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"No, fermi tutti" – dice Zoe, ancora con la voce increspata di risate – "quindi tu hai capito tutto quello che abbiamo detto?"

Jordan annuisce, con un sorriso quasi imbarazzato sulle labbra. Zoe esplode, letteralmente. Ride così forte che metà backstage, per un secondo, si zittisce e si riesce ad udire in sottofondo solo un brusio confuso e lieve. Non mi sono mai sentita così stupida in vita mia, ma la situazione è talmente ridicola che mi copro il volto con le mani, aumentando ancora le risate dei due che si stanno prendendo gioco di me. Scuoto la testa, sperando di poter scomparire ma essendo ben consapevole che no, non è neanche lontanamente immaginabile.

"Possiamo dimenticarcene ora e iniziare a lavorare?", dico con la voce attutita dalle mani ancora sul viso, sbirciando Jordan da una fessura che creo tra l'indice e il medio del muro che ho creato tra il mio volto e quello dei miei due simpatici compagni. 

"Fidati, te lo ricorderò pure durante il giorno del tuo matrimonio, quando farò il discorso da damigella in onore della sposa, di fronte a tutti", risponde Zoe, dando un cinque ad un Jordan tutto sorrisi. 

"Vi detesto..." - sputo, mentre raddrizzo le spalle e stringo la coda di cavallo, cercando di darmi un tono - "Entrambi."

Nell'aria ci deve esser qualcosa di strano perché quei due non fanno altro che ridere, per ogni singola frase che pronuncio, e la cosa terribile è che resistere ai loro volti allegri è una vera impresa. Così cerco di eliminare il problema alla radice: mi siedo sullo sgabello di legno che c'è di fianco allo specchio di ogni postazione, incrocio le gambe e li fisso seria. Non so cosa della mia espressione autorevole incuta soggezione alla gente, ma nel giro di qualche secondo le loro risate si affievoliscono.

"Non devi andare a lavorare, Zoe?", mi rivolgo a lei con un sorriso tirato, forzato, falso, come fanno le amiche quando si stanno lanciando delle frecciatine. Lei alza le mani ridendo e si sposta nella sua postazione, mentre Jordan apre la sua bellissima bocca per, con ogni probabilità, canzonarmi ancora. Alzo una mano nella sua direzione, fermandolo.

"Tu, per quello che mi riguarda, puoi anche cambiarti da solo", dico, togliendo dalla borsa che avevo con me una rivista di fotografia, aprendola e preparandomi ad una lettura interessante.

Sogghigna, e poi sento una zip che scorre, probabilmente quella della sua giacca, e uno zaino che viene buttato a terra, esattamente di fianco ai miei piedi.

"Ma come, non volevi aiutarmi a spogliarmi?", chiede, con una voce che risulta più divertita che maliziosa. Se Zoe non la smette di ridere nascosta dietro l'appendiabiti che ci divide giuro che non le passerò nessuno dei miei appunti per gli esami di luglio.

Chiudo la rivista e alzo gli occhi su Jordan che, inaspettatamente, si sta togliendo la maglietta. Con tutta sincerità non so cosa mi balza all'occhio prima, se la V che spunta dai suoi jeans neri o il guizzo degli addominali che si muovono mentre sta allungando le braccia sopra la testa. Dopo essersela sfilata ed essersi reso conto del mio sguardo fisso sul suo torace, me la lancia ridendo. Con sua evidente sorpresa la afferro al volo, dimostrando che non sono così distratta dal non accorgermi di quello che sta succedendo, e lui alza un sopracciglio, per complimentarsi.

"Solo perché sei così insistente.", rispondo, alzandomi e provocando in lui una risata spontanea.  

Lo aggiro e, mentre gli permetto di togliersi i pantaloni e di rimanere in mutande senza il mio aiuto, una domanda sorge spontanea.

"Senti, com'è che sai l'Italiano?" chiedo, raccogliendo il paio di pantaloni che dovrà indossare sulla passerella.

"Uh, questa voglio saperla anche io", sento mentre vedo una Zoe leggermente distratta appoggiarsi allo specchio che sta tra le nostre due postazioni, con le braccia incrociate sul petto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 14, 2016 ⏰

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