Lo sbarco

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Quando gli alleati sbarcati in Sicilia iniziarono a liberare la penisola dallo spettro del nazifascismo, vennero accolti con un misto di felicità e un fervore quasi messianico.

Tuttavia non mancavano gli sguardi sospetti dato che tra le fila dei soldati americani si contavano molti ragazzi di origini africane, discendenti di quegli schiavi che per anni avevano contribuito a rendere grande la terra dello zio Sam e che ora si erano arruolati per liberare la vecchia Europa dal Male del secolo.
Dopo i primi imbarazzi tuttavia i contadini siciliani capirono subito che di loro ci si poteva fidare e che anzi questa volta, gli eroi sarebbero stati proprio loro. Che bizzarri individui!

Risalendo l'Italia le truppe americane ebbero più di qualche perdita ma, grazie ai loro equipaggiamenti, fu quasi un gioco da ragazzi scacciare gli uomini al soldo del Duce.

***

Il soldato americano che si aggirava per il campo di battaglia aveva il compito di fare la conta dei morti.
Tutto intorno era morte e desolazione. Tutto questo dolore un giorno ti sarà utile, pensò immaginandlsi di rivolgersi a un'Italia martoriata dalla guerra e dalla fame. Ne era sicuro perché così fu anche per il suo Paese, tuttavia in cuor suo qualcosa gli diceva che erano solo frasi fatte prodotte dalla sua mente che rifiutava categoricamente che tutto quel macello potesse avere un senso.

Nel frattempo la speranza di trovare qualche ferito coperto dai cadaveri con il sangue e le budella ormai macabro banchetto per gli uccelli spazzini si faceva sempre più vana.
Paul stava per lasciare il campo affranto per quelle vite spezzate amaramente così anzitempo quando da un mucchio defilato di cadaveri mutilati giungeva un timido lamento, un suono spezzato da un rantolo di sangue nella gola di un uomo che lottava con le ultime forze che aveva in corpo per attirare l'attenzione di quell'angelo salvatore, la sua unica speranza di ritornare alla vita anche se ancora non sapeva se tutto quello era vero o se si trattava dell'ultimo sogno prima di giungere al riposo sempiterno, un po' come l'ultimo desiderio che nei paesi "moderni" si è soliti concedere al condannato alla pena capitale.

Paul cominciòa scavare con le mani nude tra i cadaveri e quando anche l'ultima interiora venne spostata si trovò davanti ad un fantasma, un uomo che della specie umana conservava appena le forme, tanto la sua pelle era ormai larte di quella terra che per molti altri ragazzi sarebbe stata l'ultima culla.
L'uomo era ferito, le gambe non lo reggevano e presto perse conoscenza. A Paul non rimase che sollevarlo con tutta la forza che aveva in corpo e caricarselo sulle sue spalle nel vano tentativo di arrivare il più in fretta possibile alla tenda del comandante dove si era già proceduto ad allestire un improvvisato ospedale da campo che ormai non era nient'altro che un obitorio per i tanti cadaveri che li avevano trovato una sistemazione provvisoria in attesa che le mostrine dessero un nome e un giusto riconoscimento a quei giovani corpi di soldati italiani che avevano trovato la morte in quel triste pomeriggio.

Quindi quando Paul giunse al campo con quella roba informe sulle spalle spiegando che si trattava di un uomo e che forse era vivo, quasi non gli credettero ma comunque coricarono quell'ammasso di sangue e terra dalla forma vagamente umana su una lettiga di fortuna e Jim, che si diceva avesse qualche nozione di medicina generale, si apprestò per sentire se c'era il polso e se l'uomo respirava.

Fortunatamente l'aspetto era peggiore di quanto le sue reali condizioni lasciassero sperare e così lo lasciarono su quella barella in un angolo nell'attesa che si svegliasse.

L'uomo si chiamava Antonio Colbelli, soldato semplice. E Paul lo vegliava.

***

Quando Antonio aprì gli occhi una luce accecante gli stava davanti, proprio sopra di sé e non sentiva più dolore. Per un attimo pensò di essere arrivato in una sorta di paradiso ma poi un odore di carne andata a male gli toglieva il fiato: si alzò sui gomiti e si accorse che quella doveva essere una specie di obitorio allestito alla bell'e meglio, tutto intorno cadaveri e una puzza soffocante.

Cercando di spostare da sopra di sé quella lampada a gasolio che avrebbe rischiato di accecarlo, si sporse troppo dalla lettinga e scivolò per terra dato che le gambe non lo reggevano. Fu in quel momento che il vociare confuso che pensava di avere solamente dentro la sua testa si fece più intenso. Non era italiano ma non era neppure tedesco, dov'era capitato?

I soldati americani avevano avuto qualche ora di permesso in attesa che dai piani superiori giungesse qualche ordine sul da farsi. Alcuni, tra cui Paul, stavano facendo una partitella a carte quando dalla tenda vicina udirono un rumore sordo e corsero a vedere cos'era successo.

L'uomo che era ferito e che Paul aveva raccolto nel campo di battaglia ora giaceva a terra dolorante e con un'espressione terrorizzata sul volto, volto che già di per sé avrebbe a sua volta terrorizzato una persona di buon senso in condizioni "normali". Antonio menava le mani convulsamente davanti a sé e blaterava qualcosa che nessuno dei presenti riusciva a capire

Quando si ritrovò a terra da un posto poco distante Antonio sentì sopraggiungere dei passi pesanti, due o tre uomini gli si pararono davanti parlando frettolosamente in una lingua che lui non aveva mai sentito e gli dissero qualcosa che non capiva. Quasi sicuramente erano soldati ma quello che non riusciva a spiegarsi era la presenza di un uomo enorme nero e dall'aspetto minaccioso che gli altri sembravano tenere in considerazione come loro pari. Che gente era mai quella?

L' omone nero e un altro più magro lo sollevarono di peso da terra e lo portarono fuori da quella tenda che puzzava di carne putrida e morte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 13, 2016 ⏰

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La Guerra È Bella (working title)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora