Wilhelm Reich

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L'allievo di Freud che maggiormente ha approfondito i punti di contatto tra la psicoanalisi ed il marxismo è stato Wilhelm Reich

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L'allievo di Freud che maggiormente ha approfondito i punti di contatto tra la psicoanalisi ed il marxismo è stato Wilhelm Reich. Non solo. Reich è stato anche colui che ha inteso valorizzare e sviluppare le teorie freudiane sulla sessualità, quelle teorie che fin dall'inizio sono state motivo di imbarazzo ed oggetto di critiche da parte degli stessi collaboratori ed allievidi Freud, oltre a suscitargli il disprezzo e la calunnia dei critici. Questa circostanza non è estranea alle vicissitudini di Reich, che è la figura più tragica della storia della psicoanalisi. Se Freud univa alla spregiudicatezza della sua analisi della sessualità umana una concezione tutto sommato tradizionale e conservatrice della morale sessuale – sì che le accuse di depravazione si scontravano con una condotta sessuale irreprensibile anche secondo i rigidi canoni dell'epoca – Reich si fece invece promotore di un movimento di liberazione sessuale, destinato a suscitare una opposizione che andrà ben al di là della calunnia, e che susciterà la presa di distanza dello stesso Freud.

Reich rigetta due concezioni fondamentali del pensiero di Freud: quella dell'istinto di morte e quella del principio di realtà. La prima concezione postula l'esistenza nell'uomo di un istinto che lo spinge alla distruzione, alla violenza ed alla morte. Per Reich, si tratta di una concezione metafisica, che conduce la psicoanalisi verso una deriva idealistica. L'aggressività è un fatto umano inevitabile, ma essa va intesa materialisticamente come una conseguenza del mancato soddisfacimento delle pulsioni sessuali. Per Reich, questo mancato soddisfacimento si ripercuote sul sistema motorio e muscolare, trovando sfogo sotto forma di azioni distruttive, quando non genera angoscia e nevrosi. Esiste un legame tra il sadismo e la frustrazione sessuale. Una società che rimuove e reprime la sessualità è per Reich inevitabilmente condannata alla violenza, oltre che alla nevrosi. Questa è esattamente la situazione della società occidentale, caratterizzata dal matrimonio monogamico e da una diffusa repressione sessuale. A differenza di altre culture, nelle quali l'atto sessuale viene vissuto senza sensi di colpa, nella nostra v'è per Reich una diffusa incapacità di abbandonarsi completamente al piacere sessuale, che genera una forma di impotenza che definisce orgastica: l'atto sessuale viene regolarmente consumato, ma senza la capacità di sperimentarne tutta la ricchezza emozionale, vivendolo come una esperienza meramente meccanica. Quanto al principio di realtà, Reich osserva che esso richiede l'adattamento non ad una realtà astratta, ma alla realtà storico-economica di cui facciamo parte. In base al principio di realtà, possiamo soddisfare solo i bisogni e gli istinti socialmente accettabili. Ma chi decide quali sono questi bisogni? La classe borghese, coloro che hanno in mano le redini della società. Il principio di realtà ha pertanto un carattere ideologico e conservatore, giustifica lo stato attuale della società considerando una necessità psicologica la sottomissione agli imperativi ed ai divieti sociali imposti dalla classe borghese. La psicoanalisi che incontra il marxismo deve invece, per Reich, cercare una nuova realtà, nella quale le pesanti limitazioni poste all'individuo dalla società capitalistica siano superate; lo stesso matrimonio monogamico con la sua morale sessuale restrittiva dovrà essere ripensato, come tutte le strutture borghesi. Ha torto dunque Freud a credere che la società comporti necessariamente la repressione degli istinti. Questa è per Reich la caretteristica della società capitalistica occidentale. Altre culture – Reich cita gli abitanti delle isole Trobriand studiati da Malinowski – vivono in modo più libero e più felice. Da queste culture, considerate elementari e « primitive », bisogna invece apprendere la via per liberare gli istinti realizzando una società meno violenta e infelice.
Wilhelm ReichIn quella che è probabilmente la sua opera migliore, Psicologia di massa del fascismo (1933), Reich si chiede come mai le masse operaie tedesche, che si erano notevolmente impoverite nella crisi del '29-'32, e che avrebbero dovuto dunque ribellarsi al sistema socio-economico, abbiano invece appoggiamo e favorito l'ascesa del fascismo, vale a dire di una ideologia conservatrice e reazionaria. Reich risponde distinguendo la struttura psicologica di un individuo dalla sua posizione sociale. In base alla loro posizione sociale, gli operai avrebbero dovuto senz'altro essere dei rivoluzionari; ma la loro struttura psicologica, il loro modo di pensare, il loro carattere, era stato modellato da una società autoritaria. La società modella degli individui docili ed obbedienti, anche contro i loro stessi interessi economici. Per farlo, utilizza la repressione sessuale, che trova qui la sua ragione più profonda. Reprimendo la sessualità fin dalla prima infanzia, si rende l'individuo obbediente e timoroso, gli si toglie la curiosità che è alla base del pensiero critico e gli si instilla un senso di colpa che frenerà ogni suo tentativo di ribellione. Per Reich il fascismo è « la ribellione di una società malata mortalmente sia sul piano sessuale che economico contro le dolorose ma decise tendenze del pensiero rivoluzionario verso la libertà sessuale ed economica, una libertà al solo pensiero della quale l'uomo reazionario viene assalito da una paura mortale ».
Queste idee valsero a Reich un isolamento presso che totale: esse erano particolarmente imbarazzanti, in un momento in cui i dirigenti del movimento psicoanalitico cercavano di mostrare « al fascismo e alle forze reazionarie la propria 'buona volontà di collaborazione'». Qualche tempo dopo fu espulso anche dal Partito Comunista, cui le sue idee sulla sessualità sembravano controrivoluzionarie. Con l'ascesa al potere di Hitler, a Reich non rimase che riparare all'estero, prima in diversi paesi europei e poi in America. Comincia così una seconda fase, molto controversa, del pensiero di Reich, nella quale la ricerca psicoanalitica si amplia in una teoria generale riguardante il funzionamento della vita. Studiando la sessualità, Reich aveva concluso che i problemi psichici sono conseguenza di uno sfogo imperfetto dell'energia sessuale. Una funzione sessuale regolare, fondamentale per la salute generale, segue una dinamica di tensione-carica-scarica-distensione. Ma questa dinamica per Reich non è caratteristica solo dell'orgasmo, è la legge che regola tutti i fenomeni e processi vitali, dalla divisione delle cellule al funzionamento degli organi. Esiste per Reich una energia particolare, che chiama orgone, che si trova tanto nell'uomo quanto nell'universo, che presiede alla formazione della vita, delle galassie, degli uragani eccetera, e la cui corretta circolazione nell'organismo è condizione essenziale per mantenersi in salute. Reich si avvicina, con questa teoria, ad alcune concezioni proprie della cultura orientale – il chi ed il prana – , ma si muove ai margini della scienza ufficiale, suscitando ben presto il sospetto delle autorità, che giungeranno ad imprigionarlo. E in carcere, nel 1957, Reich terminerà la propria esistenza di geniale eretico della psicoanalisi.

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