Lunedì 10 luglio, ore 17:00.
Sistemo la mia roba nei cassetti e nell' armadio. Adoro questa cassettiera in ciliegio che mi è stata regalata dalla mia nonna materna per il mio decimo compleanno. Mi manca, lei, e forse potrei andare a trovarla al cimitero prima della chiusura serale. Stacco dalla parete le vecchie fotografie, ma mi prendo qualche minuto per osservarne una in particolare: ci siamo io, Annette e James, i miei amici d'infanzia. È trascorso così tanto tempo che ormai il loro ricordo è piacevole, e non doloroso come lo era all'inizio. Prendo un paio di shorts dalla valigia, l'unico che io possieda dato che laggiù era davvero impossibile indossarne più di un paio ogni tanto. Mi blocco, le lacrime arrivano subito, "respira"; ultimamente devo ricordarmi spesso di fare ciò che alla gente normale riesce spontaneamente:inspirare ed espirare. Sul piccolo foglio di carta c'é scritto:" sei così sexy". Rido al ricordo di Erik che cercava sempre un modo per farmi acquistare sicurezza, nonostante sapesse che non ami molto le mie cosce e i miei glutei. E continuo a non amarli. Questo sì che è un ricordo che brucia da morire, eccome se lo è! Non si tratta di un fidanzatino in piena fase ormonale che ti lascia perché ha addocchiato un'altra ragazza con due taglie in più;si tratta di aver vissuto profondamente ogni singolo istante di ciò che hai fatto e di aver dovuto abbandonare perché sei troppo stanca e non hai più le forze. "Basta lacrime", dice il mio orgoglio. Mi siedo un momento sul letto, poi vado a sciacquarmi il viso. Scendo giù a prepararmi un caffè. Vedo papà in giardino, "devi andare a parlargli, in fondo sei sua figlia e non può non amarti. Capirà" dice questa volta il mio cuore. Se voglio perdonare me stessa, devo almeno fare in modo che l'uomo più importante della mia vita mi perdoni. Corro in giardino; lui sente i passi, smette di.annaffiare le sue amate aiuole e mi guarda. "Papà dobbiamo parlare, io ho bisogno di parlarti" dico mentre il cuore mi batte mille all'ora. "Sto annaffiando le.mie piantine Jessy, lasciami in pace", risponde in tono calmo, troppo calmo. "No, mi devi ascoltare" se lui è testardo, io lo sono il doppio. "Ti sei già scusata, io ti ho dato uno schiaffo. Siamo pari, no?" Pari? Cos'è? Un gioco? "Io voglio che tu mi guardi e mi dici che mi hai perdonata" dico cercando di nascondere la voce che trema. Cazzo. "Perdonarti? Te ne sei andata, nessuna notizia, niente di niente! Tua mamma pensavi fossi morta. Te ne sei andata proprio mentre lei..." lascia incompleta la frase, lascia perdere tutto ciò che stava facendo e ritorna in casa. Mi guardo intorno, il vento mi scompiglia i capelli legati in una coda alta. Come si fa a ritornare a quello stato di calma che tanto desideravo ritrovare tornando qui? Guardo in alto, "confido ancora in te" dico, sapendo che almeno lui da lassù mi ascolta. Casa mia doveva essere la quiete dopo tutta la tempesta, ma a quanto pare dovrà passare del tempo prima che riesca a trovare un po di pace. "Un passo alla volta". Mi siedo sull' erbetta del giardino, chiudo gli occhi e mi godo il silenzio. Ce la farò anche questa volta...
Il martedì, alle 17 , mi reco dal dottor Brown. Mamma è felice che io mi faccia visitare. Mi siedo nella sala d'attesa e aspetto...la segretaria dice che c'è un distributore dove posso prendere qualcosa aspettando che Mr. Brown si liberi;ma le mie gambe non si muovono, non ho forze perché so già cosa mi aspetta in quella stanza. Non sono sicura che rivivere i ricordi mi faccia bene, ma Kate dice che bisogna tirar fuori ciò che ci divora l'anima. "Eccome se hai qualcosa che te la divora, mia cara" , sussurra il mio inconscio. Quanto ci mette? Voglio andare via. Dov'è la mia mamma? Oh, povera me. Attendo ancora mezz'ora, poi la porta si apre e la segretaria annuncia che posso accomodarmi.
"Mrs. Polino?" Chiede lo psicologo sorridendo e porgendomi la mano. "Sì".
"Si accomodi sul lettino" mi invita con un sorriso. "Allora, iniziamo. Chiuda gli occhi, si rilassi. Utilizzerò il metodo del transfert"
"Ah, Freud? "
"Sì. La porterò in uno stato simile al sonno, e lei mi dirà tutto ciò che le passa per la testa"
"Sì, so come funziona", rispondo sinceramente. Chiudo gli occhi, da cosa inizio? Il mio subconscio farà tutto da solo...
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·Ritorno senza più andata·
Ficción GeneralJess Polino ritorna all sua vita normale dopo aver trascorso un periodo di tempo lontano. Riuscirà a schiacciare il peso dei ricordi e a conquistare nuovamente la fiducia delle persone che più ama al mondo? Mi chiamo Federica, amo scrivere e spero...