani, erano i cuccioli. Li trovava adorabilmente imprevedibili, avevano coraggio, passione, misericordia ed allegria in un mix perfetto di armonia se non per un pizzico di vendicatività di troppo. Quando fu vicinissimo alla bambina essa si riprese dal suo stato di trance e si lanciò a tutta velocità verso la creatura affondando nelle sue piume e tentando di abbracciarla con le sue piccole braccia. La madre urlò disperata e si lanciò verso la creatura iniziandola a picchiare, piena di rabbia, era una furia. La creatura alzò una zampa e con essa avvolse la donna la quale si meravigliò di quel gesto. Tutti in città lo credevano un mostro senza cuore, quello che uccideva tutti gli uomini che uscivano dal centro abitato di conseguenza quel gesto stupì i presenti. Posò delicatamente la fronte contro quella della bambina e si allontanò obbedendo agli stupidi uomini che lo chiamavano.

Finalmente arrivò al palazzo. Sentiva che era lì per i capricci di qualcuno ma temeva si potesse trattare di quel fastidioso ragazzo che lo irritava di continuo. Di fronte alla creatura si presentò un enorme edificio formato da centinaia di guglie di vetro, cristalli e metalli preziosi. Un grandissimo cancello in ferro battuto si spalancò davanti al gruppo e un piccolo uomo grassottello annunciò che la bestia doveva essere portata nella stanza del principe per un colloquio. Un brusio di disappunto si sollevò dalla popolazione e l'animale si rassegnò ad incontrare il suo irritante persecutore.

Si trovava in una stanza enorme piena di tubi, valvole e macchinari. Numerosi schermi luminosi erano posizionati su di un banco da lavoro in metallo. La creatura non immaginava che il principe avesse una stanza di quel genere, quando lo incontrava fuori città sembrava un tipo non troppo confidente con le tecnologie del suo popolo, invece la sua camera sembrava dire tutto il contrario.

 La creatura non immaginava che il principe avesse una stanza di quel genere, quando lo incontrava fuori città sembrava un tipo non troppo confidente con le tecnologie del suo popolo, invece la sua camera sembrava dire tutto il contrario

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La creatura era sola in quella enorme sala macchine e si guardava in giro curioso. Non osava muoversi ma una specie di ticchettio lo infastidiva così usò tutte le sue capacità sensoriali per individuarne la fonte e quando finalmente ci riuscì non si stupì nello scoprire che era l'irritante principe seduto in cima ad un enorme macchinario di fronte ad uno di quegli strani schermi. La creatura osservò per un po' il ragazzo in tenuta arancione che trafficava con dei tasti poi si decise a chiamarlo. Lanciò un grido, uno dei più acuti che abbia mai lanciato, tanto che si stupì anche se probabilmente era l'acustica della stanza a renderlo così. Il ragazzo alzò la testa dallo schermo luminoso e puntò uno sguardo divertito sull'animale. Spense la macchina e si lanciò giù dall'alto macchinario per atterrare perfettamente in piedi. Corse verso la bestia che sedeva composta attendendo il principe. -Allora hai deciso di venire!- La creatura fece una smorfia, per quanto il suo muso lo concedesse e rispose infiltrandosi nella mente del principino -Non mi sembrava di avere molta scelta, cosa vuoi?- Il ragazzo con il cappuccio arancione si mise a ridere illuminando il proprio volto -Lo sai benissimo! Come posso diventare un cavaliere di grifoni senza avere un grifone?- Il volatile si allontanò di pochi passi dal ragazzo che lo guardava curioso di sapere la risposta. -Non puoi semplicemente andare alla rupe come tutti gli altri?- Il principe rise nuovamente. -No! I grifoni della rupe sono banali! Troppo deboli per me! Io voglio il migliore, che saresti tu- Il grifone, lusingato da quelle parole, si voltò -E sia- Il ragazzo saltò dalla gioia ma fu subito interrotto dalle parole del grifone che rimbombavano nella sua testa -ma solo se soddisferai una mia richiesta-

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Ecco fatto! Ho scritto un pochino di fretta, prima che l'ispirazione svanisse ma credo che il risultato non sia poi così male come mi sembrava. Non so neanche se l'immagine abbia effettivamente un senso con tutto questo ma spero vi sia piaciuto! Anche se forse verrò eliminata ci tengo a ringraziare Ellyma e catcatucati che mi hanno permesso di partecipare al concorso.

Ora la smetto perché sembro una lecchina ma non è questo il mio scopo (odio i lecchini).

Balena con un lupo in culo a tutti!

Balena con un lupo in culo a tutti!

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C'è, insomma... è fatta con paint merito un premio solo per questo!

NIX SHOW -concorso di nulla-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora