Mi sveglio sudata. Katy ha ragione, devo vedere qualche specialista o davvero finirò per stare ancora più male. Sono le 07:13 del mattino, dormo da circa 10 ore, 2 ore in più rispetto a quanto una persona dovrebbe normalmente dormire per affrontare la giornata in modo mediocre e, comunque, più di quanto abbia dormito in questo periodo di tempo lontano da casa. Devo comunque uscire, inizio a sentirmi in trappola in questa casa. La giornata è fresca, è estate,ma il sole non è ancora forte e forse non lo sarà per il resto della giornata. Il tempo è sempre strano da queste parti, un po come la gente che vi appartiene; indosso una semplice tuta, non faccio colazione, prendo solamente le auricolari e il mio cellulare e, silenziosamente, esco da casa per fare una corsetta. Corro sempre più forte, sono già sudata, il caldo si fa più forte, sono già mentalmente in una dimensione diversa da questa, dove ho dormito solo tre ore e mi chiamano urgentemente perché qualcuno è stato punto da un insetto insolito;stupida acqua sporca. Metto in fretta il camice, corro nella tenda medica, lo vedo lì sdraiato con mezzo piede gonfio, preparo in fretta una siringa. Sudo ancora di più, ritorno al presente e mi fermo vicino ad un albero; ho il fiatone e mi gira la testa. Ho fatto male a non prendere qualcosa per colazione, ma a quanto pare ultimamente mi piace sfidare i miei limiti. E sì, devo decisamente vedere uno specialista. Torno a casa, faccio colazione, mamma dorme ancora, papà é uscito. Mentre il latte si riscalda cerco tra la mia roba, ancora in disordine, quel bigliettino che proprio Kate mi aveva lasciato con il numero del suo psicologo. Lo trovo e lo attacco al frigo; mi chiedo se chiamare sia la scelta gi
usta...in realtà è il mio orgoglio che se lo chiede. L'idea che io stia attraversando un periodo che non riesco a superare con le mie sole forza é difficile da accettare. Bevo la mia colazione e mi prendo del tempo per riflettere;non posso continuare così per molto. Prendo il foglio di stick notes che avevo appiccicato al frigo, prendo il telefono, chiamo.
"Ufficio del dottor Brown, con chi parlo?", chiede una donna. "Mi chiamo Jess Polino, vorrei fissare un appuntamento". La donna mi comunica che martedì alle 17 posso recarmi allo studio, mi augura gentilmente una buona giornata;stronza, come pensi che una persona che chiama al tuo stupidissimo ufficio e che soffre di un disturbo possa trascorrere una buona giornata?
Mio padre rientra. Devi parlargli Jess;mi dico che devo aspettare il momento giusto, ma non esiste un momento giusto o un momento sbagliato, esiste solo la mia fottuta paura di affrontare l'uomo che più ho deluso al mondo. "Mi dispiace" dico soltanto mentre lui addenta una mela; mi guarda e si avvicina, mi da uno schiaffo forte, che fa più male al cuore che alla guancia ed esce dalla cucina senza dire una parola. Sarà difficile, ma deve accettarmi e rispettare le scelte che ho fatto, scelte che ormai appartengono solo al passato. Ma io le rispetto ancora? Sì, ho lasciato l'anima in quel posto, non l'avrò più indietro ma rifarei tutto...forse!
STAI LEGGENDO
·Ritorno senza più andata·
Fiction généraleJess Polino ritorna all sua vita normale dopo aver trascorso un periodo di tempo lontano. Riuscirà a schiacciare il peso dei ricordi e a conquistare nuovamente la fiducia delle persone che più ama al mondo? Mi chiamo Federica, amo scrivere e spero...