3. Girl of glass

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Ero stata rispedita in camera mia e Brendon non si era fatto vedere per tre giorni. I tre giorni più brutti e lunghi della mia vita. Oltre agli stabilizzatori dell'umore e agli ansiolitici, mi erano stati imposti anche dei tranquillanti. Mi sentivo debole e incapace di fare qualunque cosa, persino tenermi in piedi. Nemmeno dormire mi riusciva facile a causa degli incubi che mi perseguitavano.
Quando Brendon aprì la porta, ero talmente assorta nei miei pensieri e distante dalla realtà che non me ne accorsi.
Si sedette sul mio letto e mi osservò a lungo, studiando il mio sguardo inespressivo, fisso nel vuoto. Accarezzò delicatamente il mio braccio, facendomi lentamente girare verso di lui. Ero felice di vederlo, così sorrisi leggermente e lui, ovviamente, fece lo stesso.
- Scusami Brendon, non avrei voluto reagire in quel modo ma... Non sono riuscita a controllarmi. Parlare di James, degli amici che non ho mai avuto, mi ha mandata in tilt. Scusami ancora, se non vorrai continuare a vedermi e sei venuto per dirmelo lo capisco.-
Brendon spalancò gli occhi, iniziando a parlare con un tono di voce più dolce e comprensivo del solito.
- Non pensarlo nemmeno, Jess! Non ti lascerei mai da sola, poi chi si occuperebbe di te? Non voglio che tu rimanga confinata in questa stanza fino alla fine dei tuoi giorni.
Tutto quello che ti ho detto l'ultima volta che ci siamo visti era solo un piccolo test, non preoccuparti, non ti abbandonerò facilmente. E, se può farti sentire meglio, accetto le tue scuse.-
Improvvisamente mi sentii viva, come se l'energia che mi era stata risucchiata nei giorni precedenti si fosse liberata tutta nello stesso momento. La semplicità e la sincerità con il quale mi aveva parlato e mi aveva perdonata dopo la stronzata che avevo fatto, aveva svegliato qualcosa in me, qualcosa che era stata assente nella mia vita fino a quel momento.

Brendon mi aiutò ad alzarmi e a prepararmi, dopodiché uscimmo fuori in giardino. Per la prima volta, gli chiesi di lui. Ero curiosissima, in più era la prima volta che il mio orgoglio si era fatto da parte lasciandomi esprimere davvero.
Brendon ha 30 anni, lavora in questo ospedale solo da un anno e ha una villetta qui a Los Angeles che ha ereditato dai suoi nonni. Ama la musica, canta divinamente e suona innumerevoli strumenti, in più ha dei tatuaggi che non avevo mai avuto l'occasione di notare a causa dei vestiti.
Più raccontava di se stesso, più mi rendevo conto di quanto fosse una persona fantastica. Non mi sarei mai aspettata che un dottore potesse essere così aperto con un suo paziente, ma lui era diverso. Sembrava davvero mostrarmi un briciolo di fiducia e per la prima volta non ne stavo dubitando.
Penso che in quelle due ore imparammo più cose l'uno sull'altro che mai. Gli avevo davvero detto tutto ciò che mi passava per la testa. Forse erano le medicine a farmi parlare o forse ero diventata pazza seriamente.
Fidarmi così tanto di una persona era nuovo per me e normalmente avrei dato di matto per paura di non poter sostenere la situazione mandando tutto a rotoli, ma mi sentivo diversa in quel momento. Sentivo di potercela fare, sentivo che, dopo tutto, avrei potuto dare una svolta alla mia vita e iniziare davvero a vivere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 03, 2016 ⏰

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