Tutto di questa città mi è mancato, persino l'autobus su cui mi trovo momentaneamente. Guardo scorrere velocemente le case, gli alberi, i quartieri; riesco addirittura a notare Sam, il gattino di Mr.Courtney. L'autobus svolta a sinistra e si ferma precisamente sulla 16esima Avenue, la mia 16esima Avenue.
"Tua madre sarà entusiasta del tuo ritorno, almeno lei" dice l'autista scorbutico dalla nascita;rido al ricordo di ciò che dicevamo su di lui ogni volta che io e quelli che una volta erano miei amici scendavamo da quest'autobus. Mi fermo un attimo ad osservare attentamente, dopo quella che mi sembra una vita, il quartiere dove sono nata e cresciuta. Non è cambiato molto, e scommetto che nemmeno la mentalità delle persone che ci vivono é cambiata;per questo ho deciso di non avvertire mamma del mio ritorno, le sarebbe poi sfuggito con le vicine, e quest'ultime avrebbero fatto in modo che le loro figlie non m'incontrassero temendo che avrei potuto "contagiarle" con le mie idee rivoluzionarie. Mi avvio verso la mia casa guardando a destra e a sinistra ogni balcone, sperando ,in fondo,di poter rivedere le mie amiche, ammesso che abitino ancora con le loro famiglie;nessuno! Passo vicino la terza casa sul lato sinistro e sento quel profumo invitante di biscotti appena sfornati, e comincio a pensare che davvero non é cambiato nulla. Mrs. Emmet ha sempre amato cucinare, e ormai ha una certa età, eppure l'odore che proviene da casa sua è molto invitante...se solo vedesse quanto sono cresciuta! Arrivo finalmente davanti casa mia, sto per bussare, mi fermo un attimo, inspiro profondamente, ho fatto la cosa giusta? Sì, non potevo fare altro, considerando in quale stato sono ridotta. Sento, dalla piccola finestra, i commenti di mio padre su una partita. Sono pronta, devo bussare! Busso. "Arrivo" annuncia mio padre. Oh no, non lui! Gesù, fa che venga mia madre ad aprire;non posso gestire mio padre così, su due piedi, mia mamma é molto più facile da gestire. Respira, andrà tutto bene, sei sua figlia! La porta si apre, oh merda. E niente, vedo lei, così bella da farmi mancare quasi il respiro;i suoi occhi si riempiono in fretta di lacrime, si tappa la bocca nel tentativo di non urlare per la felicità, o almeno così presumo che sia, mi abbraccia, e davvero non avrei potuto immaginare un bentornata migliore di questo. La mia mamma, la mia anima, è corsa ad aprire probabilmente perché papà non voleva distrarsi dalla partita, e adesso mi abbraccia come se non volesse più lasciarmi andare, come se già sapesse che sono tornata per restare. Mi guarda, non dice una parola, piange, mi accarezza il viso e finalmente le sento dire "tesoro mio, non mi sembra vero. Ma cos'hai fatto?sei così magra. Entra, ti preparo una zuppa calda". Entro e poso i bagagli all'ingresso "preferisco un caffè". Parlo piano, non so se ho voglia di farmi sentire da papà, la mamma mi porta in salotto tenendomi per mano, e adesso so che sono pronta a tutto, anche alla probabile accoglienza fredda di papà.
Papà si gira, mi fissa, riporta lo sguardo alla partita, gli luccicano gli occhi, ma non si muove. Mamma mi porta in cucina, lei sì che è il mio porto sicuro.
Mi accomodo in una delle sedie di legno della nostra cucina; "nostra"...non più mia da tantissimo tempo. Bevo un sorso di caffè. "Non preoccuparti, ci parlerò io" , mi assicura la mamma. "No mamma, lascia che sia io a parlargli, magari non oggi, o non subito"; mi guarda con aria comprensiva e si versa anche lei una tazza di caffè. "Ma guardati! Da quando prendi il caffè? Ti sei sempre lamentata dell' effetto che la caffeina ha su di te" ride. "Lo sai, mamma" dico con un sorriso amaro, tentando di nascondere le lacrime. "Perché non vai un po su a riposare? " propone lei. "Sì, è proprio una buona idea, ma prima vado a fare una doccia". La caffeina mi rendeva iperattiva, ma adesso nemmeno lei può darmi quell'energia di cui ho bisogno;continuo a vivere la mia vita con una calma che a volte mi fa paura. Finisco di fare la doccia, entro nella mia vecchia camera; domani dovrò togliere tutte queste fotografie dalle pareti, oggi sono troppo esausta. Mi sdraio, chiudo gli occhi, sono sicura che dormire quì, a casa mia, sarà diverso. Chiudo gli occhi, il mio subconscio si fa spazio lottando contro la.mia voglia di rimanere lucida, seppur dormendo, ma alla fine prende il sopravvento e tutto ritorna a galla. Tutto.
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·Ritorno senza più andata·
General FictionJess Polino ritorna all sua vita normale dopo aver trascorso un periodo di tempo lontano. Riuscirà a schiacciare il peso dei ricordi e a conquistare nuovamente la fiducia delle persone che più ama al mondo? Mi chiamo Federica, amo scrivere e spero...